Filippine e il dono di evangelizzare da cinque secoli
Federico Piana- Città del Vaticano
Con cento ‘Porte Sante’ aperte in tutto il Paese nella scorsa domenica di Pasqua, nelle Filippine si è inaugurato ufficialmente il Giubileo per i 500 anni dall’arrivo del cristianesimo nella nazione. Il tema scelto dalla Conferenza episcopale è ‘Gifted to Give’- donato per donare- e ha come obiettivo quello di “ringraziare Dio per il dono della fede che è stato coltivato negli ultimi cinque secoli da una generazione all'altra”, hanno fatto sapere i vescovi, che hanno sottolineano come sia necessario anche essere grati al Signore perché i fedeli filippini, che hanno ricevuto la grazia di conoscere il Vangelo, ora si sono trasformati in un potente motore missionario che, in tutto il mondo, invia sacerdoti e laici per sostenere le comunità ecclesiali colpite da crisi vocazionale e secolarismo. A Pasqua, Papa Francesco ha inviato un video messaggio per l'occasione, sottolineando la grande capacità dei filippini di rialzarsi dalle tante difficoltà incontrate nella loro vita, evidenziando poi il “desiderio di evangelizzare, di raggiungere gli altri e portare loro la speranza e la gioia del Vangelo”.
Essere Chiesa in uscita
La presenza missionaria straniera nel Paese è diminuita ed ha modificato il suo identikit, ha assunto un’altra dimensione. “E’ la dimensione del sostegno alla Chiesa filippina- spiega padre Emanuele Borelli, missionario saveriano a Manila - lì dove, per varie ragioni, non riesce ad essere presente o ha delle difficoltà causate da situazioni complicate e particolari”.
I missionari provenienti da altre nazioni hanno assunto, nel tempo, un ruolo di esempio: mostrare che si può essere davvero una Chiesa in uscita: “Stimoliamo i credenti a diventare più missionari, abbandonando la tentazione di una Chiesa autoreferenziale. E, devo dire, che questo zelo sta crescendo molto” aggiunge padre Borelli.
Contrabbandieri della fede
I filippini che hanno lasciato il proprio Paese alla ricerca di condizioni di vita migliore, hanno portato ,nelle nazioni di destinazione, la propria carica evangelizzatrice: dall’Europa agli Stati Uniti, passando per Giappone e Corea del Sud. “Sono loro che contribuiscono a rendere vive molte realtà ecclesiali del mondo. Sono, come ha detto recentemente Papa Francesco, dei veri e propri contrabbandieri della fede” afferma padre Luigi De Giambattista, missionario guanelliano da più di vent’anni a Manila.
Poi, il missionario, racconta un esempio emblematico: “Ho incontrato due preti filippini perfino nelle sperdute Isole Salomone. E’ stata una scoperta stupenda. Ed è bello pensare che questa ricchezza non è solo composta da Fidei Donum ma anche da sacerdoti che sono cresciuti alla scuola di numerose congregazioni religiose missionarie, alcune delle quali nate qui per i bisogni specifici della popolazione”.
Laici in prima fila
Ma le Filippine hanno ancora bisogno di evangelizzazione. Lo sottolinea Leandro Tesorero, laico filippino, membro attivo della realtà ecclesiale: “nelle Filippine, si dice che molti hanno ricevuto i sacramenti ma pochi sono stati evangelizzati: non tutti sono praticanti. E questo si può fare solo con una costante catechesi missionaria”.
Leandro Tesorero spiega anche che, su questo fronte, i laici sono molto impegnati: " Sono loro ad essere ministri straordinari dell’Eucaristia, ad essere catechisti, animatori e volontari nelle parrocchie. Se nel nostro Paese il numero dei fedeli cresce, il merito è anche della ‘missione’ che compiono i laici”.
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