Argentina. Una reliquia del beato Acutis nella Basilica del Pilar
Isabella Piro - Città del Vaticano
Il Beato Carlo Acutis è la dimostrazione che “non è necessario avere molti anni per diventare un Santo”: con queste parole, padre Sergio Gastón Lorenzo, parroco della Basilica di Nostra Signora del Pilar di Buenos Aires, in Argentina, ha accolto una reliquia del giovane italiano, ricevuta il 20 gennaio scorso. Si tratta di un frammento di pelle del ragazzo morto a soli 15 anni per una leucemia fulminante e noto come “il beato millennial” perché, nativo digitale, aveva fatto di Internet un vero strumento di evangelizzazione. A soli 14 anni, aveva progettato e realizzato una mostra virtuale sui miracoli eucaristici.
La santità non ha età
La reliquia era stata richiesta da padre Lorenzo all’Associazione “Amici di Carlo Acutis di Italia”, con una lettera firmata dallo stesso parroco e dal vescovo ausiliare di Buenos Aires, Monsignor Alejandro Daniel Giorgi. “Preghiamo affinché Carlo interceda per i giovani – ha detto il sacerdote nella Messa di intronizzazione della reliquia in una cappella della Basilica del Pilar – Egli ci dimostra che la chiamata alla santità è una chiamata alla quale dobbiamo rispondere nel momento presente, per vivere sempre la grazia e la vicinanza di Dio”.
La Beatificazione
Beatificato ad Assisi il 10 ottobre 2020 alla presenza del cardinale Agostino Vallini - legato pontificio per le basiliche di San Francesco e di Santa Maria degli Angeli in Assisi - riposa nella nel Santuario della Spogliazione ad Assisi. Le sue spoglie sono state esposte alla venerazione dei fedeli dal 1.mo al 19 ottobre. L’evento ha fatto registrare una grande partecipazione di fedeli: presso la tomba del giovane, infatti, hanno sostato in preghiera più di 41 mila persone, con una media giornaliera di 2.100, regolate e controllate con i termoscanner, onde evitare la diffusione di contagi da Covid-19.
La Biografia
Nato a Londra il 3 maggio del 1991, Carlo vive per lo più a Milano. Nel 2006 si ammala improvvisamente di leucemia fulminante, che lo porta alla morte in soli tre giorni, il 12 ottobre. Viene sepolto ad Assisi, per sua espressa volontà. Di lui Papa Francesco ha scritto nell’Esortazione apostolica “Christus vivit”, pubblicata nel 2019 dopo il Sinodo dei vescovi sui giovani: “Ha saputo usare le nuove tecniche di comunicazione per trasmettere il Vangelo, per comunicare valori e bellezza. Vedeva che molti giovani, pur sembrando diversi, in realtà finiscono per essere uguali agli altri, correndo dietro a ciò che i potenti impongono loro attraverso i meccanismi del consumo e dello stordimento. In tal modo, non lasciano sbocciare i doni che il Signore ha dato loro, non offrono a questo mondo quelle capacità così personali e uniche che Dio ha seminato in ognuno. Così, diceva Carlo, succede che “tutti nascono come originali, ma molti muoiono come fotocopie”.
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