La preghiera con i fiori, dono per la Chiesa
Benedetta Capelli – Città del Vaticano
Portare un fiore nel luogo dell’eterno riposo, sentirne il profumo quando si entra in una Chiesa, deporlo ai piedi di una Croce. Sono molti i momenti nei quali il fiore diventa preghiera. Lo è soprattutto a novembre quando si va nei cimiteri per commemorare i defunti: pratica, questa, che associata alla visita ad una chiesa recitando il Pater Noster e il Credo garantisce l’indulgenza plenaria, estesa a tutto il mese di novembre, come disposto dal decreto della Penitenzieria Apostolica e dettata dall’emergenza Covid.
La nostra preghiera attraverso un fiore
E allora si possono conoscere meglio i fiori, usarli in maniera corretta come sta accadendo nella parrocchia di San Martino I con incontri a cadenza quindicinale guidati da don Danilo Priori, sacerdote che da anni coltiva la passione per l'arte floreale e la trasmette tenendo numerosi corsi di formazione. Don Danilo ha conseguito il diploma quinquennale di decoratore floreale presso l’Istituto italiano decorazione floreale amatoriale, frequentando poi il corso di arte floreale per la liturgia organizzato dalle Pie Discepole. Così spiega il modo giusto per onorare questo mese di novembre:
R. - Come prima indicazione credo che ciascun credente debba sempre tenere a mente che bisogna evitare qualunque spreco e dunque evitare grandi composizioni, spendere tanti soldi perché il primo obiettivo è sempre quello di aiutare le persone in difficoltà. Il fiore risente di una certa simbologia: è reciso, offerto, è destinato a fiorire la chiesa, dare bellezza e poi è destinato a seccare. Quindi ciò che ci interessa è la simbologia del fiore, è come una sorta di preghiera che uno poggia lì, come semplice dono. Poi ci sono i luoghi. Durante la commemorazione dei defunti, non avendo particolari disposizioni su come fiorire, possiamo pensare all’altare, il luogo del sacrificio e potremmo guardare alla croce in questa giornata, il luogo del martirio di Cristo ma per noi segno di speranza perché c'è sempre la Resurrezione.
Spesso si utilizzano i crisantemi per la Commemorazione dei defunti, liturgicamente è una scelta corretta?
R. - La scelta del crisantemo è dettata dal fatto che è un fiore stagionale e scegliere fiori di stagione è sempre la scelta migliore piuttosto che andare a cercare fiori esotici, fiori che vengono da lontano o che magari non ci appartengono come tradizione. I fiori che crescono nelle nostre zone, in questo periodo sono i crisantemi e il crisantemo, oltre a essere molto bello, è di tantissime varietà, tantissime colorazioni e ha una caratteristica fondamentale che se noi siamo bravi quando li prendiamo, quando facciamo il taglio del gambo e li mettiamo in acqua durano molto. E’ dunque anche questo perdurare della nostra preghiera offerta attraverso il fiore. Noi li usiamo solitamente perché li associamo al mese dei morti, ma in realtà nella tradizione orientale, per esempio in Giappone nella tecnica orientale dell'ikebana, il crisantemo è il fiore di luce, fiore di vita eterna, dunque, possiamo anche in qualche modo valorizzare questa indicazione.
Come nasce la passione per i fiori uniti alla liturgia?
R. - Quando noi celebriamo, uniti alla liturgia quindi all'interno dei nostri spazi liturgici delle nostre chiese, abbiamo sempre una serie di linguaggi che vanno armonizzati e che vanno curati perché la liturgia è bellezza, ma sempre nella semplicità, dunque i fiori partecipano a questa sorta di armonia di linguaggi. Quando entri in chiesa la prima cosa che senti è se c'è un buon odore, vedi le luci, ma vedi sicuramente i fiori che sono disposti. Prima ancora che comincia la celebrazione vieni accolto dai fiori e dalla loro disposizione. Ecco perché è importante che possano comunicare perfettamente quello che è il senso della giornata, l’attenzione al colore liturgico, al significato di quella giornata che stiamo celebrando. A volte può essere più utile fiorire l'altare, altre volte è meglio valorizzare l’ambone oppure la croce o il fonte battesimale e con tutte queste attenzioni ciò che è fondamentale è che a fiorire sia una persona che conosce bene la liturgia. Bisogna conoscere i luoghi, i colori liturgici, le letture della giornata, leggere le collette, le orazioni utilizzate dal sacerdote e sulla base di questo poi andare a disporre i fiori. Ecco perché fare un corso di arte floreale per la liturgia in qualche modo è fare un po' di formazione soprattutto biblica e liturgica.
Nelle Sacre Scritture ci sono molti riferimenti ai fiori?
R. – Nella Sacra Scrittura troviamo numerosissimi riferimenti ai fiori, alle piante, agli alberi. Basta sfogliarle sin dalla prima pagina fino alle ultime, il riferimento è veramente ricco. Troviamo alcuni casi come i gigli dei campi che nel Vangelo ci ricordiamo più facilmente e che sono vestiti in tutta la loro maestosità, nella loro bellezza, nel loro splendore, nel loro candore. Troviamo le rose che crescono lungo i corsi d’acqua che l’assorbono, un po' come il credente assorbe la sapienza dal Signore. E poi c’è il Cantico dei Cantici, che forse è per eccellenza il libro biblico in cui vengono citati il maggior numero di fiori e di specie floreali. Quello che per noi è importante sapere prima di utilizzare un fiore è se ha un significato particolare nella scrittura, faccio un esempio: la palma che è associata spesso al martirio. Molti fiori non sono contenuti evidentemente nella scrittura, ma non per questo non posso, non debbono essere usati. Spesso è capitato che alcuni fiori nel corso del tempo, per tradizione, hanno assunto un certo significato un po' per l'uso che ne veniva fatto, un po' per quello che era anche la loro forma, la loro caratteristica specifica. Faccio l'esempio del garofano perché è un fiore abbastanza comune: il fatto di avere i chiodi di garofano all'interno è stato legato al martirio di Cristo proprio per questa particolare formazione del fiore stesso. L’importante è conoscerlo e la capacità anche di armonizzare tanto quello che c'è nella scrittura quanto quello che troviamo al mercato dei fiori.
Quando nasce l’attenzione ai fiori da parte dei liturgisti?
R. – E’ una sensibilità che viene dal mondo francese. A me piace sempre ricordare una persona su tutte che ha portato in Italia questa sensibilità ed è suor Cristina Cruciani delle Pie discepole. E’ lei che formandosi in Francia, piano piano tanti anni fa, ha portato questa preziosa attenzione ai fiori e portando l'attenzione ai fiori evidentemente ha portato anche l’attenzione alla celebrazione perché non è un fiorire fine a se stesso ma un fiorire con consapevolezza. Se tu vuoi fiorire in maniera liturgia, devi conoscere la liturgia del giorno, la liturgia della parola e dunque ti devi preparare bene. Ecco suor Cristina l'ha portata in Italia, ha fatto i primi corsi di arte floreale per la liturgia, in molti li abbiamo frequentati per riportare poi nelle parrocchie le nostre conoscenze poi è evidente se si vuole assumere una capacità tecnica superiore bisogna frequentare un corso specifico, con questa indicazione precisa: quando frequenti un corso di arte floreale per la liturgia, le tecniche e le conoscenze liturgiche convergono insieme. Quando tu frequenti un corso di sola tecnica floreale diventi bravo in quel campo ma non necessariamente sei bravo a fiorire a livello liturgico. Farle entrambe e farle confluire insieme chiaramente contribuisce a rendere un servizio migliore alla parrocchia.
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