Padre Sorge, il gesuita che leggeva l'uomo con gli occhi di Dio
Gabriella Ceraso e Tiziana Campisi - Città del Vaticano
Si è spento oggi a Gallarate, all’età di 91 anni, padre Bartolomeo Sorge, gesuita, noto teologo e politologo. Di origini catanesi, era nato il 25 ottobre del 1929 all’Isola d’Elba, a Rio Marina, ed era entrato nella Compagnia di Gesù nel 1946. Ordinato sacerdote nel 1958, aveva studiato a Milano, in Spagna e a Roma. Direttore della rivista “La Civiltà Cattolica” dal 1973 al 1985, venne trasferito a Palermo e nel decennio successivo fu a capo dell’Istituto di Formazione Politica Pedro Arrupe. Insieme con il confratello Ennio Pintacuda sostenne il movimento politico d’ispirazione cristiana “Città per l’uomo” e contribuì alla primavera palermitana, quel fiorire di iniziative politiche, sociali e culturali volte alla promozione di una cultura della legalità che contrastasse quella mafiosa. Ma padre Sorge si era già distinto per aver collaborato ai testi della Lettera apostolica di Paolo VI Octogesima adveniens del 14 maggio 1971 sul ruolo dei cristiani e delle Chiese locali in campo politico, sociale ed economico e sui fondamenti democratici della società, e nella promozione di una nuova identità culturale cattolica che potesse portare frutti anche nella politica.
Dopo l’esperienza di Palermo, che gli rimarrà sempre nel cuore, nel 1997 si stabilì a Milano, continuando a scrivere e a dedicarsi a conferenze e incontri. È stato anche direttore delle riviste “Popoli” e “Aggiornamenti Sociali”, dove ha firmato 162 articoli, oltre che autore di numerose pubblicazioni sulla Dottrina sociale della Chiesa e sull’impegno dei cristiani in politica. Da alcuni anni si era ritirato nella comunità di Gallarate. Il portale "Aggiornamenti Sociali" lo ricorda riproponendo quanto aveva scritto nel suo libro “La traversata. La Chiesa dal Concilio Vaticano II ad oggi”, citando Benedetto XVI: “Abbiamo bisogno di uomini che tengano lo sguardo diritto verso Dio, imparando da lì la vera umanità. Abbiamo bisogno di uomini il cui intelletto sia illuminato dalla luce di Dio e a cui Dio apra il cuore, in modo che il loro intelletto possa parlare all’intelletto degli altri e il loro cuore possa aprire il cuore degli altri”.
"Occhi puntati su Dio e piedi impegnati a incontrare la gente, con fiducia e entusiasmo". Questo in sintesi il ricordo commosso di padre Bartolomeo Sorge che, ai nostri microfoni, traccia il suo confratello gesuita padre Giacomo Costa, oggi direttore della rivista dei Gesuiti "Aggiornamenti Sociali":
R. - Anzitutto ho il ricordo di un compagno gesuita con cui ho vissuto in comunità per tantissimo tempo. E di lui non si può non ricordare l’allegria, la sua gioia, il suo incoraggiare sempre ad andare avanti in positivo. Ti trasmetteva una forza quotidiana indimenticabile, radicata in una fede che è stata per lui la forza sia nel vivere ordinario sia nel leggere la società sia nell’aiutare la Chiesa.
Lo abbiamo conosciuto come un grande esperto della Dottrina sociale della Chiesa, che voleva in qualche modo trasferire nella politica, nel mondo dell’attività pratica, del bene comune. Cosa, in questo senso, padre Sorge ha costruito con il suo pensiero?
R. - Ha aiutato tanto con gli scritti quanto con questa passione nell’andare a incontrare le persone lì dove erano: ha girato l’Italia dall’alto al basso, è andato anche oltre il confine, realizzando quasi un migliaio di conferenze proprio per trasmettere la Dottrina sociale, non per parlarne o spiegarla, ma per farla vivere, per farla entrare nel tessuto del Paese. Su questo il suo impegno non si è mai fermato. Dunque sicuramente il suo contributo – come dice anche il suo libro conosciuto con il titolo “Uscire dalle mura del tempio” – è andato alla Chiesa che Papa Francesco definisce “in uscita”, una Chiesa che ha coraggio, che ha uno sguardo capace di entrare nel vivo della vita sociale, politica per far vedere come, in una maniera non ideologica, la fede può fecondare, può aiutare a far crescere la Chiesa. Lo ha fatto quando è stato a Civiltà Cattolica e poi, soprattutto, non dimentichiamo il periodo dell’Istituto Arrupe a Palermo dove l’impegno è stato ancora più vissuto, anche con rischio dato il suo opporsi alla mafia. Raccontava sempre della sorveglianza speciale che ha dovuto avere in quel periodo. Poi qui a Milano con l’attività ad "Aggiornamenti Sociali" è proseguito il suo impegno a far entrare la fede nelle dinamiche della società in una maniera, appunto, che non fosse l’affermazione di un’identità “contro”, di una Chiesa “contro”, ma di una Chiesa che sa essere veramente fermento.
Quindi Chiesa in uscita, ma anche Chiesa radicata sul territorio che risponde, che parla…
R. – Radicata tantissimo e inoltre che anima tantissimo i territori valorizzando la laicità, il ruolo dei laici, il loro farsi carico della vita della Chiesa e della politica.
In questo senso padre Sorge non ha mai temuto di esprimersi, di esporsi…
R. – Mai. Una parola che lo caratterizza sicuramente è parresia. Ce lo ha insegnato, ce lo ha detto tante volte, non bisogna tacere. Anche il Vangelo di San Giovanni lo ispirava: dobbiamo testimoniare quello che abbiamo visto e udito, ma sempre per aiutare, per costruire, per incoraggiare e spronare ad andare avanti e a dare testimonianza.
Di recente padre Sorge si era espresso su quanto stiamo vivendo e aveva parlato di crisi strutturale che richiede strade nuove da cercare e creare… Come si riassum il suo pensiero sull’oggi?
R. – Proprio con uno sguardo di fiducia. In particolare, negli ultimi tempi, invitava a non rinchiudersi nell’identità e nei populismi, problema che sentiva molto grande. In questo senso i giovani che lo incontravano uscivano dagli incontri veramente rimotivati per un impegno. Tante delle cose che accennava poi rispecchiano il messaggio di “Fratelli tutti” che abbiamo ricevuto adesso da Papa Francesco, in particolare l’invito alla fratellanza che va oltre le divisioni e i conflitti. Penso che questo lo abbia non solo detto ma testimoniato in tutta la sua vita.
Mi ha detto che ultimamente lo aveva sentito. Qual è la cosa che si porta dentro di padre Sorge?
R. – Il coraggio di andare avanti nella certezza che se si vive la fede, tutte le difficoltà possono essere affrontate.
Il cordoglio della Conferenza episcopale italiana
"Ci uniamo al dolore della comunità della Compagnia di Gesù che piange la scomparsa di un figlio illustre e, insieme, ricordiamo con gratitudine la sua generosa testimonianza. Interprete del Concilio Vaticano II, ha vissuto con profondità e fino all’ultimo l’amore per l’umanità nel solco della Gaudium et Spes". Così in un messaggio monsignor Stefano Russo, Segretario generale della CEI, si rivolge a padre Arturo Sosa Abascal, Preposito Generale della Compagnia di Gesù. "Il suo impegno e la sua passione - si legge ancora in riferimento a padre Sorge - hanno contribuito a far respirare la gioia del Vangelo. Nella società italiana ha portato un valido apporto, in stagioni non facili, con una riflessione e un’elaborazione sociale, culturale e politica di grande valore e spessore. La Chiesa che è in Italia gli è grata".
Ultimo aggiornamento 03.11.2020 ore 07.10
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