"Un mese con Maria", la conversione di Carducci
Eugenio Bonanata e Daniele D'Elia - Città del Vaticano
Giosuè Carducci è stato tra i più grandi oppositori della fede. Addirittura, un suo “inno a satana” apparve nella rivista radicale “Il popolo” nel 1869. Comastri ne cita alcuni versi “Gittò la tonaca Martin Lutero: Gitta i tuoi vincoli, Uman pensiero, E splendi e folgora Di fiamme cinto; Materia, inalzati: Satana ha vinto”. Indubbiamente “un inno terribile” questo, afferma il cardinale, dichiarandone fastidiosa anche la lettura. Le parole della composizione sarebbero state insegnate anche al figlioletto Dante, poi morto prematuramente. “Eppure con il passare degli anni il cuore di Carducci si è aperto”. Sua è la poesia “la chiesa di Polente” dove scrive: “mormoran gli alti vertici ondeggianti Ave Maria”. Tra i versi emerge la fede in Gesù maturata anche grazie alla figura di Maria.
L'annotazione di una conversazione di San Luigi Orione con lo scrittore don Domenico Sparpaglione ci rivela che Carducci, un giorno, salito al Piccolo San Bernardo in Val d'Aosta, all'Ospizio Mauriziano, ebbe parecchie ore di conversazione con l'abate Chanoux. Qui "si avvicinò alla Chiesa e ricevette l'Eucarestia dall'Abate, dopo essersi confessato". Ci sono altre testimonianze a conferma di questa conversione. La funzione di Maria, conclude, il cardinale è quella di condurci al Figlio Gesù e molto probabilmente questo è accaduto anche al poeta.
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