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Una donna carica sulle spalle il proprio bambino - Guinea Bissau (EPA) Una donna carica sulle spalle il proprio bambino - Guinea Bissau (EPA)

Speranza in Guinea Bissau con due progetti missionari

Li hanno avviati i vescovi brasiliani nel piccolo Paese africano. Il primo progetto è attivo nella diocesi di Bissau ed opera nei settori dell’evangelizzazione, della salute e dell’educazione. Il secondo riguarda la diocesi di Bafatá dove, dal 2004, è partito un programma di solidarietà per la formazione dei futuri sacerdoti

Isabella Piro - Città del Vaticano

La solidarietà e la missione non conoscono confini: lo sanno bene i fedeli della Guinea Bissau che da diversi anni ricevono aiuto e sostegno dalla Chiesa cattolica del Brasile. Attraverso la Commissione episcopale per l’Azione missionaria e la cooperazione inter-ecclesiale, infatti, i vescovi brasiliani hanno avviato, nel piccolo Paese africano, due progetti missionari.

Educazione, salute e solidarietà

Il primo è attivo nella diocesi di Bissau: si tratta della “Missione San Paolo VI”, istituita nel 2012 e attiva nei settori dell’evangelizzazione, della salute e dell’educazione. 

In quest’ultimo ambito, in particolare, il 5 ottobre scorso è stato inaugurato un asilo per 90 bambini, suddivisi in tre classi. Il secondo progetto missionario riguarda, invece, la diocesi di Bafatá dove, dal 2004, è partito un programma di solidarietà per la formazione dei futuri sacerdoti. Dal 2019, il progetto ha anche il sostegno della Pontificia Università Cattolica di Rio de Janeiro che offre corsi di master e di dottorato. “Grazie alla Chiesa del Brasile che ci invia i suoi insegnanti, il programma ha un grande successo – spiega il vescovo di Bafatá, monsignor Pedro Carlos Zilli – Si tratta di uno scambio culturale in cui crescono tutti: i docenti, le comunità, le diocesi, le parrocchie, le Chiese dei rispettivi Paesi”.

Motivazione e competenza

Non mancano, però, le difficoltà: i docenti che arrivano dal Brasile, infatti – racconta il vescovo – rimangono in Guinea Bissau per un tempo limitato di circa un mese e mezzo, durante il quale devono offrire un corso intensivo che sia alla pari di quelli semestrali. Tuttavia, i risultati sono ugualmente validi: “La nostra Chiesa è cresciuta nella comprensione dell’importanza che tutti noi battezzati siamo inviati – conclude Monsignor Zilli – E un sacerdote ben formato e ben motivato è una grande benedizione per tutta la comunità ecclesiale e per l’intera popolazione di un Paese”.

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19 ottobre 2020, 09:00