Polonia, vescovi: il diritto alla vita è fondamentale
Anna Poce - Città del Vaticano
Una sentenza che “ha segnato un grande passo positivo in ambito civile, soprattutto nella dimensione umana”. Così si è espresso monsignor Stanisław Gądecki, presidente della Conferenza episcopale polacca.
La sentenza del Tribunale costituzionale
Nell’intervista, pubblicata il 3 novembre sulla pagina web dell’Episcopato e rilasciata all’agenzia di stampa cattolica KAI, Gądecki ha sottolineato che “Il diritto alla vita è un diritto umano fondamentale, la prima legge che condiziona l'applicazione di tutti gli altri diritti e mostra, in particolare, l'illegalità di tutte le forme di aborto e di eutanasia”. La Polonia sta vivendo un momento di grande tensione sociale per la sentenza del Tribunale costituzionale che ha reso illegale l’interruzione di gravidanza in caso di malformazione del feto.
La Chiesa non può scendere a compromessi
Una sentenza che per monsignor Gądecki “ha segnato un grande passo positivo in ambito civile, soprattutto nella dimensione umana”. La Chiesa, infatti, “ha sempre difeso e non può cessare di difendere la vita”, come richiesto anche nel quinto comandamento: "Non uccidere!", ha affermato il presule. “La Chiesa - ha detto - su questo punto non può scendere a compromessi, perché si renderebbe colpevole della cultura dello scarto che è così diffusa oggi, che colpisce sempre i più vulnerabili”, come spiegato da Papa Francesco.
La "vita non degna" è una contraddizione
La decisione del Tribunale costituzionale, che ha ritenuto l'aborto eugenetico incompatibile con la Costituzione della Repubblica di Polonia, - ha proseguito - conferma che il concetto di "vita non degna di essere vissuta" è in diretta contraddizione con il principio dello stato di diritto democratico e con quanto contenuto nella Costituzione del Paese, dove, all'articolo 38, si afferma che "La Repubblica di Polonia fornisce ad ogni essere umano la tutela giuridica della vita". Una persona di retta coscienza non può negare a nessuno il diritto di vivere, soprattutto a causa della sua malattia.
Il coraggio dei parlamentari
La Chiesa, dunque, ha sostenuto monsignor Gądecki, è grata a quei parlamentari che hanno intrapreso questo difficile compito della difesa della vita umana. E ha sottolineato, riferendosi a chi protesta, che “presentare il diritto di uccidere la vita innocente come un diritto umano è una testimonianza di profonda confusione e confusione culturale”, una confusione che nasce come conseguenza dell'allontanamento di Dio dai limiti della vita umana e, di conseguenza, della negazione dei Suoi principi.
La Chiesa non è al servizio dei partiti
Parlando del rapporto della Chiesa con il mondo della politica, ha ricordato che essa “non dovrebbe stringere alleanza con nessuna corrente politica. Perché la Chiesa ha la sua missione, la sua missione di salvezza, ha rivelato la verità, che deve custodire senza prendere accordi. E sulla base di questa verità, serve a plasmare l'ordine di Dio nel mondo circostante”. La Chiesa, ha aggiunto monsignor Gądecki, per sua natura "non rimane al servizio dei partiti politici, non intrattiene rapporti politici con nessuno, e lascia ai cattolici la libertà di appartenere a partiti non contrari all'etica cattolica". “Non può privilegiare nessun partito - ha precisato - perché ogni partito è solo un partito, e la Chiesa non ha un messaggio parziale, ma porta un messaggio universale; deve essere segno e strumento di salvezza per tutti”.
La pace sociale
Il presidente dell’Episcopato, in merito alla risposta della Chiesa alle proteste, ha ricordato come il Consiglio permanente della Conferenza episcopale polacca abbia chiesto a tutti i credenti il digiuno, l’elemosina e le preghiere per la pace sociale, “con l'intenzione di proteggere la vita, porre fine alla crisi in corso e porre fine alla diffusione della pandemia”, fornendo il testo di una preghiera preparata per questo tempo, che viene già recitata quotidianamente in molti luoghi.
Il dovere di sostenere e aiutare
Pur apprezzando il passo compiuto dal Tribunale costituzionale, monsignor Gądecki si è detto convinto che la modifica della legge non sia un atto sufficiente. Come società - ha affermato - abbiamo il dovere di sostenere e aiutare adeguatamente le “donne che, a seguito di una diagnosi medica, scoprono che il loro bambino può essere malato o disabile prenatale, così come i loro padri e le loro famiglie”. Inoltre, è necessario aumentare in modo significativo il loro sostegno economico, fornire cure mediche e psicologiche costanti, nonché creare un'opzione di riposo sistemico per i genitori che si prendono cura di bambini che non sono completamente in forma”. Quindi, “l'intera società - ha concluso Gądecki- dovrebbe essere solidale con loro e pronta a fornire ogni possibile aiuto”.
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