Il Covid dilaga in Polonia. La Chiesa in azione, una vittima tra i vescovi
Marina Tomarro - Città del Vaticano
L'Irlanda è il primo Paese europeo a ripristinare il lockdown. Il governo chiede di 'restare a casa', anche se le scuole rimarranno aperte. Le nuove misure vanno in vigore per sei settimane da oggi, includono la chiusura di tutte le attività commerciali non essenziali e limitano le attività di bar e ristoranti al solo servizio di asporto. La Spagna, intanto, valuta il coprifuoco sul modello francese dopo aver superato, la prima in Europa, un milione di casi di coronavirus. In Russia si sono registrati 317 decessi per il Covid-19 nelle ultime 24 ore: il massimo dall'inizio dell'epidemia. E per l'Organizzazione mondiale della sanità, l’aumento dei casi in Europa è dovuto ad errori circa la quarantena di chi è entrato in contatto con un contagiato.
La situazione in Italia
Continuano a salire i contagi anche in Italia, oltre 10.000 . E dopo la Lombardia, anche la Campania sceglie di attuare il coprifuoco dalle 23 alle 5. Il Piemonte chiude i centri commerciali sabato e domenica e impone a Torino la stretta sulla movida dalle 21. Il ministro della Salute, Roberto Speranza, invita intanto i cittadini a stare a casa e ad evitare spostamenti inutili, mentre il premier Conte annuncia che le prime dosi di vaccino potrebbero essere "disponibili all'inizio di dicembre". Il governo è al lavoro per un Protocollo sulle linee guida che fissino regole comuni da seguire per le strette anti-contagio decise da ogni singola Regione.
Polonia: contagi in crescita. Morto il vescovo Wojtuś
Grave la situazione in Polonia, che supera la soglia dei 10mila contagi giornalieri. L'ultimo bollettino registra 10.040 nuovi casi positivi al coronavirus, il numero più alto mai registrato dall'inizio della pandemia. Il totale dei contagi sale a più di 200mila. Varsavia ha aperto il suo stadio perche divenisse un grande ospedale Covid e ha raccomandato una serie di misure per contenere il contagio, rendendo obbligatorio l'uso della mascherina in pubblico e riducendo il tetto massimo di persone per le riunioni. Tra le vittime anche un vescovo, il primo a morire di Covid nel Paese. Si tratta di monsignor Bogdan Wojtuś, vescovo ausiliare emerito di Gniezno, deceduto il 21 ottobre all’età di 83 anni in un ospedale a Poznań dove era ricoverato da quattro giorni. Alla famiglia e ai fedeli dell’arcidiocesi è giunto il messaggio di cordoglio del presidente della Conferenza episcopale polacca (Cep), anch’egli positivo al Covid-19. “Ha dedicato tutta la sua vita al servizio di Cristo come sacerdote, studente dell’Università Cattolica di Lublino, vicario, impiegato della Curia di Gniezno, docente e rettore del Seminario maggiore e dell’Istituto teologico a Gniezno, poi dell’Istituto di cultura cristiana a Bydgoszcz, e infine come vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di Gniezno”, ricorda il presule nel messaggio.
Nessuno è lasciato solo
Di fronte a questa situazione anche la Chiesa polacca si è mobilitata, come spiega ai nostri microfoni don Pawel Rytel Andrianik, responsabile della comunicazione esterna della Conferenza episcopale della Polonia:
R. - In Polonia la situazione è molto difficile, il Paese è praticamente diviso in due zone. Da una parte c’è la zona rossa dove ci sono molte restrizioni sanitarie rigorose, e dall’altra si trova la zona gialla, dove le regole sono meno restrittive. Ad esempio, nella zona rossa nelle chiese è ammessa una persona ogni sette metri quadrati, mentre nella zona gialla, ogni quattro metri quadrati. Le chiese non sono chiuse, ma si è dispensati dall’andare a Messa la domenica e negli altri giorni festivi. Tra i contagiati ci sono molti sacerdoti e suore, in particolare quelle che operano con le persone anziane e con i malati. E’ positivo anche il nostro presidente della Conferenza episcopale, e altri vescovi. Ieri è deceduto un presule contagiato dal Covid. Fin dall’inizio della pandemia, la Chiesa ricorda ai fedeli di seguire tutte le indicazioni sanitarie, come manifestazione dell’amore verso il prossimo.
In che modo come Chiesa cercate di portare aiuto in questo momento così drammatico?
R - Nelle nostre quarantaquattro diocesi polacche, ci sono oltre 100 mila volontari impegnati in questo momento. Preparano pasti caldi per gli anziani e per le persone in quarantena, raccolgono generi alimentari, materiale ospedaliero, organizzano magazzini virtuali, aiutano i bambini nel fare lezioni e si occupano di dare sostegno spirituale e psicologico a chi vive da solo questi momenti. Inoltre ci sono oltre 3 mila suore che aiutano nella lotta alla pandemia nel Paese, in particolare nelle postazioni mediche e nei Centri di Aiuto Sociale. Certo vediamo anche tanta gente spaventata da questa situazione, ma dall’altra parte c’è uno spirito di solidarietà e di aiuto reciproco davvero molto forte.
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