Brasile, iniziativa ecumenica ed interreligiosa contro il razzismo
Isabella Piro - Città del Vaticano
Si chiamava Joao Alberto Silveira Freitas, aveva 40 anni ed era di colore. La sera del 20 novembre 2020, Joao è morto, dopo essere stato picchiato dalle guardie di sicurezza del supermercato di Porto Alegre, nel sud del Brasile. Ad un mese dalla sua scomparsa, il Paese lo ricorda con un’iniziativa ecumenica ed interreligiosa, in programma per domenica 20 dicembre.
L'iniziativa
Intitolato “La mia fede è antirazzista: in difesa di tutte le vite delle persone di colore”, l’evento è organizzato da diverse associazioni religiose - tra cui la Conferenza episcopale brasiliana (Cnbb), attraverso la Pastorale Africana - e da associazioni che lottano per la promozione dei diritti umani e per la tutela della vita di uomini, donne e bambini di colore. “È arrivato il momento di rompere il silenzio – spiegano gli organizzatori – e di prendere posizioni anti-razziste concrete in ogni angolo del Brasile”, perché “finché ci sarà il razzismo, non ci sarà la democrazia”.
Un coinvolgimento ecumenico
L’iniziativa prevede una manifestazione di protesta che si terrà domenica prossima, alle 15.00, nel rispetto delle normative anti-Covid, davanti al supermercato “Carrefour” di Porto Alegre. Ma alle ore 11.00 partirà una diretta social durante la quale prenderanno la parola i familiari di Joao, diversi attivisti per i diritti umani ed alcuni esponenti religiosi, tra cui Monsignor Zanoni Demettino Castro, referente della Pastorale Africana della Cnbb; Nunja Coen, in rappresentanza della Comunità buddista zen; il rabbino Ruben Sternschein e il pastore luterano Cibele Kuss, in rappresentanza del Forum interreligioso ed ecumenico per la democrazia. “Non possiamo tollerare e chiudere gli occhi di fronte a qualsiasi forma di razzismo o di esclusione – ha detto Monsignor Castro in un video di presentazione dell’evento – Tutta questo violenza ideologica non ci spaventerà: come cristiani, seguendo l’esempio di San Paolo, sappiamo che non esiste ebreo o greco, schiavo o uomo libero, perché siamo tutti una cosa sola in Gesù Cristo”.
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