L’invocazione dei bambini a Maria perché finisca l’emergenza sanitaria
Marina Tomarro - Città del Vaticano
“Incoraggio questa bella manifestazione che coinvolge i bambini di tutto il mondo, i quali pregheranno specialmente per le situazioni di criticità causate dalla pandemia”. Con queste parole Papa Francesco la scorsa domenica al termine della preghiera mariana dell’Angelus, ha voluto ricordare l’iniziativa promossa dalla Fondazione Pontificia ACS, Aiuto alla Chiesa che soffre “Un milione di Bambini prega il Rosario”, che si svolge oggi coinvolgendo scuole e asili in ogni parte del mondo.
Una campagna ispirata alle parole di Padre Pio
L’iniziativa vuole essere una preghiera corale alla Vergine Maria per l’unità e la pace nel mondo, ma anche per implorare la liberazione dalla crisi sanitaria ed economica causata dalla pandemia. 23 le lingue nelle quali sono stati tradotti i materiali per la campagna di preghiera: tra queste anche l’arabo e diversi idiomi africani. La partecipazione si prevede ampia: sono coinvolte infatti ottanta nazioni di tutti i continenti, dal Ghana alla Siria, alla Papua Nuova Guinea. Una campagna nata nel 2005 a Caracas, in Venezuela, quando alcuni bambini si riunirono a pregare la Vergine Maria di fronte ad un’edicola votiva, e ispirata alle parole di San Pio da Pietrelcina “Quando un milione di bambini pregherà il Rosario il mondo cambierà” . Fin dal 2008 l’iniziativa è stata sostenuta da Acs che a livello mondiale da due anni si fa carico dell’organizzazione dell’intero evento. “Nella crisi attuale - commenta il cardinale Mauro Piacenza, Presidente di ACS Internazionale - il mondo intero è stato, e continua ad essere, esposto ad un virus invisibile che ha portato alla morte centinaia di migliaia di persone, e a devastanti, e al momento imprevedibili, conseguenze socio-economiche. Il nostro mondo non è più lo stesso mondo, e ciò che finora è stato dato per scontato non lo è più”
Un Rosario recitato dai bambini che vivono ai confini del mondo
E tra le tante scuole che prenderanno parte all’evento c’è anche l’istituto scolastico primario “Jesus Good Shepherd”, che si trova a Bereina, nella provincia centrale di Papua Nuova Guinea “Noi siamo proprio nella cattedrale della diocesi - racconta suor Anna che insegna nella scuola - qui i bambini hanno la possibilità di conoscere il loro vescovo e di vedere che è un sacerdote speciale, e hanno capito che quando il Pastore parla, dice sempre qualcosa di importante. Partendo dalla figura del vescovo, siamo riusciti a spiegargli anche chi fosse il Papa. E loro sono stati orgogliosi di sapere che anche nel mezzo della foresta, il Papa ha chiesto di pregare per altri coetanei e hanno capito ancora più l'importanza di questo momento. Credo davvero che, in questo modo, hanno sentito la figura del Papa più vicino a loro e a tutti gli altri piccoli, anche se siamo ai confini della terra”.
C’è un modo per raccontare e spiegare il Rosario i bambini, secondo lei?
R - In Papua Nuova Guinea c’è ancora una forte cultura di tradizione orale, e quindi il Rosario è il modo più bello di pregare insieme, in maniera comunitaria e per parlare con Maria. Siamo in un contesto culturale dove loro a fine giornata ancora si siedono tutti insieme nella “pata pata” cioè la piattaforma del villaggio, dove si raccontano non solo quello che hanno vissuto durante la giornata, ma anche le storie degli antenati. La preghiera orale del Rosario è il modo più bello perché tutta la famiglia, tutto il villaggio e tutto il clan partecipa. È stato bello, in questo periodo, recitare il Rosario missionario, perché ad ogni decina di colore differente, corrispondeva un modo anche di pregare per Paesi diversi, che magari loro non conoscono, e per affidare a Maria come mamma tanti altri bambini, spiegando ai piccoli che la Madonna protegge non solo loro, ma anche tanti altri bimbi che noi non conosciamo, ma che Lei conosce e sa bene di cosa hanno bisogno.
Avete organizzato qualche iniziativa particolare per questa occasione?
R - Abbiamo tagliato una Croce con il compensato e questa Croce molto semplice, dipinta con i colori dei 5 continenti, sta camminando durante questo mese di ottobre di villaggio in villaggio. C’è un gruppo di mamme che ci aiuta in questa iniziativa, e per cui la Croce si sposta ogni pomeriggio alle 5, arriva nella casa prescelta, pregano il Rosario e poi c'è un cartellone con tutto il mondo, su ogni continente c'è una foto. Vicino alla Croce, viene collocata la statua della Madonna, portata anche Lei in processione di casa in casa. E questo per loro è molto importante, perché pregare insieme è un modo per accogliere il Signore e dare una risposta concreta anche alla proposta di Papa Francesco. E diventa anche un modo per la comunità di essere missionaria, perché questa croce essendo itinerante viene portata in quelle case, dove ci sono purtroppo persone malate, a volte anche bambini che non stanno bene. Per noi è bellissimo perché i piccoli dei villaggi quando vedono noi “sisters” andare a pregare il Rosario, si affiancano e quindi ci sono gruppi anche di trenta bambini che insieme a noi entrano in una casa, o in un villaggio dove magari non sarebbero andati differentemente, quindi anche una maniera missionaria di incontrare gli altri, di accogliersi e di pregare insieme.
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