Altre 47 istituzioni religiose tolgono gli investimenti dall'energia fossile
Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
Ci sono anche la Comece, la Commissione delle conferenze episcopali dell'Unione Europea, Caritas Asia e l'Associazione dei sacerdoti cattolici degli Stati Uniti, tra le 47 istituzioni religiose, cattoliche, protestanti ed ebraiche di 21 Paesi, che hanno annunciato il loro disinvestimento finanziario dai combustibili fossili. Si tratta del più grande annuncio congiunto di disinvestimento tra i leader religiosi dall’inizio dalla campagna, nel 2016, che per i cattolici è condotta dal Movimento cattolico mondiale per il clima (Gccm), che finora ha coinvolto più di 400 enti di ispirazione religiosa.
Linee guida della Santa Sede: evitare aziende non ecologiche
Ed è il primo annuncio, che solitamente avviene ogni sei mesi, dalla pubblicazione della guida operativa diffusa dalla Santa Sede, il documento interdicasteriale “In cammino per la cura della casa comune”. Contiene linee guida che esortano i cattolici a evitare di investire in aziende che "danneggiano l'ecologia umana o sociale (ad esempio, attraverso l'aborto o il commercio di armi), o l'ecologia ambientale (ad esempio, attraverso l'uso dei combustibili fossili)".
Un impegno integrato nella dottrina sociale della Chiesa
L'impegno dei cattolici per l'energia pulita, ricorda il Gccm in un comunicato, è parte integrante degli insegnamenti della dottrina sociale cattolica, e ancora di più da quando, 50 anni fa, sempre in novembre, san Paolo VI ha affermato che “tutto è organicamente inglobato” secondo “ il disegno amoroso del Creatore” e ci ha avvisato del rischio di “condurre a una vera catastrofe ecologica.” Nell’ enciclica Laudato Si’, Papa Francesco ci ricorda che "tutto è connesso", in "una crisi complessa che è sia sociale che ambientale" e ci fa presente che "ci manca ancora la cultura necessaria per affrontare questa crisi".
La Comece: servono passi concreti contro la crisi climatica
Padre Manuel Enrique Barrios Prieto, segretario generale della Comece, nell’annunciare l’adesione della sua istituzione, incoraggia “anche altri a unirsi a noi nel compiere passi concreti per risolvere la crisi climatica. Gli impegni per l'Accordo sul clima di Parigi sono importanti, e il Green Deal europeo è un modo per farlo. Risolvere la crisi climatica preserva la famiglia umana dai pericoli di un mondo che si surriscalda e, ora più che mai, è necessaria un'azione decisiva ".
Le Nazioni Unite: le fedi motore del cambiamento
Inger Andersen, direttore esecutivo del Programma Ambientale delle Nazioni Unite e sottosegretario generale delle Nazioni Unite, sottolinea che "Il potere economico delle fedi, rivolto agli investimenti responsabili e all'economia verde, può essere un importante motore di cambiamento positivo e un'ispirazione per altri, in un movimento di ricostruzione migliore”. Facciamo il punto sulle adesioni al disinvestimento con Daniela Finamore, coordinatrice della campagna per il Movimento cattolico mondiale per il clima.
R. - In occasione del quinto anniversario dell’Accordo di Parigi, possiamo annunciare il più ampio disinvestimento congiunto dai combustibili fossili interreligioso, ma anche nel mondo cattolico. Abbiamo 47 istituzioni che si sono impegnate a disinvestire, 42 di queste sono cattoliche, con importanti impegni di alto livello da tutto il mondo in modo particolare la Comece, la Commissione delle conferenze episcopali dell'Unione Europea, Caritas Asia, ma anche altre importanti istituzioni come il Forum internazionale dell’Azione Cattolica, L’Unione superiori generali e l’Unione internazionale delle superiori generali e l'Unione mondiale delle organizzazioni femminili cattoliche. Si tratta nell'annuncio più ampio da quando il Movimento cattolico mondiale per il clima (Gccm) ha iniziato la campagna nel 2016, e quindi si tratta di un forte segnale di cambiamento e di speranza nei confronti della transizione energetica.
Nel comunicato, voi riportate le parole del sottosegretario Onu, la danese Inger Andersen, che dice che le fedi hanno un grande potere economico. E’ un commento interessante…
R. – Pone luce sulla fede come motore di cambiamento, ma anche come faro di speranza e fa riferimento ad un punto centrale della nostra campagna sul disinvestimento che è quello di vivere la fede nella sua integrità, non soltanto nella nostra dimensione spirituale, ma anche nella dimensione della vita individuale e collettiva. In questo caso il lavoro che viene fatto dalle istituzioni religiose, nella campagna sul disinvestimento è proprio quello di interrogarsi sulle transazioni economiche, sugli investimenti delle istituzioni e sul concetto di mettere i soldi dove si trovano i propri valori. Quindi di essere sicuri di non alimentare un sistema economico che crea danno al Creato e ai più vulnerabili del pianeta.
