In Europa Comece e Caritas insieme nella strategia vaccinale
Gabriella Ceraso - Città del Vaticano
Equità di accesso ai vaccini come dettano i principi fondamentali dell'UE e come ha chiesto il Papa e sviluppo di capacità organizzative e logistiche in vista di vaccinazioni di massa. Questo il filo conduttore della dichiarazione comune della Comece e di Caritas Europa. La sollecitazione alle istituzioni europee riconosciute capaci di una risposta rapida anche in termini di mobilitazione delle risorse, si articola nella garanzia di interventi su larga scala per la sicurezza e la protezione della salute come bene pubblico, nella sottolineatura dell'urgenza morale globale che sottosta alla disponibilità piena dei vaccini nel rispetto di principi di solidarietà, giustizia sociale e inclusione.
La Commissione delle Conferenze episcopali e la Caritas Europa accolgono con favore l'istituzione dello strumento globale Covax, che mira a garantire un accesso equo ai vaccini contro il Covid - 19 anche nelle regioni economicamente più deboli, e la disponibilità attuale di diversi strumenti per combattere la pandemia. Con una velocità sorprendente e senza saltare i necessari test di sicurezza ed efficacia per i nuovi vaccini - scrivono- l'umanità dispone ora di strumenti efficaci per affrontare la crisi, tuttavia si rimarca la necessità di sviluppare ulteriormente le capacità organizzative e logistiche per soddisfare "domande crescenti di vaccinazione di massa", riducendo al minimo ogni impedimento in tal senso.
L'impatto della crisi e il rischio dei nazionalismi
In questo momento storico, le istituzioni europee - scrivono - sono chiamate a "compensare l'impatto devastante della crisi in termini di ansia, disuguaglianze sociali emergenti e impoverimento di ampi segmenti della popolazione mondiale", così come ad "aiutare i suoi Stati membri a promuovere campagne di informazione e sensibilizzazione di massa per superare le paure sulla vaccinazione e la disinformazione".
La dura costatazione che viene dalla Comece e dalla Caritas è quella di una prospettiva globale in cui l'accesso alla vaccinazione è stato finora purtroppo disuguale e iniquo finora. Si parla di una "concorrenza dei vaccini", di "nazionalismi" e di "misure protezionistiche per bloccare le forniture di vaccini dai paesi più poveri" che ne risulterebbero ancor più isolati e vulnerabili col rischio che decenni di sforzi nella direzione dello sviluppo vadano perduti. Come è stato sottolineato dal direttore generale dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, Tedros Adhanom, "la priorità deve essere data alla vaccinazione di alcune persone in tutti i paesi, piuttosto che tutte le persone in alcuni paesi".
alla luce anche di tutto ciò le raccomandazioni finali vanno nella direzione della " cooperazione costruttiva" tra Istituzioni e Stati membri della trasformazione della piattaforma Covax in un strumento efficace di solidarietà globale, di un impegno multilaterale e rafforzare le capacità produttive locali, fornendo consulenza e sostegno tecnico per farlo. In questo contesto, l'UE dovrebbe promuovere un approccio multi-stakeholder coinvolgendo cioè, suggeriscono Comece e Caritas, gli attori locali, comprese le Chiese e le organizzazioni religiose, che spesso forniscono assistenza medica e sostegno alle comunità più vulnerabili anche nelle più remote aree rurali.
L'Europa - concludono - può fare della sua politica sui vaccini non solo l'"inizio della fine" della crisi pandemica, ma anche porla come "inizio di un nuovo inizio", per una politica rinnovata al servizio del bene comune e della solidarietà.
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