Suor Mainetti beata: una luce di cui non c'eravamo accorti
Fabio Colagrande - Città del Vaticano
“Fare ogni piccola cosa con fede, amore ed entusiasmo”. Questo, secondo le parole di Papa Francesco all'Angelus di domenica 6 giugno, il programma di vita lasciato da suor Maria Laura Mainetti, la religiosa, beatificata nello stesso giorno a Chiavenna, nella diocesi di Como. In questo piccolo centro in provincia di Sondrio, suor Maria Laura, che apparteneva alla Congregazione delle Figlie della Croce, era stata uccisa, “in odium fidei”, ventun anni fa da tre ragazze influenzate da una setta satanica. La nuova beata, come ha sottolineato Francesco, “ha amato e perdonato quelle stesse ragazze prigioniere del male”. All’indomani della cerimonia di beatificazione, suor Beniamina Mariani, consorella e biografa di suor Maria Laura, ha commentato le parole di Francesco in un’intervista alla Radio Vaticana.
Con queste parole Papa Francesco ha proprio riassunto chi era suor Maria Laura. Era veramente una persona semplice che non amava mettersi in evidenza. Quando, dopo la sua morte, abbiamo scoperto la sua spiritualità e la sua profondità d’animo, noi, sue consorelle, siamo rimaste veramente impressionate. Ci siamo rese conto che - come dice il Papa nella Gaudete et exsultate – esistono davvero i “santi della porta accanto”.
Suor Beniamina, perché - secondo lei - la sua consorella Maria Laura è stata proclamata beata?
Perché aveva un grande amore, una grande sensibilità, nei confronti dei giovani. Li riteneva i più poveri dei poveri, nel senso che - come educatrice - si accorgeva che sono molto attratti da tutto quello che gli accade intorno, dai media, dai social network, ma non hanno punti di riferimento. Lei sentiva che i giovani di oggi hanno una grande difficoltà ad esprimere la bellezza che hanno dentro e per questo aveva un’attenzione particolare nei loro confronti. Per questo, quella sera, il 6 giugno del 2000, quando una giovane, facendo qualcosa di cattivo, mentendo, la supplicò di incontrarla perché aveva bisogno di aiuto, lei è uscita. Non solo è andata incontro a quelle ragazze, ma anche quando poi la stavano uccidendo ha cercato di richiamarle, di aiutarle, dicendo loro: “Ma cosa fate? Pensateci bene! Lasciatemi andare, non dirò nulla a nessuno…”. Quando poi le sue assassine l’hanno chiamata bastarda e le hanno detto che doveva morire, suor Maria Laura si è messa in ginocchio e le ragazze l’hanno sentita dire chiaramente “Signore, perdonale”.
Questa era davvero Maria Laura: una donna che non dava nell’occhio. Quando però, dopo la sua morte, ho chiesto a chi la conosceva, qui a Chiavenna, cosa ricordavano di lei, mi hanno detto che era chiamata “suor sorriso”, perché era sempre serena. Veloce come uno scoiattolo, girava velocemente per la città per andare a trovare i malati, portare loro la Comunione, per andare a visitare chi era solo… Solo dopo la sua morte, riflettendo, ci siamo resi conto di chi era. Era una luce in mezzo a noi, ma non ce n’eravamo accorti.
Che esempio di santità ci lascia suor Maria Laura?
Al martirio non ci si arriva improvvisamente, ci vuole una vita per prepararlo. Noi veramente ci siamo resi conto che la sua vita poteva essere riassunta in un breve motto, riportato su un cartello appeso fuori dalla Chiesa di Chiavenna: “Entra per pregare, esci per amare”. Lei, al mattino presto, era sempre davanti all'Eucaristia in profondo silenzio e poi usciva... ed amava. Era davvero una donna “in uscita” a tutti i livelli, questa è Maria Laura. Lei stessa, nei suoi scritti che sono stati scoperti solo dopo la sua morte, scriveva: “Io sono una donna felicissima perché sento la presenza di Cristo Risorto che mi ama, che mi vuol bene, mi perdona e non mi abbandona e lo cerco nei fratelli che incontro nella mia vita quotidiana”. Tra questi lei ricordava in particolare i più piccoli, i giovani, quelli che sentiva erano i meno amati. Questa era la sua vita, questi erano i suoi scritti, ma noi l’abbiamo scoperta e valorizzata solo dopo la morte. La consideravamo una persona normale. La stimavamo, apprezzavamo, ma non avevamo colto la sua profondità. Lei viveva in continuazione in relazione con Dio e con gli altri.
Quali emozioni ha vissuto durante la cerimonia di beatificazione?
Durante la cerimonia, domenica a Chiavenna, quando ho visto tanta gente che proveniva da tante parti del mondo, ho sentito davvero presente la Chiesa. E suor Maria Laura non l'ho sentita là sull'altare, ma l'ho sentita in mezzo a noi, con umiltà, perché tutti erano veramente attratti dal suo messaggio. La cosa che mi ha lasciato più impressionata e che io stessa, in quel momento, non pensavo a quello che avevo scritto su suor Maria Laura, ma la sentivo presente, vicina. È stata veramente una cerimonia intrisa di spiritualità, ci siamo resi conto che lei era viva, presente in mezzo a noi, e ci lanciava ancora il suo messaggio.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui