Angola, i vescovi di Saurimo condannano l'uso della forza sui manifestanti
Isabella Piro - Città del Vaticano
Soffiano venti di tensione in Angola dove, nella provincia nord-orientale di Lunda, ricca di diamanti, gli indipendentisti del Movimento portoghese Lunda Tchokwe (Mpplt) si sono scontrati con le forze di polizia. Le proteste sono esplose sabato 30 gennaio nella città di Cafunfo, dove i manifestanti avrebbero tentato l’irruzione in una stazione di polizia per innalzare la bandiera del loro Movimento. Gli scontri che ne sono seguiti hanno fatto registrare la morte di almeno 12 persone ed il ferimento di molte altre. Sulla vicenda è intervenuta la Chiesa cattolica locale che, in una nota a firma dei vescovi della Provincia ecclesiastica di Saurimo, condanna l’uso eccessivo della forza da parte della polizia sulla folla. “Abbiamo seguito con sgomento quanto avvenuto – scrivono i presuli – e notiamo che ciò è lo specchio di una realtà più ampia che si estende a tutto il Paese”. L’Angola, infatti, è pervasa dalla “frustrazione di un popolo che vive in una terra ricca, ma non ne vede i benefici”. In particolare, i vescovi denunciano la mancanza “di investimenti pubblici, di acqua potabile ed elettricità, l’assenza quasi totale di assistenza medico-sanitaria, il deterioramento delle infrastrutture e la presenza di condizioni igieniche che gridano al cielo”, mentre “la tranquillità è solo illusoria e precaria”.
Coltivare la politica del dialogo
Al contempo, i vescovi di Saurimo chiedono “un’indagine seria per accertare la verità” sugli scontri del 30 gennaio, perché “nessun angolano dovrebbe morire o essere ucciso per aver pensato diversamente” dalle autorità. Al contempo, sulla sua pagina Facebook, l’arcivescovo di Saurimo nonché vicepresidente della Conferenza episcopale nazionale, monsignor José Manuel Imbamba, deplora “il sangue inutilmente versato”, ribadendo che “tanta violenza e disumanità” non erano necessarie. In questa regione del Paese, aggiunge il presule, sono “molto evidenti i problemi sociali legati alla povertà, all’emarginazione e all’analfabetismo”. Invece di agire con la forza, ovvero con “la politica dei muscoli”, evidenzia quindi monsignor Imbamba, “sarebbe più saggio coltivare la politica del dialogo per risolvere e superare insieme queste palesi asimmetrie sociali”.
Dal suo canto, in un comunicato, il Movimento portoghese Lunda Tchokwe respinge l'accusa di “ribellione armata”, condannando la reazione della polizia come “un' atto barbaro” contro “la popolazione indifesa”. L'autonomia della regione di Lunda è rivendicata dal Mpplt sulla base di un accordo di protettorato concluso tra i nativi Lunda-Tchokwe e il Portogallo nel 1885 e 1894. Tale intesa darebbe al territorio uno status internazionalmente riconosciuto.
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