Tanzania, un nuovo seminario per il boom delle vocazioni
Federico Piana- Città del Vaticano
In Tanzania, nazione dell’Africa orientale, tutta la Chiesa è in festa per l’apertura di un nuovo seminario maggiore. La gioia, però, non arriva soltanto dall’aver inaugurato, solo poche settimane fa, una struttura nella diocesi di Kahama che ospiterà 500 seminaristi: l’emozione è generata anche dal fatto di constatare che in tutto il Paese le vocazioni continuano a fiorire senza sosta. Da almeno dieci anni, i numeri di chi vuole donarsi a Dio crescono esponenzialmente ogni anno facendo esaurire i posti disponibili nei seminari maggiori locali, istituiti in ogni arcidiocesi. Ecco perché la Conferenza Episcopale locale ha investito enormi energie ed ingenti fondi per dare vita al Nazareth Major Seminary.
A servizio di tutto il Paese
Don Leonard Maliva, parroco della zona di Ismani e vicepresidente dell’Unione Apostolica del Clero della Conferenza episcopale tanzaniana, racconta che il seminario sarà nazionale: “Ogni diocesi manderà a studiare qui almeno quattro seminaristi. La struttura è stata intitolata alla Famiglia di Nazareth proprio con lo scopo di far sentire ognuno come se fosse a casa propria, anche se proviene da altre parti della Tanzania”.
Sacerdoti, esempio per le nuove vocazioni
L’impennata delle vocazioni, che ha spinto i vescovi a costruire il nuovo seminario maggiore, è dovuta, in parte, a due fattori: l’aumento delle diocesi e delle parrocchie: “Alcuni anni fa le parrocchie – dice padre Maliva – erano poche ma molto grandi per estensione, e i fedeli, soprattutto nei villaggi, vedevano i sacerdoti una volta al mese. Ora che i preti sono più numeorosi e più presenti, i ragazzi possono avere davanti agli occhi l’esempio concreto della vocazione. L’evangelizzazione si è fatta più vicina al popolo”.
Meno missionari più sacerdoti diocesani
Ma alla base della fioritura vocazionale giovanile c’è anche un’inversione di tendenza: il calo della presenza dei missionari provenienti da altri Paesi, soprattutto occidentali, e la crescita del numero dei sacerdoti diocesani e dei vescovi tanzaniani. “Ciò significa – spiega padre Maliva – che i ragazzi, avendo sotto gli occhi dei sacerdoti africani, hanno capito che anche per loro quella strada è possibile. Prima si pensava che fosse un percorso riservato ai bianchi che venivano da fuori”.
I giovani, motore delle vocazioni
A meravigliare positivamente è anche l’età di chi desidera farsi sacerdote: sono ragazzi giovanissimi, molti sono studenti delle scuole secondarie. Le vocazioni adulte sono quasi inesistenti anche se recentemente stanno fiorendo tra gli universitari e tra i giovani laureati. Un segno tangibile di una Chiesa sempre più viva ed in completa evoluzione.
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