Nigeria, Kaigama ad Acs: non pagheremo riscatti per rapimenti di religiosi
Tiziana Campisi - Città del Vaticano
I vescovi della Conferenza episcopale nigeriana hanno concordato all’unanimità di non pagare riscatti se si dovessero verificare nuovi sequestri di sacerdoti o prelati. Lo ha dichiarato in un’intervista rilasciata alla Fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs), monsignor Ignatius Ayau Kaigama, arcivescovo di Abuja, pronunciandosi sulla serie di rapimenti e atti di violenza ai danni dei cristiani che si stanno susseguendo ultimamente nel Paese e che manifestano un peggioramento della situazione già gravissima per la comunità religiosa. Il presule ha chiarito che nel malaugurato caso di un nuovo sequestro di un sacerdote, questi chiarirà che la sua diocesi non paga riscatti. Lo scopo è quello di evitare di alimentare un macabro mercato. Monsignor Kaigama ritiene ci siano diverse motivazioni alla base dei rapimenti: “Alcuni sono a scopo economico, perpetrati da criminali alla ricerca di denaro facile”, che tengono le persone in ostaggio e chiedono riscatti di milioni di naira; altri sono legati al fondamentalismo religioso che mira all’espansione territoriale per dominare coloro che sono ritenuti infedeli - e i cristiani in cima alla loro lista -, ma attaccano e uccidono anche i musulmani che non approvano il loro modus operandi. Il presule aggiunge che criminali e banditi sono consapevoli che l’attacco a un prete o a una suora cattolica fa più notizia e pensano così di spingere il governo a prenderli sul serio.
Troppi rapimenti e insicurezza, la polizia faccia di più
“C’è urgente bisogno che il governo nigeriano affronti la situazione addestrando gli agenti di sicurezza ad agire in modo più efficace - afferma monsignor Kaigama -. Ci si aspetterebbe che, con tutto il denaro gestito dai politici, il governo investisse di più nell'acquisto di strumenti validi a perseguire i criminali. Gli agenti guadagnano molto poco e devono affrontare malviventi che hanno armi più sofisticate e spesso sono loro le prime vittime”. L’arcivescovo di Abuja definisce la situazione “un morbo che si sta diffondendo senza che venga fatto alcuno sforzo significativo per arginarlo”. Il 15 gennaio don John Gbakaan, sacerdote della diocesi di Minna, è stato rapito e ucciso il giorno dopo; il 27 dicembre, per la prima volta nella storia della Chiesa cattolica in Nigeria, un vescovo, monsignor Moses Chikwe, ausiliare dell’arcidiocesi di Owerri, è stato rapito da uomini armati e trattenuto per alcuni giorni. Il 15 dicembre è stato sequestrato padre Valentine Ezeagu, sacerdote della Congregazione dei Figli di Maria Madre della Misericordia, rilasciato 36 ore dopo, il 22 novembre è stato prelevato nella sua casa parrocchiale don Matthew Dajo, dell’arcidiocesi di Abuja, liberato dopo dieci giorni di prigionia. Monsignor Kaigama chiarisce che non solo i leader religiosi ma molti altri nigeriani stanno subendo la medesima drammatica sorte. Parlando poi degli autori dei crimini spiega che i termini “terroristi”, “banditi”, “uomini armati” sono stati usati indiscriminatamente per definire gli autori dei rapimenti, poichè la loro identità non è nota con certezza. Rammaricato per le migliaia di persone uccise in diverse parti del Paese senza alcuna reazione significativa, il presule ritiene sconcertante che le forze di polizia non siano in grado di identificare questi soggetti, e ciò avvalora l’opinione che non sono molti gli sforzi compiuti finora per garantire la pubblica sicurezza.
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