Tra umano e divino, le Madonne di Raffaello
Paolo Ondarza - Città del Vaticano
Uno stimolo ad alzare lo sguardo, a non fermarsi alla fatica oggettiva che stiamo vivendo. Suggeriscono questo “Le Madonne di Raffaello” secondo Rosa Giorgi, direttrice del Museo dei Cappuccini di Milano, che alle sublimi figure della Vergine dipinte dal maestro rinascimentale ha dedicato uno studio pubblicato dalle Edizioni Terra Santa e una serie di lezioni online riservate ai lettori del libro.
Semplicità e naturalezza
Tenerezza, armonia, serenità si irradiano dallo sguardo della Madonna d’Alba della National Gallery of Art di Washington: un olio su tavola emblematico in cui Maria, inserita in un paesaggio meraviglioso, sorregge il bambino Gesù ed è protesa ad accogliere san Giovannino. In una mano tiene la Sacra Scrittura, certezza che non fa vacillare.
Il momento storico rappresentato è il rientro dalla fuga in Egitto, ma la drammaticità è sublimata dalla fiducia scritta negli occhi della Vergine. L’attimo eternato dal pennello di Raffaello la ritrae in una posizione non comoda, quasi instabile, ma la scena comunica un profondo equilibrio. “È questa la sprezzatura, –spiega Rosa Giorgi a Vatican News –la capacità di Raffaello di rendere all’occhio, semplice, naturale, immediato, ciò che invece è frutto di lungo lavoro, fatica e applicazione”.
Equilibrio e grazia
Dietro la naturalezza di alcune posture, la rappresentazione di vari soggetti ed elementi simbolici cari alla tradizione popolare come il garofano, il manto o il velo, si nasconde uno studio attento e sapiente condotto dall’urbinate. Nello Sposalizio della Vergine della Pinacoteca di Brera, ad esempio, il tempio sullo sfondo è frutto di uno straordinario esercizio di architettura. Se ne accorse anche Vasari secondo il quale in questo dipinto Raffaello superò il maestro Perugino”. Dagli occhi gonfi di lacrime della Pala Baglioni, all’intimità familiare della Sacra Famiglia di Monaco, dalla regalità della Vergine del Prato alla dolcezza della Madonna della Seggiola. Eleganza formale, equilibrio, grazia e perfezione: le Madonne di Raffaello sono tutto questo. Profondamente umane, ma abitate dal divino.
Sorridenti, pacate, mai turbate. “Molti sentimenti attraversano il loro volto: impensierite, protettive, in atteggiamento di sequela, mai spaventate”. Anche quando il volto della Vergine tradisce preoccupazione per il futuro del bambino, è sempre la speranza ad avere l’ultima parola.
Una mamma e il suo bambino
Durante i 37 anni della sua breve esistenza Raffaello ha dipinto almeno 50 Madonne. Avvolta nel mistero è quella rappresentata nell’affresco sulle pareti della casa paterna: ancora controversa l'attribuzione, si ipotizza sia stato eseguito all’età di appena 14 anni. Il fascino del mondo classico, la formazione peruginesca, l’influenza di Leonardo emergono nelle varie opere di Raffaello che si avvicendano lungo le pagine del libro, attraverso dettagliate riproduzioni a colori. “Il tema della Madonna con Bambino – continua Rosa Giorgi - era molto richiesto dalla committenza. Raffaello esegue diverse tavole di piccola o media dimensione: si esercita su questo tema, giungendo alla definizione di un suo prototipo che poi ripeterà anche nelle grandi pale di altare come L’Incoronazione della Vergine dei Musei Vaticani”.
Una donna dalla carnagione chiara e dai lineamenti sottili; dai capelli rigorosamente biondi, come l’oro che sin “dall’epoca medievale evoca regalità e divinità”: Maria, così come ce la consegna il pennello di Raffaello, è regina, corredentrice e, nella familiarità e quotidianità dei gesti, teneramente mamma.
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