Si è spento padre Meda, “iniziatore” delle adozioni a distanza
Debora Donnini – Città del Vaticano
Sono oltre 11mila, fra bambini, ragazzi e disabili, quanti sono stati aiutati in tutto il mondo attraverso il sostegno a distanza, che consiste nell’impegno morale e finanziario continuativo, ma sempre libero, volto a garantire ai bambini e ai giovani dei Paesi in via di sviluppo un aiuto economico, affinché ricevano i beni primari, l’istruzione e le cure mediche di cui hanno bisogno. Un frutto dell’amore creativo di padre Mario Meda, il missionario del Pime morto a 93 anni il 9 gennaio scorso nella casa dei missionari anziani a Rancio di Lecco. Malato da tempo, è stato portato via dalla pandemia.
La nascita e lo sviluppo dell’iniziativa
Padre Mario – nato a Desio nel 1927, ordinato sacerdote dal cardinale Schuster nel 1954 – era arrivato a Kengtung quell’anno, nell’attuale Myanmar. Nel 1958 lanciò un’iniziativa del tutto inedita: affidare l’aiuto di un bambino a una famiglia di benefattori di altri Paesi con quella sorta di “adozione a distanza” ripresa poi da tante associazioni. Le prime furono famiglie americane vicine alla comunità dei missionari del Pime a Detroit.
Nel 1966 dovette lasciare il Paese asiatico per volere del governo dei militari verso tutti i religiosi stranieri entrati dopo il 1948. L’idea del sostegno a distanza andò, però, avanti, dal nuovo Centro di animazione missionaria del Pime a Milano. E nel 1969, partì al Pime in forma strutturata. Padre Meda assieme al confratello padre Mauro Mezzadonna si arrangiarono con delle schedine cartacee riuscendo comunque a mettere in relazione 17mila donatori con bambini segnalati nelle missioni del Pime.
“Adozioni d’amore a distanza” venivano chiamate e per il suo lavoro, nel 2004, padre Mario Meda fu anche ufficialmente insignito dell’Ambrogino d’Oro, la massima onorificenza a Milano, che gli fu consegnata dall’allora sindaco Gabriele Albertini.
La preghiera e Madre Teresa
Toccante la testimonianza che padre Meda raccontò del suo incontro con Madre Teresa di Calcutta relativa all’anno 1977 e riportata dalla rivista del PIME ‘Mondo e Missione’ del 2010, che fa capire la sua profonda fede, il legame con quell’Amore da cui scaturisce l’aiuto agli altri. La Madre gli chiese quante ore pregasse al giorno e padre Meda rispose: “Pensavo lei mi chiedesse se aiuto i poveri!”. Allora la Santa di Calcutta ribatte: “No, perché se non preghiamo molto non siamo uniti a Dio, e se non siamo uniti a Dio non possiamo aiutare i poveri, i quali hanno fame di pane, ma soprattutto hanno fame di Dio!”.
Una fede, quella di padre Meda, che proseguì nella sua opera di confessore nel Duomo di Milano, confortata senz’altro anche dalla gioia di aver potuto vedere uno dei suoi ragazzi, Peter Louis Ca Ku, diventare il vescovo di Kengtung nel 2001.
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