La Chiesa olandese: non depenalizzare anche l’eutanasia a bimbi da 1 a 12 anni
Lisa Zengarini e Andrea De Angelis – Città del Vaticano
È polemica nei Paesi Bassi per il recente via libera del governo all’estensione della depenalizzazione dell’eutanasia ai bambini da 1 a 12 anni che sono malati terminali. Finora in Olanda, primo Paese nel mondo ad avere legalizzato l’eutanasia, la sua pratica non era penalmente perseguibile per i neonati con patologie terminali su richiesta del padre e della madre, per i minori malati di più di 12 anni, con il loro consenso e quello dei genitori, e dai 16 ai 18 anni, anche senza l’assenso di questi ultimi. Ma nulla è prescritto dalla legge per quelli di età compresa tra 1 e 12 anni colpiti da una patologia incurabile e dolorosa e diversi pediatri chiedono che venga fatta chiarezza su questo punto.
Se le cure palliative non bastano, autorizzata l’eutanasia
La risposta è venuta due settimane fa, quando il ministro della Sanità, Hugo de Jonge, ha annunciato al Parlamento l’assenso del governo all’estensione della depenalizzazione a questa fascia di età precisando che le nuove disposizioni non saranno disciplinate da una nuova legge, ma da regolamenti integrativi che entreranno in vigore nei prossimi mesi. A giustificazione della decisione, de Jonge ha citato le conclusioni di uno studio commissionato dall’esecutivo a un gruppo di esperti che, da un lato, raccomanda di migliorare le cure palliative e la conoscenza di queste cure sui minori tra 1 e 12 anni, ma dall’altro afferma che nei pochi casi - stimati in 5-10 all’anno - in cui queste non fossero sufficienti ad alleviare le sofferenze, dovrebbe essere data ai pediatri la possibilità praticare su questi bambini l'eutanasia "senza essere puniti”. In pratica, un medico che agisse per questa “causa di forza maggiore” non sarebbe penalmente perseguibile.
Investire nelle cure palliative
"La soluzione esiste e sono le cure palliative. Da un punto di vista giuridico ci sono gli strumenti in tanti Paesi, ma il problema è l'allocazione delle risorse". Ad affermarlo nell'intervista a Vatican News è la bioeticista Laura Palazzani, ordinario di Filosofia del diritto alla Lumsa. "Noi ci aspettavamo questa notizia, perché vale purtroppo l'argomento del cosiddetto 'pendio scivoloso': una volta depenalizzata l'eutanasia, essa finisce per superare ogni limite". Compreso quello dei minori di dodici anni.
"L'opinione pubblica, la società civile può intervenire con efficacia nel dibattito così come lo sta facendo la Chiesa - prosegue Palazzani - specie sul pensare che un bambino possa autodeterminarsi dinanzi ad una malattia grave". Il problema è dunque economico o antropologico? Secondo la docente della Lumsa "c'è sicuramente un problema di costi delle cure palliative e l'assenza di importanti investimenti, ma - conclude - non dobbiamo dimenticare mai un aspetto fondamentale che riguarda ciascuno di noi: anche chi afferma di voler morire, in realtà sta chiedendo di non soffrire".
La Chiesa: così il cerchio è completo
Contro il provvedimento sono scese in campo diverse forze politiche di ispirazione cristiana. Forte la voce della Chiesa cattolica, la cui posizione è stata espressa dal cardinale Willem Eijk, arcivescovo di Utrecht, in una lettera-appello indirizzata al governo. “Se questa disposizione diventerà una realtà, la vita delle persone potrà essere interrotta dai medici dal concepimento a qualsiasi età, a determinate condizioni senza che siano punibili. Quindi il cerchio è completo”, si legge nella missiva, in cui si osserva come nel dibattito sull’eutanasia in Olanda, i criteri siano diventati sempre più ampi: “All'inizio degli anni '80 era considerata accettabile nella fase terminale di una malattia fisica. Successivamente, anche prima della fase terminale. Negli anni '90 è stata applicata anche ai disturbi psichiatrici e alla demenza. Dall'inizio di questo secolo in poi, è stato applicato ai neonati disabili. E presto anche lo sarà anche ai bambini da 1 a 12 anni”.
Il valore fondamentale della vita umana
“Tuttavia - sottolinea il cardinale Eijk - la vita umana è un valore fondamentale dal concepimento in poi. Il suo valore non può quindi essere controbilanciato da altre considerazioni, come la sofferenza dovuta a una malattia o a una disabilità, nemmeno per i bambini”. Ne deriva che “la fine della vita non è un mezzo moralmente lecito per porre fine alla sofferenza”, mentre resta un “obbligo morale” fornire cure palliative rivolte “a tutta la persona del bambino, medica, psicologica e pastorale”, ribadisce l’arcivescovo di Utrecht, citando il recente documento della Congregazione per la Dottrina della Fede “Samaritanus bonus”.
Più ricerca per migliorare le cure palliative
Secondo il cardinale Ejik, inoltre, la bozza in questione solleva il seguente interrogativo: “Dare la possibilità di interrompere attivamente la vita dei bambini non potrebbe forse scoraggiare la ricerca per migliorare le cure palliative, sembrando questa una soluzione più efficace?”. Di qui il pressante appello a non chiudere il cerchio: “Non si faccia l’ultimo passo - conclude la lettera - che renderebbe l’eutanasia applicabile a tutte le età”.
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