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Roberto Mantovani, il senza fissa dimora di 64 anni scomparso in questi giorni a Roma Roberto Mantovani, il senza fissa dimora di 64 anni scomparso in questi giorni a Roma

Krajewski celebra il funerale di "Robertino"

Stamani a Roma, nella parrocchia San Pio X, l’elemosiniere del Papa ha dato l’ultimo saluto a Roberto Mantovani, un senza fissa dimora di 64 anni che ha trascorso parte della sua vita in Piazza della Città Leonina, fuori le Mura Vaticane. Un uomo capace, nonostante le difficoltà, di donare un sorriso a chi incontrava per la strada. Carlo Santoro della Comunità di Sant'Egidio: "tutti siamo chiamati a rispondere per la morte di Edwin, che ieri il Papa ha ricordato, e a fare qualcosa per quelli che vivono in strada e che fanno fatica a chiedere aiuto"

Benedetta Capelli  - Città del Vaticano

È un altro Venerdì santo. Papa Francesco, ieri all’Angelus, parlando della morte di Edwin, il senzatetto nigeriano ucciso dal freddo in strada, aveva ricordato quanto diceva San Gregorio Magno, che in “quel giorno non si sarebbero celebrate Messe” proprio perché, dinanzi alla morte di un povero, era “come il Venerdì santo”.

Oggi la comunità di tanti fratelli e sorelle che nasce in strada piange "Robertino", cosi lo chiamavano. Fortunatamente non è morto per freddo e fortunatamente, negli ultimi tempi, aveva ascoltato la voce dei volontari e dopo tante polmoniti, si era trasferito al dormitorio di Binario 95 alla Stazione Termini. Qui si è spenta la sua vita, al caldo e non nell’indifferenza, la malattia che più uccide.

La celebrazione del funerale di Roberto Mantovani
La celebrazione del funerale di Roberto Mantovani

Una porta chiusa

A salutarlo stamani nella parrocchia San Pio X, nel quartiere romano della Balduina, c’erano le persone che gli sono state accanto dalla Comunità di Sant’Egidio, ai volontari di Natale 365, agli ispettori di polizia che proprio nella Piazza della Città Leonina hanno il loro ufficio. Ha presieduto il funerale il cardinale Konrad Krajewski, elemosiniere del Papa, concelebrando con il cardinale George Pell, monsignor Arthur Roche, segretario della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti e una decina di sacerdoti.  

Il cardinale Krajewski ha scelto personalmente il brano del Vangelo di Luca, nel quale Gesù racconta la parabola di Lazzaro e del ricco Epulone, perchè "Roberto dormiva sempre davanti ad una porta chiusa".

I calci al pallone

“Era una persona allegra, solare, nei pranzi che facevamo faceva ridere tutti", racconta il cardinale Krajewski. Per questo, spiega, “era coccolato” da chi lo conosceva. Alcuni, in passato, gli avevano pagato anche una stanza in qualche bed and breakfast della zona intorno al Vaticano per passare la notte e per ringraziarlo così della sua spontaneità. Si faceva voler bene, “donava – fanno sapere dalla Comunità di Sant’Egidio – le maglie di alcune squadre di calcio che teneva nella sua valigia”. Il calcio, quello sì, era la sua passione.

L'omelia del funerale tenuta dal cardinale Krajewski
L'omelia del funerale tenuta dal cardinale Krajewski

Originario di Oppeano, paese del veronese nel quale sarà sepolto accanto ai genitori, aveva avuto un passato nell’Hellas Verona ma un infortunio gli aveva impedito di proseguire la carriera. Nell’esistenza di Robertino non sono mancati momenti difficili. Vivere in strada non è una scelta, “a volte – raccontano i volontari – era triste e si arrabbiava”. Oggi sarebbe felice di sapere che in tanti hanno voluto salutarlo, nonostante le restrizioni anti – Covid. Sarebbe felice di sapere che non è stato considerato “uno scarto”, ma una persona con la sua dignità, la sua bellezza e l’amore che anche un cuore graffiato dalla vita può generare. 