Le ultime inondazioni e uragani dovuti al riscaldamento globale rendono indispensabile che anche gli Stati rispettino gli impegni presi a Parigi per la riduzione delle emissioni di anidride carbonica, ma per ora il quadro è sconfortante…
R. – Questo annuncio è anche un’occasione per fare un bilancio dell’attuazione dell’Accordo di Parigi. Proprio in questi giorni, in un mondo senza pandemia, avrebbe dovuto esserci la Conferenza delle parti Cop 26, e sarebbe stato un incontro chiave per fissare un incremento dell’ambizione dei piani nazionali per il clima. La pandemia ha fermato tutto, non ha reso possibile la Conferenza in presenza, che si terrà l'anno prossimo, ma comunque è importante che questo sia un anno di lavoro per intensificare gli sforzi per ridurre le emissioni di gas serra, per mantenere l'aumento della temperatura globale a non più di 1,5 gradi. E sebbene la pandemia abbia gettato po' l'economia globale dello scompiglio, comunque questo periodo crea un'opportunità importante per i paesi di impostare un percorso per un futuro più verde e sostenibile, pianificando allo stesso tempo la propria ripresa economica.
Infatti voi ricordate che dopo i vaccini anti-Covid sarà bene pensare ad una ripresa a basso contenuto di carbonio, e giusta…
R. - Sì. Possiamo vedere come nella risposta al coronavirus ci sono alcuni Paesi che stanno reagendo guardando al futuro, prospettando degli investimenti sostenibili, altri Paesi, invece, hanno quasi raddoppiato gli investimenti nei confronti dei combustibili fossili. E’ importante, in questo momento, e anche questo è il messaggio che i leader religiosi intendono inviare al G20, investire adesso il denaro in una economia dell'energia giusta e rinnovabile che possa sostenere quotidianamente i lavoratori e i nostri figli a lungo termine.
La guida della Santa Sede sull'ecologia integrale pubblicata nel quinto anniversario della Laudato si, va proprio in questa linea…
R. – Sì, con il Movimento abbiamo iniziato a lavorare per questa Campagna per il disinvestimento nel 2016 e naturalmente abbiamo seguito anche quelle che erano le posizioni ufficiali, da parte del Vaticano e dei leaders della Chiesa cattolica sul tema. Voglio sottolineare che comunque Papa Francesco più volte si è espresso su una necessità di seguire la scienza del clima e quindi appunto lasciare i combustibili fossili sotto terra, e più volte Papa Francesco si e espresso sulla necessità di indirizzare gli investimenti in base a quelli che sono valori cattolici. E questo è chiaramente espresso nel documento interdicasteriale che è stato pubblicato a giugno. Nel capitolo sulla finanza e gli investimenti, viene suggerito di diffondere per gli investimenti l'uso di criteri etici, responsabili e integrali, evitando il supporto ad aziende dannose dell'ecologia umana sociale e per l'ecologia ambientale, come quella dei combustibili fossili.
Parlaci dei vostri partner cristiani, ebrei e di altre religioni come Green anglicans e Operation Noah. Come è nata questa alleanza?
R. – Il Movimento cattolico mondiale per il clima è parte di un più ampio movimento per il disinvestimento a livello internazionale in cui ci sono attori di diverso tipo. Sono fiera di affermare che sicuramente gli impegni di disinvestimento da parte del mondo religioso costituiscono più del 30% degli impegni presi a livello globale e il mondo cattolico costituisce la maggioranza di questi impegni. L’attività che abbiamo svolto nell'ambito della campagna, dal 2016 ad oggi, non l'hanno fatta da soli, ma assieme ad una serie di altri partner. E soprattutto negli ultimi anni abbiamo visto una proficua collaborazione con alcuni partner quali Operation Noah (tra le chiese cristiane del Regno Unito), Green anglicans e Green faith, un’organizzazione internazionale che unisce rappresentanti di diverse tradizioni religiose. Vi è una istituzione ebraica, che partecipa all'annuncio di oggi (L' American Jewish World Service, n.d.r.), ma comunque ci sono anche buddisti, induisti e musulmani che si trovano assieme per poter fare delle strategie che possono unire il mondo della fede nell'ambito della sostenibilità, dell'economia verde e di un futuro pulito.
Il 19 novembre inizia The Economy of Francesco: avete vostri rappresentanti nell'incontro e comunque sostenete anche concretamente iniziative e startup di economia sostenibile?
R. – Sì, avremo alcuni rappresentanti del Movimento cattolico mondiale per il clima presenti come partecipanti all'evento, che sosteniamo fortemente, proprio perché si andrà a ridefinire quelli che saranno i principi di una nuova economia guidata dalla leadership, dall’ispirazione e dall’ innovazione dei giovani. In modo particolare con The Economy of Francesco il Gccm promuoverà una petizione che si chiama “Io sto con Papa Francesco”, che stata lanciata in ottobre e fa riferimento al messaggio di preghiera della cura del Creato di Papa Francesco di settembre. Un messaggio che parla di un’ economia della condivisione. Papa Francesco diceva che adesso noi siamo a spremendo la natura come si trattasse di un arancia e quindi attraverso la promozione di questa che lo chiediamo ai cattolici di tutto il mondo di sostenere Papa Francesco nella promozione di questo economia. Piuttosto che sostenere un'economia malata e distruttiva, questo è il momento di promuovere una giusta transizione verso un’ economia sana e rinnovabile e ora più che mai abbiamo bisogno di economie e di società che offrano nuove opportunità a tutti noi. Delle economie che proteggano la casa comune che tutti condividiamo.
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