Vescovi Usa, appelli alla tutela dei più fragili e della vita nascente
Isabella Piro - Città del Vaticano
La lotta alle discriminazioni, la tutela dei migranti e il rispetto del diritto alla vita: questi gli argomenti affrontati dalla Conferenza episcopale degli Stati Uniti (Usccb) in alcune dichiarazioni rilasciate in questi giorni. Nella prima di esse, i presuli raccomandano la fine delle discriminazioni ingiuste e il sostegno della dignità di ogni essere umano. La nota fa riferimento all'ordine esecutivo del presidente Joe Biden, varato il 20 gennaio, sulla prevenzione e la lotta alla discriminazione basata sull’identità di genere o l’orientamento sessuale. La decisione della Casa Bianca recepisce, in tal modo, la sentenza emessa dalla Corte Suprema nazionale a giugno 2020 nella causa “Bostock contro Clayton County”, con la quale veniva considerato illegittimo licenziare una persona perché omosessuale o transessuale. Pur ribadendo l’importanza di tutelare il diritto ad un lavoro remunerativo, all’istruzione e ai servizi basilari “liberi da ingiuste discriminazioni”, i vescovi statunitensi ricordano, tuttavia, che la decisione della Corte Suprema ha ignorato l’integrità della Creazione di Dio di due sessi complementari, maschio e femmina.
Uguaglianza razziale e false teorie sulla sessualità umana
Per questo, l’ordine esecutivo varato dalla Casa Bianca rischia di violare i diritti delle persone che riconoscono la verità della differenza sessuale o che sostengono “l’istituzione del matrimonio tra uomo e donna per tutta la vita”. Ciò potrebbe comportare, sottolineano i presuli, un’erosione del diritto di coscienza in materia di assistenza sanitaria e una mancata cautela verso le implicazioni nei confronti della libertà religiosa. Riaffermando, infine, che è un atto “nobile” indentificare e porre rimedio “al razzismo e al suo impatto sulla società”, i vescovi sottolineano che però l’obiettivo dell’uguaglianza razziale non deve essere “parzialmente confuso” con l’imposizione di nuovi atteggiamenti e false teorie sulla sessualità umana che possono produrre “danni sociali”.
Cittadini e non cittadini: tutti una stessa famiglia umana
Sempre il 20 gennaio, il presidente Biden ha firmato un altro ordine esecutivo che richiede che tutti i residenti negli Usa siano inclusi nel censimento decennale nazionale, compresi gli immigrati privi di documenti. Al riguardo, l’Usccb ha diffuso una nota in cui accoglie “con favore” la decisione della Casa Bianca che riflette “una verità inalienabile”, ovvero che tutte le persone contano ed hanno una loro dignità umana. L’ordine esecutivo testimonia, inoltre, che lo status di immigrazione non nega “il valore intrinseco della vita umana”, né la capacità di ciascuno di contribuire al benessere e alla crescita di una nazione. “Cittadini e non cittadini - conclude l’Usccb - devono continuare ad essere riconosciuti come membri della stessa famiglia umana”.
Difendere la vita in ogni sua fase
Un ulteriore commento i vescovi americani lo hanno fatto in relazione alla data del 22 gennaio, 48.mo anniversario della sentenza della Corta Suprema “Roe contro Wade” che, di fatto, nel 1973 pose fine alle restrizioni sull’aborto in tutto il Paese. La Casa Bianca ha ricordato tale data definendola un progresso. A tal proposito, l’Usccb ha ribadito l’importanza di tutelare il diritto umano fondamentale alla vita, rifiutando l’aborto e promuovendo, piuttosto, l’aiuto per le donne in difficoltà.
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