Brasile: una Pasqua di passione e di solidarietà
Alessandro Di Bussolo e Amedeo Lomonaco - Città del Vaticano
Quest'anno in Brasile, duramente colpito dalla pandemia con una media di almeno 3mila morti al giorno, solo un numero limitato di persone può partecipare alle celebrazioni della Settimana Santa. Il frate francescano minore Rodrigo Peret, membro dell’organismo ecumenico “Red Iglesias y Minería”, spiega a Vatican News che questa, per il Paese latino americano, è una Pasqua di passione. Ogni giorno muoiono migliaia di persone, e i poveri sono i più colpiti dalla crisi legata alla pandemia. Frei Peret ricorda che per rispondere alla crisi innescata dalla pandemia stanno nascendo, nella città dove offre il proprio servizio - Uberlândia, nello Stato del Minas Gerais - tante iniziative di solidarietà, come quella delle cucine comunitarie.
R. - In Brasile viviamo un lungo Venerdì Santo. La passione è la nostra realtà. La situazione nel Paese si sta aggravando. La realtà è il caos, una “esplosione di morti”. Finora marzo è stato il mese più letale in questo tempo di pandemia, infatti si sono registrati, in un solo mese, più di 66mila morti a causa del Covid. Siamo vicini ad una media di 4000 morti al giorno. Ed è stato già raggiunto, complessivamente, un totale di circa 320mila decessi. La crisi connessa alla pandemia non ha portato solo nuovi problemi strutturali. Ma ha rivelato problemi già esistenti e li ha rafforzati. C’è una grande negligenza da parte del governo federale nel coordinare le azioni contro la pandemia. Manca tutto, compreso l’ossigeno negli ospedali. Le persone infette muoiono per mancanza di ossigeno negli ospedali. Il governo federale ha sempre negato la necessità della prevenzione e di seguire i protocolli indicati dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Questo ha condizionato la popolazione, alimentando il negazionismo nei comportamenti. L’uso della mascherine, l’impiego di prodotti disinfettanti e il distanziamento, sono stati abbandonati da molti. Milioni di brasiliani inoltre, a causa della povertà e della disuguaglianza sociale ed economica, non possono vivere in una situazione di isolamento. Vivono e lavorano in condizioni precarie. Non possono svolgere lavori a distanza e devono lasciare le loro case per “guadagnare il pane”. Prendono mezzi pubblici affollati. Quindi i poveri sono i più colpiti. È questa una Pasqua segnata dalla morte. Ma la Risurrezione di Cristo rende i nostri cuori sicuri, anche di fronte alla disperazione. La Risurrezione è la forza che ci muove nella ricerca per superare il caos e la morte. Nel Brasile di oggi la Pasqua si traduce in una maggiore attenzione alla cura della gente. Si traduce in una maggiore solidarietà.
Le celebrazioni pasquali sono tutte online? Come si può mantenere, in questa situazione, lo spirito di comunità, di vita comunitaria nelle parrocchie e nei villaggi?
R. - Anche quest'anno l’esperienza di questo momento è diversa, a causa delle misure imposte di fronte all'avanzata della pandemia. In molte regioni del Brasile le celebrazioni saranno più semplici, con la presenza limitata o senza la presenza fisica dei fedeli nelle chiese. La possibilità di incontri è ancora limitata. Questo influisce certamente sull'importanza dell'incontro comunitario. È importante ricordare che la Chiesa non è solo il tempio, ma è costituita dalle persone. Per questo la Chiesa non si è fermata, o non si è chiusa, ma è viva. In questi tempi di pandemia e di isolamento fisico, abbiamo l'opportunità di ristabilire, nelle nostre case, l'esperienza della fede. Abbiamo l’opportunità di riscoprire a casa che possiamo pregare insieme, stare insieme per celebrare e riflettere. Nel mondo di oggi le famiglie, con tutte le loro diversità, diventano ora uno spazio privilegiato per vivere la fede. Non si tratta semplicemente di trasferire nelle case le attività normalmente svolte in chiesa. Ma si tratta di vivere l’esperienza della fede in tutte le sue diverse dimensioni.
Come riescono a sopravvivere, dopo più di un anno di pandemia e di crisi economica, le persone senza terra e senza tetto in mezzo ai quali presti il tuo servizio pastorale?
R. - Si stima che il 70% dei residenti nelle aree povere in Brasile non abbia abbastanza risparmi per una settimana. Questa popolazione guadagna un reddito pro capite al di sotto della soglia di povertà. Nel primo trimestre del 2021, la disoccupazione è salita al 14%. Questo dato emerge da una statistica che considera soltanto le persone in cerca di lavoro. Per rispondere quindi a questa emergenza, stanno nascendo tante iniziative di solidarietà tra le persone, tra i poveri stessi. Stiamo sviluppando un ministero di solidarietà, una pastorale inserita nell'ottica di promuovere quello che Papa Francesco chiama “Economia di Francesco”. Qui in Brasile la chiamiamo “Economia di Francesco e Chiara”. È il modello di un'economia basata sulla condivisione, sulla solidarietà e non sul profitto o sullo sfruttamento. Ad esempio, ricordo quello che succede ad Uberlândia, città in cui vivo, nello Stato del Minas Gerais. Sono state organizzate cinque cucine comunitarie. Si tratta di iniziative popolari presenti nelle arie urbane e rurali povere. Partecipano a questa iniziativa movimenti sociali che lottano per la terra nelle città e nelle campagne. Aderiscono anche la Chiesa e le organizzazioni popolari. Ci siamo messi insieme e aiutiamo ad organizzare queste attività. I pasti sono cucinati da volontari delle stesse comunità. I poveri sono i protagonisti nella risoluzione dei loro problemi. Ogni giorno vengono preparati e distribuiti 2500 pasti. Vengono anche fornite informazioni sul Covid. Vengono distribuiti volantini che spiegano la situazione. È una azione, quindi, promossa da organizzazioni popolari e dalla Chiesa. Lavoriamo insieme per promuovere un ministero di solidarietà.
L'attività di estrazione mineraria è proseguita, nonostante le restrizioni? Il Governo mantiene almeno i controlli per la sicurezza della popolazione o invece si sono allentati molto?
R. - La maggior parte delle attività economiche, in Brasile, ha registrato un drastico calo delle entrate. I grandi gruppi economici, invece, stanno riuscendo non solo ad evitare la crisi, ma anche a raggiungere un numero elevato di vendite. Il settore minerario è un esempio di come funziona questa ingiusta economia. È uno di quei settori che stanno superando con successo questa crisi. Durante la pandemia, non hanno mai interrotto le loro attività. E in questo settore si continua a mettere a rischio il lavoratore. In questi luoghi di lavoro operano molti lavoratori, e quindi sono a rischio anche le famiglie e le comunità in cui vivono questi lavoratori.
Quale messaggio di speranza voi, impegnati nella pastorale, cercate comunque di far arrivare alla popolazione più povera?
R. - Il nostro è un messaggio di speranza. La Pasqua è arrivata nonostante le tombe. La Croce e la morte di Gesù non sono state la fine della storia terrena. La Risurrezione di Gesù è la nostra forza quotidiana, per questo crediamo nella vita e continuiamo a scommettere sulla vita. In questa Pasqua, in mezzo a tanti dolori e incertezze, cerchiamo di trovare i segni di vita. E da questi segni di vita costruiremo il mondo migliore per tutti che Gesù ha annunciato con la sua Risurrezione. La morte non è l'ultima parola, non siamo più soli. Camminiamo nella certezza che Lui è con noi fino alla fine dei tempi.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui