50 anni di Caritas, protagonista delle riforme del welfare italiano
Marco Guerra – Città del Vaticano
Non è un traguardo di arrivo, ma una tappa da cui ripartire con creatività, per “coltivare sogni di fraternità e ad essere segni di speranza”. Così la Caritas definisce il suo compleanno a 50 anni dalla nascita il 2 luglio del 1971. E oggi un nuovo slancio per presentare quanto è già in programma. Tra le novità audiolibri, racconti e un francobollo dedicato: cinquant’anni di cambiamenti sociali e demografici, in cui si sono susseguite emergenze, crisi economiche e modelli di sviluppo. La Caritas italiana ha dato nuova linfa a tutti gli organismi di prossimità cattolici e in molti casi ha ispirato e animato diversi processi di riforma.
Una ricerca sull’opera della Caritas
Questo percorso fecondo viene messo a fuoco da Massimo Campedelli, sociologo della Scuola Sant’Anna di Pisa, esperto di welfare e coordinatore della ricerca, ‘Dentro il welfare che cambia. 50 anni di Caritas, al servizio dei poveri e della Chiesa’ che viene diffusa proprio in questo speciale anniversario.
Campedelli: Caritas ha rinnovato i servizi di prossimità
A Vatican News Campedelli ricorda i primi passi dell’organismo caritatevole della Cei: “La fonazione di Caritas si deve ad un intuizione di Paolo VI alla fine del Concilio Vaticano II, di concerto con monsignor Giovanni Nervo e l’allora presidente della Cei monsignor Enrico Bartoletti, con l’invito del Pontefice a ripensare il mondo di stare nella società e con i poveri da parte della Chiesa italiana”.
Contaminare il welfare
Il sociologo sottolinea che la Caritas ha in primis aiutato la Chiesa nel riconoscere i poveri e le condizioni di bisogno come centrali nella propria missione “non in modo assistenziale ma in modo promozionale, in maniera tale che le comunità si organizzino per dare risposte a chi ha più bisogno”. “Va evidenziato il rapporto con il sistema del welfare – prosegue – e la Caritas oltre che immaginare percorsi di assistenza concreta, come le mense, ha inciso profondamente nell’educazione civica; migliaia di giovani hanno fatto il servizio civile o l’anno di volontariato sociale in Caritas e questo grazie alla legge sull’obiezione di coscienza voluta dalla stessa Caritas italiana”.
Una scuola di cittadinanza
Secondo Campedelli si tratta di una vera e propria scuola di cittadinanza che ha formato migliaia di ragazzi, alcuni dei quali hanno fatto una scelta di vita religiosa, diventando sacerdoti o suore, “molti hanno scelto uno sbocco professionale nelle cooperative sociali”, altri ancora sono diventati “amministratori pubblici”.
Il contributo sulla legislazione
Tutto questo movimento ha influito anche sulla legislazione. “Credo che non ci sia legge nell’ambito del welfare italiano che non abbia visto il contributo della Caritas italiana – aggiunge in conclusione il sociologo – dalla legge sull’immigrazione alla legge sull’infanzia a quella sull’imprenditoria giovanile, in pratica è stata un grade attore di innovazione dello stato sociale del Paese”. Per dare un’idea della vastità dei campi di intervento, Campedelli elenca alcuni uffici dell’organismo della Cei: usura, povertà, emergenze internazionali, problematiche legate alla salute, immigrazione. Basta dire che “l’attuale presidente del consiglio Mario Draghi nella relazione alle Camere ha citato i dati della Caritas sulla povertà”.
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