Manifestazioni a Milano, Piazza Duomo Manifestazioni a Milano, Piazza Duomo  

Covid-19. Manifestazioni a Milano, Delpini: prevalga senso di responsabilità

I contagi da coronavirus nel mondo sfiorano i 44 milioni. La Commissione Ue annuncia misure per l'Unione della sanità. Intanto non si placano le manifestazioni anti restrizioni, nonostante il varo del "Decreto ristoro" in Italia. Monsignor Delpini nell'intervista a Vatican News: "La cura della salute non è alternativa alla cura dell'economia, dell'educazione, della vita spirituale"

Antonella Palermo - Città del Vaticano

Negli Stati Uniti si è registrato un nuovo record di oltre 500mila nuovi casi nell’ultima settimana. In India i morti superano quota 120mila. Il virus è arrivato anche al Palazzo di Vetro dell'Onu. In Europa molti Paesi si preparano a varare lockdown più o meno stringenti. La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha definito molto grave la situazione e ha invitato gli Stati membri a collaborare strettamente. "Chiederò una maggiore condivisione di dati con la piattaforma dell'agenzia europea Ecdc", ha dichiarato. Intanto per l'11 novembre è prevista l'adozione di un pacchetto di iniziative da parte della Commissione Ue "per stabilire i primi elementi costitutivi di un'Ue della sanità".

In Italia: proteste diffuse e preoccupazione della Chiesa

In Italia, il presidente dell'Istituto Superiore di Sanità è intervenuto al Senato sottolineando che l’età media dei malati si è abbassata a 40 anni e che è indispensabile individuare gli asintomatici. I sindaci di Napoli e Milano hanno scritto al Ministro della salute chiedendo chiarimenti in merito ad un eventuale confinamento nelle due città. Riguardo alle manifestazioni anti restrizioni che proseguono in varie Regioni, nonostante il varo del 'Decreto ristoro', "lo Stato non tollererà comportamenti violenti", ha precisato il ministro dell'Economia Gualtieri, ribadendo il monito del Viminale. Intanto la pandemia ha portato nuova povertà o ha peggiorato la situazione di chi già era in difficoltà: sono 9mila gli impoveriti da Covid che si sono rivolti ai centri di ascolto della Caritas Ambrosiana durante i mesi del confinamento. Sulle proteste di piazza nel capoluogo lombardo, l’arcivescovo Mario Delpini esprime le sue preoccupazioni:

Ascolta l'intervista all'Arcivescovo Mario Delpini

R. - Stiamo vivendo non solo una emergenza sanitaria ma una emergenza spirituale. Secondo me noi cristiani dovremmo reagire a questa situazione con un percorso spirituale piuttosto che contribuire a generare allarmi o malcontento. Dovremmo imparare a pregare, a pensare, a sperare, a prenderci cura degli altri.

Quanto la preoccupano le tensioni che esplodono nelle piazze e che in taluni casi, come a Milano, sono degenerati in atti vandalici?

R. - Mi preoccupano alcune espressioni, però non so valutarne la diffusione e la gravità, perché anche una piccola manifestazione può fare grandi danni a motivo delle intenzioni aggressive di chi vi partecipa. La notizia ingigantisce i fatti e non permette di comprenderli. Mi preoccupa che ci siano manifestazioni violente, tuttavia mi piacerebbe misurarne le dimensioni. Sono allora più preoccupato della mancanza di fiducia, della sospensione della vita, invece che del dire: 'in questa situazione possiamo fare questo e ci mettiamo a farlo con tutto l’impegno di cui siamo capaci'. Noi lombardi dovremmo privilegiare questo aspetto di assunzione di responsabilità piuttosto che di diffusione di pratiche scomposte della protesta, che naturalmente è legittima.

Il malcontento che si manifesta in questi giorni è l'acutizzazione di una crisi sociale antica e stratificata. E' d'accordo? 

R. - Indubbiamente il tema di una iniquità scandalosa tra chi sta bene e chi sta male è una cosa antica o comunque è un dramma cronico presente in modi clamorosi a livello planetario e anche in modi preoccupanti a livello cittadino. Che questo diventi una crisi economica generalizzata o che diventi una possibilità di rinascita non saprei prevederlo. So che nella città dove abito io ci sono le risorse per far fronte.

Come ha accolto l’Enciclica Fratelli tutti e come ritiene possa indirizzare i nostri comportamenti nel momento storico che stiamo attraversando?

R. - L’Enciclica interviene con riflessioni a diversi livelli e invoca anche una politica internazionale, una autorità mondiale per una fraternità praticata. Sotto questo profilo, noi non possiamo che intervenire se non con la preghiera e con la speranza. C’è un livello, quello legato a ciò che la parabola del Buon Samaritano raccomanda, da cui si deduce che non si può immaginare che le cose si risolvano semplicemente con un cambio istituzionale ma con una pratica ordinaria della prossimità. E questo mi pare che è ciò che dobbiamo fare e incrementare, per creare questa mentalità: che si può vivere sulla terra solo se siamo fratelli tutti. L’impostazione conflittuale o individualistica, o del privilegio della tribù rende impraticabile la vita sul pianeta.

Cosa auspica per la popolazione lombarda, così dolorosamente provata dalla pandemia?

R. - La mia proposta, la mia insistenza è per un procedere insieme. Le soluzioni non si possono scrivere a tavolino. Abbiamo bisogno di tempo per pensare. Dobbiamo abituarci a pensare proprio con la prospettiva di Fratelli tutti: che la cura della salute non è alternativa alla cura per l’economia, alla cura per l’educazione, per la vita spirituale. Il bene dell’umanità degli uomini e delle donne che abitano in Lombardia è un bene complessivo ed è un bene comune. Bisogna creare una visione di insieme, secondo le proprie risorse e ogni istituzione a seconda delle proprie responsabilità. In passato abbiamo affrontato tante crisi complicate, possiamo affrontare anche questa.

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28 ottobre 2020, 11:58