Filippine, il dolore dei fedeli per la Settimana Santa in restrizione
Federico Piana- Città del Vaticano
Dolore ma anche speranza. Nel cuore dei cattolici filippini questo mix di sentimenti ha cominciato a traboccare quando è stata annunciata la decisione del governo, presa d’intesa con la locale Conferenza episcopale, di permettere lo svolgimento di una sola celebrazione eucaristica al giorno con la presenza ridotta al 10% rispetto alla capacità del luogo di culto. Il periodo della restrizione, dovuta all’aumento della pandemia, sarà in vigore da domenica 28 marzo e durerà fino al 4 aprile, quindi durante tutta la Settimana Santa fino al giorno di Pasqua. La zona interessata al provvedimento è quella dell’area metropolitana di Manila, che conta quasi 13 milioni di persone. “La cosa ci preocupa profondamente, anche perché è un anno che siamo sottoposti a queste restrizioni ad intermittenza" spiegaai nostri microfoni padre Emanuele Borelli, missionario saveriano, che aggiunge: "Oltre alla preparazione dei riti per la Domenica delle Palme, della Settimana Santa e del Triduo pasquale, la Chiesa filippina è anche impegnata per lo svolgimento del Giubileo per i 500 anni dalla cristianizzazione del Paese. Ora tutto si rallenta e si complica".
Come pensa che si possa attenuare questo disagio dei fedeli?
R.- Dovremo pensare di utilizzare i canali radiotelevisivi e i social per arrivare alle famiglie, alle nostre comunità. Però è un modo che ci limita molto: durante una celebrazione, la presenza del popolo di Dio che canta, che vibra con le sue preghiere, è davvero un’altra cosa.
Queste restrizioni, in che misura incidono sulla fede dei filippini?
R.- Portano sofferenza. La fede dei filippini è molto ardente. Ai filippini piace il contatto: toccare la statua dei santi, stringersi le mani durante la preghiera del Padre Nostro, avvicinarsi molto al sacerdote nel momento della Comunione. Qui, c’è anche una tradizione che si chiama ‘Manopò’ che consiste nel prendere la mano del sacerdote e portarla sulla fronte, per invocare la benedizione di Dio. E tutto ciò, purtroppo, non si potrà fare.
Anche se i fedeli filippini non perdono la speranza…
R. - Certamente, anche questa volta non la perderanno. Com’è già accaduto, seguiranno la Messa in radio o in tv. Però, ripeto, non è la stessa cosa. Faccio un esempio per fa capire quanto siano importanti per loro la vita di fede e i sacramenti. Un giorno dovevo andare a benedire una casa e non trovando l’indirizzo ero fermo in strada nell’attesa di chiedere qualche informazione. Una signora mi ha visto e mi ha chiesto insistentemente di andare a portare l’Eucaristia a una persona malata. Sono andato ed ho trovato una donna paralizzata che non usciva di casa da quasi un anno. Le ho chiesto se avesse il desiderio di ricevere il Santissimo Sacramento e lei, quasi piangendo, mi ha risposto di sì. E’ stata un’esperienza eccezionale, un dono grandissimo. La gente vuole ricevere il Signore, non poterlo fare provoca davvero in loro un dolore profondo.
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