Etiopia a rischio carestia. L'allarme di Giustizia e Pace
Lisa Zengarini - Città del Vaticano
Non si ferma l’offensiva dell’esercito etiopico contro Macallè, il capoluogo della provincia ribelle del Tigrè, dopo il rifiuto del Fronte popolare di liberazione del Tigrè (Tplf) all’ultimatum di 72 ore intimato domenica scorsa dalle autorità di Addis Abeba. L'agenzia di stampa etiope ha annunciato che ieri l'esercito federale ha preso il controllo di varie cittadine attorno al Macallè, mentre il Premier etiopico Abiy Ahmed è tornato a escludere il dialogo con Tplf. Il conflitto armato scoppiato lo scorso 4 novembre, dopo mesi di tensioni crescenti, ha causato finora centinaia di vittime e decine di migliaia di profughi rifugiatisi nel vicino Sudan.
Serve intervento della comunità internazionale
Il drammatico evolversi della situazione in Etiopia preoccupa anche il Comitato esecutivo della Conferenza delle Commissioni europee per la Giustizia e la Pace (“Justice & Peace Europe”), che, unendo così la sua voce a quella di Papa Francesco, ieri ha lanciato un pressante appello per chiedere un intervento della comunità internazionale e, alle parti in conflitto, il rispetto dei diritti umani e del Diritto umanitario internazionale. Il messaggio richiama l’attenzione sulla crisi umanitaria e alimentare incombente sul Paese: “La Commissione della giustizia e della pace etiope riferisce di persone che devono camminare per dieci giorni per raggiungere il Sudan, di madri che portano bambini piangenti per la fame e la sete, spaventate dall’ignoto, in stato di shock e traumatizzate dalla guerra – si legge nell’appello -. Coloro che rimangono rischiano una carestia imminente perché il cibo scarseggia a causa della siccità e dell’invasione di locuste e stanno ora subendo anche i blocchi alle forniture di cibo e la mancanza di il carburante”.
I corridoi umanitari aiuterebbero milioni di persone
“È doloroso sentire storie del genere nell’era moderna”, afferma Giustizia e Pace Europa che si unisce all’invito di Papa Francesco alla preghiera, al dialogo per trovare una soluzione pacifica del conflitto e, insieme al Parlamento europeo, chiede ai belligeranti di garantire “la protezione dei civili nel pieno rispetto del diritto internazionale umanitario”. Quindi, in conclusione, l’appello alla comunità internazionale e all'Unione europea affinché “contribuiscano attivamente ai negoziati di pace e a facilitare i corridoi umanitari per portare assistenza senza ostacoli agli oltre quattro milioni di persone in urgente bisogno”.
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