I poveri in drammatico aumento

In strada con i senzatetto e in collaborazione con l'Elemosineria Apostolica ci sono i volontari della Comunità di Sant'Egidio.  Carlo Santoro, responsabile Servizi "Senza Fissa Dimora" della Comunità, commenta così al microfono di Luca Collodi la scomparsa di Edwin: 

Ascolta l'intervista a Carlo Santoro della Comunità di Sant'Egidio

R.- Il Papa ha stigmatizzato questa situazione così drammatica dei tanti senza tetto morti in questi mesi, compresa l’ultima morte di Edwin, deceduto proprio in piazza San Pietro  davanti alla Basilica. Tutto ciò pone un interrogativo per tutti noi. Ci pone dei problemi anche come città,  perché siamo chiamati tutti a rispondere per una morte del genere e a fare qualcosa per quelli che vivono in strada.

Il numero dei nuovi senzatetto aumenta ovunque. Sono persone che hanno perso il lavoro, la casa, a causa della pandemia e della crisi economica…

R.- I poveri sono decisamente in aumento e in particolare sono in aumento quelli che vivono da soli. Purtroppo le risposte in questo momento non sono molte. Per le Istituzioni c'è una situazione di immobilismo totale e questo è un primo problema. Devo dire, tuttavia, che il problema riguarda anche ciascuno di noi. Tutti noi, infatti, siamo chiamati a fermarci con le persone che stanno per strada per aiutarli a trovare delle soluzioni. Certo, il comune di Roma dovrà presto aprire delle strutture, questo ci è molto chiaro perché fa freddo. Però ciascuno di noi deve inventarsi dei modi per entrare in contatto con chi vive per strada e con i quali spesso è difficile relazionarsi.

Molti senza fissa dimora sono migranti...

R.- E’ vero. La storia di Edwin è un esempio. Sappiamo che era nigeriano passato per l'Austria, perché aveva un passaporto austriaco. Questo dimostra quanti migranti vivono nelle nostre strade. Evidentemente non si sono integrati a Roma, che comunque non è una città facile in cui trovare un lavoro e una casa.

La Comunità di Sant'Egidio come risponde a questa emergenza?

R.- Dove possibile stiamo aprendo in tutta la città dei luoghi con pochi posti letto, provando a coinvolgere la popolazione. Il nostro appello è quello di portarci coperte presso la mensa di via Dandolo. Ma anche in un qualunque punto di Sant'Egidio è possibile portare coperte e sacchi a pelo e poi anche unirsi a noi, ai nostri giri per la strada, la sera.

Chi vive per la strada riceve cure sanitarie anti - Covid19?

R.- Quando andiamo per la strada, ovviamente con tutte le precauzioni del momento, diamo le mascherine ai poveri e offriamo un disinfettante per le mani. Chiaramente la situazione è molto difficile in tutti gli ospedali perché molti poveri sono morti a causa dei problemi di cure mancate, perché molti ospedali si sono riconvertiti per il Covid-19. Ma in realtà esistono anche altre malattie, altre patologie che meritano altrettanta attenzione.

Le Istituzioni locali e nazionali cosa fanno per affrontare questi problemi?

R.- Ad esempio c’è il problema degli alberghi chiusi. Io penso che i comuni possano utilizzare gli alberghi chiusi e magari ovviamente pagarli. Questo risolverebbe due problemi in uno,  perché lavorerebbero anche gli albergatori che in questo momento sono in un periodo di crisi. Al riguardo colpisce molto la vicenda di Mario che è morto qualche giorno fa proprio davanti ad un albergo chiuso al centro di Roma. In fondo, forse, sarebbe potuto stare dentro e continuare a vivere. C’è da dire che a Roma negli ultimi mesi sono morte 10 persone, probabilmente i morti sono di più, questi dati sono quelli di cui noi abbiamo avuto notizia e organizzato il funerale. E domenica prossima ci sarà una Messa per ricordare tutti questi amici che sono morti quest'anno per la  strada.

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25 gennaio 2021, 11:00