La folgorazione di san Paolo e la luce di Caravaggio
Paolo Ondarza - Città del Vaticano
“Mentre ero in viaggio e mi stavo avvicinando a Damasco, verso mezzogiorno, all’improvviso una grande luce dal cielo sfolgorò attorno a me; caddi a terra e sentì una voce che mi diceva: «Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?». Il racconto della conversione di Paolo negli Atti degli Apostoli è fedelmente riprodotto su tela tra il 1600 e il 1601 da Caravaggio. Nella celebre tela dipinta insieme alla "Crocifissione di Pietro" per la Cappella Cerasi di Santa Maria del Popolo a Roma, Michelangelo Merisi assolve in pieno al compito dell’arte sacra, di porsi al servizio della trasmissione della Parola di Dio.
Caravaggio, un rivoluzionario?
“Caravaggio non è un rivoluzionario, non stravolge le regole dell’arte sacra, ma elabora un sistema innovativo”, spiega Rodolfo Papa, pittore, storico dell’arte ed esperto del grande maestro italiano. “La narrazione del testo sacro è il modello a cui aderire e Caravaggio nel solco della tradizione riesce a far emergere la sua cifra stilistica: il rapporto luce –ombra”.
L'errore teologico
La tela della Cappella Cerasi è il risultato di una faticosa elaborazione artistica. Il pittore infatti si vide rifiutare una prima versione, nota come Pala Odescalchi. “In essa – ricorda Rodolfo Papa – venne riscontrato un errore teologico. Traendo ispirazione dagli affreschi michelangioleschi della Cappella Paolina in Vaticano, Caravaggio raffigura un dialogo tra Cristo e Saulo, disarcionato da cavallo. Gesù irrompe nello spazio pittorico, spezzando un ramo di pioppo. Un soldato si difende con uno scudo e alza la lancia. E’ una lotta durante la quale l’essere umano sembra soccombere. Quest’irruenza provocò la domanda: Saulo è libero o costretto di fronte alla chiamata?”. La necessità di una corretta e immediata comprensione del tema della grazia e del libero arbitrio in epoca di riforma cattolica portò alla decisione di elaborare una nuova versione dell’opera.
Il "sì" di Paolo
Da qui ebbe origine la tela più intima della Cappella Cerasi in cui "è raccontata l’adesione di Saulo alla chiamata. Paolo abbraccia Colui che sta vedendo ad occhi chiusi, ma che è nascosto al nostro sguardo. Cristo, il crocifisso, non è presente fisicamente, ma è rappresentato da un’inondazione di luce. Colui che diverrà Apostolo delle genti è steso ai piedi del cavallo, la sua vanagloria è atterrata . E’ divenuto parvulus, piccolo ed è vestito da soldato romano: la conversione avviene infatti mentre era intento a catturare e punire gli ebrei convertiti al cristianesimo. D’ora in avanti deciderà di seguire Cristo che diverrà la sua guida”.
La luce e la presenza di Gesù
Nel solco della tradizione pittorica d’Occidente da Giotto ai fiamminghi, da Leonardo a Tiziano, il Figlio di Dio è luce. Caravaggio, maestro del contrasto luce-ombra, riesce a riempire la tela della presenza del Risorto.
La Cappella Cerasi
La Cappella Cerasi è sicuramente il luogo più visitato della Basilica di Santa Maria del Popolo: oltre alle impareggiabili tele caravaggesche monsignor Tiberio Cerasi, tesoriere della Reverenda Camera Apostolica, comissionò la pala d'altare dedicata all'Assunta ad Annibale Carracci, altro grande protagonista della scena pittorica del primo Seicento. I lavori di ampliamento e risistemazione del sacello, precedentemente appartenuto al cardinale di Venezia Pietro Foscari, furono affidati invece a Carlo Maderno.
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