Ucraina,Shevchuk: testimoniare con coraggio la luce del Natale
Lisa Zengarini - Città del Vaticano
Che la pandemia non impedisca “di testimoniare la più importante verità della storia umana: che non siamo soli o abbandonati, perché Dio è con noi”. È questo l’augurio espresso da Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, nel suo messaggio di Natale nel quale ricorda come la Natività del Signore, nato povero tra i poveri, sia “un raggio di speranza e di gioia” nell’attuale oscurità della paura e dello smarrimento.
L'incontro con Gesù nel povero
“In questo 2020 - scrive l’arcivescovo maggiore di Kyiv-Halyč - siamo stati proiettati in un mondo diverso, fatto di timore e incertezza davanti all'ignoto. Eppure, nonostante le restrizioni, le sfide e le perdite umane subite a causa del Coronavirus, insieme, come Chiesa, nelle nostre famiglie, parrocchie, comunità e paesi, non abbiamo cessato di proclamare la buona notizia della speranza, dell'amore e della gioia. Per questo - sottolinea – il prossimo Natale siamo chiamati a testimoniare in modo speciale la grande gioia” della nascita nella città di Davide del Salvatore, Dio “che non solo si è fatto uomo, ma si è fatto uomo povero, persona sofferente dai primi istanti della Sua vita terrena”.
Monsignor Shevchuk esorta quindi i fedeli a leggere la Lettera pastorale "Una sola cosa rimarrà tua: quella che hai dato ai poveri!", pubblicata al termine del recente Sinodo della Chiesa greco-cattolica ucraina, “alla luce della Stella di Betlemme”, contemplando il volto di Gesù Bambino che, afferma, “è presente in ogni persona indigente che bussa alla porta del nostro cuore, come Giuseppe bussò alle porte delle locande di Betlemme”. Il Signore, infatti, è “particolarmente attento a come trattiamo i Suoi poveri, che sono i bisognosi, gli oppressi, i senzatetto, gli affamati, le persone sole, le vedove e gli orfani” e “chi li disprezza, disprezza il suo Creatore”.
Siamo tutti bisognosi di aiuto
Riferendosi all’attuale crisi del Covid-19, l’arcivescovo maggiore di Kyiv-Halyč, ricorda che “tutti siamo ugualmente esposti al pericolo del contagio e in ogni angolo del mondo incombe oggi la nuova minaccia della povertà”. Tutti quindi, allo stesso modo, “abbiamo bisogno di un aiuto e di una forza che va oltre le capacità e il potere umano”. Per questo motivo, la Natività di Cristo è “un raggio di speranza e di gioia in mezzo all’attuale oscurità della paura e della confusione e tutti dobbiamo essere aperti alla grazia di Dio che si riversa su di noi incessantemente, anche nei tempi peggiori”.
Di qui l’esortazione celebrare comunque questo Natale, nei limiti del possibile e nel rispetto delle norme di sicurezza contro la diffusione del virus, in modo da testimoniare, anche in questi tempi di pandemia, “la verità più importante della storia umana: che non siamo soli o abbandonati". L’invito è a portare “al Salvatore Bambino la nostra povertà e le ferite dell'umanità di oggi” e a chiedergli “la ricchezza della sapienza divina per vincere questa malattia”. “Soprattutto chiediamogli la ricchezza del Suo amore, l’unico che può riparare questo mondo angustiato e donargli speranza, sicurezza e gioia. Solidarietà e vicinanza a coloro che sono nel bisogno, partecipazione al loro dolore e ansie, senza fuggire dalla sofferenza che incombe su tutti oggi, ci daranno la possibilità di celebrare nella gioia anche questo Natale”, conclude il messaggio.
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