Vescovi del Sudafrica: Dio ci chiama alla solidarietà
Isabella Piro – Città del Vaticano
Un Natale da vivere come una vera “chiamata alla solidarietà”, soprattutto in tempo di pandemia da Covid-19: questo l’auspicio espresso da monsignor Sithembele Sipuka, vescovo di Umtata e presidente della Conferenza episcopale del Sudafrica (Sacbc), nel suo messaggio per le imminenti festività. “Quando Gesù è nato, cielo e terra si sono uniti – scrive il presule – Ed ora più che mai, davanti alla pandemia, Dio ci esorta ad essere solidali l’uno l’altro”, perché “a prescindere da nazionalità, stato sociale, razza o età, siamo tutti fratelli e sorelle e siamo tutti invitati a prenderci cura del prossimo”.
Natale non è un tempo di dolore
Il presidente della Sacbc fa, poi, un paragone tra il re Erode e la pandemia attuale: il primo, infatti, “ha cercato di mettere a tacere la gioia della nascita di Cristo, compiendo la strage degli innocenti”; allo stesso modo, il virus cerca di trasformare il periodo natalizio “in un tempo doloroso, distruggendo vite e mettendo in difficoltà le persone che non riescono più a guadagnarsi da vivere”. Ma invece è proprio ora – sottolinea il vescovo sudafricano – che “siamo chiamati a liberarci dalla ‘sindrome di Erode’, ovvero dall’egoismo che cerca di approfittare di questi tempi difficili per trarne profitto, commettendo atti di frode e di corruzione tra gli aiuti destinati a portare sollievo alle vittime della pandemia”.
Appello ai giovani
Pensando, in particolare, al vaccino anti-Covid, il vescovo sudafricano esorta a non dare “priorità al profitto, bensì al bene comune”, affinché “nello spirito di solidarietà umana, qualsiasi nazione o continente che scopre l’antidoto non lo tenga per sé, ma lo condivida con gli altri Paesi” del mondo, in modo equo e giusto. Un ulteriore appello viene lanciato dal presule per la promozione dello sviluppo dei popoli, grazie ad “un’economia inclusiva” diversa da quella attuale, nella quale “solo pochi beneficiano” della ricchezza, mentre i poveri e gli indigenti muoiono prematuramente o vivono un’esistenza di “dolore e sofferenza”. Al contempo, monsignor Sipuka esorta i fedeli al rispetto delle normative sanitarie anti-contagio e chiede in particolare ai giovani, che possono essere tra i principali “diffusori” del virus, di attenersi alle regole, considerando che esse sono comunque temporanee. “Per amore della vita e del bene comune – sottolinea il presule – facciamo questo sacrificio, che è solo momentaneo, e celebriamo il Natale con moderazione”, perché “Cristo è comunque presente in mezzo a noi, anche se festeggiamo la sua nascita in famiglia, senza grandi folle di amici”. “Possano la magnanimità, l’amore e la generosità – conclude il presidente della Sacbc – influenzare i nostri comportamenti in questo tempo difficile di pandemia”.
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