Christian e Luca, uniti dal filo rosso dell’amore per l'Africa
Federico Piana- Città del Vaticano
C’è un filo rosso che unisce le vicende umane di due uomini vissute sullo sfondo di un continente africano attraversato da evidenti contraddizioni politiche e sociali. E’ il filo della carità e dell’amore per gli altri che ha accumunato le loro vite, anche se non hanno mai avuto modo di incrociare nemmeno i propri sguardi. Eppure, Christian Carlassare, il vescovo eletto di Rumbek, in Sud Sudan, ferito alle gambe nella notte tra il 25 e 26 aprile scorsi da due sicari mentre si trovava nella propria abitazione, ha molto in comune con Luca Attanasio, l’ambasciatore italiano ucciso a nord di Goma, in Congo, il 21 febbraio di quest’anno durante una missione umanitaria del Programma alimentare mondiale.
La rinuncia di se stessi
Entrambi hanno assunto, fin dentro al più profondo del loro essere, l’atteggiamento di chi rinuncia a se stesso per dedicarsi, con abnegazione, ad esportare pacificazione e solidarietà, aiutando, con iniziative concrete, i popoli che hanno incrociato nel loro cammino. Chi li conosce bene è padre Eliseo Tacchella, missionario comboniano, in Congo da più di trent’anni. Del suo confratello Christian Carlassare racconta che “lui è veramente un figlio di San Daniele Comboni perché, dopo l’aggressione, non ha mai utilizzato il termine ‘banditi’ o ‘assalitori’ ma il termine ‘persone’. E poi mi colpisce il profumo del perdono che emano le sue parole, un perdono che nasce dal cuore”.
Carlassare, pastore conquistato dal Vangelo
Il segno chiaro che Christian Carlassare sia conquistato dal Vangelo e dall’amore per Gesù, padre Tacchella lo percepisce nell’attaccamento alla gente del Sud Sudan del suo confratello: “Si è sempre speso per la riconciliazione di tutto il popolo e dopo questo attentato ha voluto far sapere al mondo che da anni la sua gente sta soffrendo molto più di lui, colpito dalle pallottole del kalashnikov”.
Attanasio, immedesimato nelle sofferenze degli altri
Quando Luca Attanasio è stato freddato sul convoglio umanitario del Programma alimentare mondiale diretto nella cittadina congolese di Rutshuru, la sua vita era impegnata in numerosi progetti di sostegno sociale in collaborazione con la Comunità di Sant’Egidio e non ha mai perso un’occasione per mettere in campo qualsiasi sforzo per tentare una pacificazione nazionale. Eccolo, un altro, forte, punto di contatto con padre Carlassare: l’immedesimazione nelle sofferenze degli altri.
Sostegno senza limiti
Padre Eliseo Tacchella, conosceva bene anche Luca. “Ci siamo scritti più volte-dice- perché mi ha chiesto notizie sul Congo quando lui è arrivato nel Paese. Quello che accomuna Luca e Christian è la voglia di fare il bene, il desiderio di creare unità. Se chiamavi Luca per un problema, lui te lo risolveva in poco tempo. Anche le suore comboniane, che frequentava regolarmente, vedevano in Luca un appoggio, un sostegno”. Stesso atteggiamento che padre Tacchella vede, adesso, in Carlassare: “Christian è un uomo di pace, il pastore che vuole la riconciliazione”.
Il prezzo della verità
Figure che, però, danno fastidio. Al tal punto da essere prese di mira, nel tentativo di abbatterle. “Perché accade? – si chiede padre Tacchella- Io una risposta la trovo in Gesù crocifisso. Uno che fa miracoli, che compie il bene in favore di tutti, viene messo in croce perché rompe gli interessi egoistici di alcune persone. Così, il comportamento di Luca e Christian è fastidioso perché mette in luce cose che si vorrebbero tenere nascoste”.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui