Il Natale per riscoprire la vocazione cristiana
Lisa Zengarini - Città del Vaticano
Non è facile ma è possibile. L'augurio e l'invito di Azione Cattolica e Caritas Ambrosiana a vivere questo Natale difficile come un’opportunità da cogliere “per riscoprire alcuni degli elementi fondamentali della vocazione cristiana e dell’appartenenza comunitaria”, non vuole dimenticare il dolore portato dalla pandemia. Piuttosto, intende ricordare che il Natale è il tempo per affidarsi al Signore.
Nel dolore verso la speranza
Certo non è possibile dimenticare il dolore per la perdita di tante persone, l’incertezza in cui ancora viviamo, come non si possono ignorare i tanti “segni di disagio e povertà” causate dall’emergenza sanitaria. “Le stesse abitudini ecclesiali - si legge nel messaggio - sono state segnate dalla pandemia”. L’assenza di una prospettiva chiara per il futuro “rischia di fare sprofondare nello sconforto o nella rabbia, che si sfoga spesso individuando un nemico contro cui scagliarsi”. Si tratta di “sentimenti che riguardano tutti e che interpellano con forza anche la fede e la vita della comunità cristiana”.
Natale, il tempo per affidarsi a Dio
È proprio questa, allora, secondo l'Azione Cattolica e Caritas Ambrosiana, l’occasione per riscoprire la nostra vocazione: “È tempo di affidarsi al Signore, in nome della fiducia in una grazia che non risolve magicamente i problemi, ma dà la forza per leggere i segni dell’amore di Dio nella vita fragile delle persone. È tempo di vivere una responsabilità che non si manifesta solo nella forza della nostra volontà, ma nella capacità di rispondere alla chiamata ad essere accanto a chi incontriamo nella vita di tutti i giorni. È tempo di servizio silenzioso - sottolinea il messaggio - che si sostanzia nel rispetto delle regole e nella possibilità di rendere meno pesante la vita degli altri. È tempo di riscoprire il senso delle esperienze che viviamo, alla luce di una promessa di salvezza che va oltre la salute e di una meta che non coincide con il ritorno alla cosiddetta ‘normalità’, ma con la necessità di costruire un nuovo modo di stare con gli altri e di abitare questa Terra, forti della promessa di un Dio che si è fatto vicino a noi”.
L'invito ad aprire nuove strade
Viene così rilanciato anche l’invito rivolto dall’arcivescovo Mario Delpini in occasione della recente Festa di Sant’Ambrogio a camminare insieme, a “farsi prossimi” verso chi è nel bisogno, a contribuire da cristiani, ciascuno con i propri talenti, alla costruzione della “città dell’uomo”. L’invito è a non farsi “prendere dalla nostalgia o dalla smania di tornare al più presto a quello che facevamo”, ma a ricoprire piuttosto “la bellezza dell’aprire nuove strade, dell’essere ‘tutti fratelli’ e ‘Chiesa in uscita’, secondo gli insegnamenti di Papa Francesco”. “Il Natale, questo atteso Natale", conclude il messaggio, "ci può portare in dono, ancora una volta, fiducia e speranza”.
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