Monsignor Delpini: tutta Milano si impegni per il bene comune
Tiziana Campisi - Città del Vaticano
Invita tutti a rimboccarsi le maniche là dove c’è un dovere da compiere, un servizio da rendere, un contributo da offrire, un cammino da intraprendere il discorso alla città e alla diocesi dell’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, pronunciato questo pomeriggio nella Basilica di Sant’Ambrogio, durante i vespri votivi in onore del santo patrono del capoluogo lombardo. Il presule ha voluto intitolarlo “Tocca a noi, tutti insieme”, perché in questo tempo segnato dalla pandemia ci sia un cammino condiviso, si riconosca un fondamento comune, e, nella sensibilità cristiana, ciascuno contribuisca con i propri talenti confidando nell’aiuto di Dio. “Papa Francesco ce lo ha richiamato con incisiva chiarezza nella sua ultima enciclica Fratelli tutti” ha osservato monsignor Delpini che ha parlato però di un diffuso atteggiamento “più incline alla rinuncia che alla speranza”. “Ho l’impressione che, insieme alla prudenza, alla doverosa attenzione a evitare pericoli per sé e per gli altri e danni al bene comune, ci siano anche segni di una sorta di inaridimento degli animi, un lasciarsi travolgere dal diluvio di aggiornamenti, di fatti di cronaca, di rivelazioni scandalose, di strategie del malumore, di logoranti battibecchi” ha affermato il presule. Per l’arcivescovo di Milano, oltre a quella sanitaria, c’è anche un’“emergenza spirituale”, uno “smarrimento del senso dell’insieme che riduce in frantumi la società e l’identità personale e permette così ai diversi frammenti di imporsi e dominare la scienza”.
L'importanza decisiva della famiglia
“I mesi della pandemia sono stati e sono una dura lezione per la gente e hanno decretato il fallimento dell’‘io’ e dell’individualismo - ha rimarcato monsignor Delpini - e "a ragione Papa Francesco ha ricordato che siamo tutti sulla stessa barca e ci si può salvare solo insieme (27 marzo 2020); il tempo presente ci sta facendo imparare che siamo tutti necessari gli uni agli altri, anche se siamo fragili e vulnerabili”. Il presule ha aggiunto che però la solidarietà, il senso del dovere e la compassione hanno avuto la meglio, che per andare avanti occorre elaborare una piattaforma programmatica e che “la famiglia è la cellula che genera la società e il suo futuro”. “Penso innanzitutto alla famiglia fondata sul matrimonio, con un legame stabile; i genitori si impegnano a costruire un futuro insieme e a contribuire così al bene di tutta la società. Senza legami stabili non c’è futuro - ha evidenziato monsignor Delpini -. Quando la famiglia è malata tutta la società è malata”. Per il presule “è necessario che una comunità, una società che siano persuase dell’importanza decisiva della famiglia, si facciano carico di creare le condizioni migliori per renderne, per quanto possibile, serena la vita” e che al contempo non si possono ignorare le tante persone sole che “non hanno avuto, non hanno, non hanno voluto o potuto costruire una famiglia”. “La centralità della famiglia considera che tutti sono figli, tutti sono chiamati a essere fratelli” ha precisato l’arcivescovo di Milano, che ha ricordato la vocazione alla fraternità tra le persone e all’amicizia tra i popoli descritta nell’Enciclica Fratelli tutti di Papa Francesco.
L'impegno della Chiesa per il dialogo
In questa fraternità per monsignor Delpini occorre aprirsi alle altre culture, “ospitare le differenze, le singolarità, i punti di vista e le sensibilità”. Facendosi poi portavoce della sua arcidiocesi l’arcivescovo di Milano ha offerto la disponibilità della Chiesa ambrosiana “a partecipare a tutti i livelli ai processi che si ispirano alla visione che diventa sogno condiviso e può dare forma alla comunità plurale”. “È in atto un ripensamento e un rilancio dell’articolazione della presenza della Chiesa sul territorio - ha poi chiarito il presule -. Si vorrebbe creare e rilanciare la possibilità e la pratica delle alleanze necessarie tra tutte le espressioni della Chiesa: le parrocchie, le associazioni, i movimenti, le comunità etniche, le organizzazioni di solidarietà e di assistenza, gli istituti di vita consacrata, il personale che opera nella scuola, nelle cappellanie ospedaliere e universitarie, nei variegati mondi del lavoro e della cultura”. L’intenzione è quella di affrontare l’emergenza spirituale e sociale, ha precisato monsignor Delpini, che nell’esperienza ecclesiale vede “uno stimolo per percorsi analoghi anche nella società civile”, che possa “favorire un dialogo fecondo e fattive sinergie tra la comunità cattolica e le amministrazioni e istituzioni pubbliche”. Infine l’arcivescovo di Milano ha voluto esprimere il suo grazie a quanti, nell’attuale emergenza sanitaria si stanno impegnando a vari livelli, e a quanti si stanno già costruendo un futuro migliore.
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