Domenica del Mare: l’Italia prega per i migranti morti nel Mediterraneo
Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
“Risplenda il tuo volto, o Padre” per tutti i migranti, “in particolare, per quanti tra loro hanno perso la vita in mare, naviganti alla ricerca di un futuro di speranza”. “Al cuore delle loro famiglie, che non avranno mai la certezza di ciò che è successo ai loro cari, Dio sussurri parole di consolazione e conforto”. Si apre così la speciale “preghiera dei fedeli” che la Conferenza Episcopale Italiana, chiede di leggere in tutte le parrocchie nella Messa di oggi, 11 luglio, Domenica del Mare e festa di san Benedetto, patrono d’Europa.
In Italia, 1,7 milioni di lavoratori nell’industria marittima
Nel giorno che è occasione, ogni anno, per ricordare gli 1,7 milioni di lavoratori dell’industria marittima, ma anche i tanti cappellani e volontari della Stella Maris che continuano ad offrire il loro supporto, don Bruno Bignami, direttore dell’Ufficio Apostolato del mare della Cei, invita a non pensare al mare solo in termini di vacanze e di turismo. “C’è una bellezza che attrae e rigenera – sottolinea, ma non dobbiamo dimenticare le tragedie del mare: gli immigrati morti in viaggio di speranza, i marittimi su cui hanno pesato i mesi di pandemia, l’inquinamento di plastica dell’ambiente marino”.
Come san Benedetto, “messaggeri di pace e maestri di civiltà”
Nella loro nota, i vescovi italiani sottolineano che l’iniziativa di preghiera, in memoria dei migranti morti nel Mar Mediterraneo e lungo le rotte terrestri, è ispirata alla figura di san Benedetto, ed esorta “ogni cristiano a essere, sull’esempio del santo patrono d’Europa, messaggero di pace e maestro di civiltà”. Spiegano che simili tragedie “scuotono le coscienze e chiedono di guardare con lucidità al fenomeno delle migrazioni”. E ricordano il dato drammatico dell’Organizzazione mondiale per le migrazioni (Oim): nei primi cinque mesi del 2021 nel Mediterraneo centrale sono morti 632 migranti (+200 per cento rispetto allo scorso anno), di cui 173 accertati e 459 dispersi.
Più di quattro morti al giorno sulla rotta del Mediterraneo
Sono “più di quattro al giorno – sottolinea la Cei - a cui purtroppo occorre aggiungere le vittime degli ultimi tragici naufragi, delle altre rotte del mare, tra cui quella delle Canarie che ha avuto una tremenda escalation nell’ultimo anno, e i tanti fratelli e le tante sorelle morti lungo il deserto del Sahara, in Libia o nei Balcani”. Come ha drammaticamente ricordato Papa Francesco nell’Angelus del 13 giugno, i vescovi italiani sottolineano che “il Mediterraneo è diventato il cimitero più grande dell’Europa” ed esortano ad “aprire il cuore ai rifugiati”, invitando “le comunità ecclesiali a non dimenticare quanti hanno perso la loro vita mentre cercavano di raggiungere le coste italiane ed europee”.
Il testo completo della preghiera
Questo il testo integrale della preghiera: “Per tutti i migranti e, in particolare, per quanti tra loro hanno perso la vita in mare, naviganti alla ricerca di un futuro di speranza. Risplenda per loro il tuo volto, o Padre, al di là delle nostre umane appartenenze e la tua benedizione accompagni tutti in mezzo ai flutti dell'esistenza terrena verso il porto del tuo Regno. Al cuore delle loro famiglie, che non avranno mai la certezza di ciò che è successo ai loro cari, Dio sussurri parole di consolazione e conforto.
Perego (Migrantes): l’Europa ripensi al suo diritto d’asilo
Chiediamo a monsignor Giancarlo Perego, arcivescovo di Ferrara-Comacchio e presidente della Fondazione Migrantes della Cei, quali immagini dobbiamo avere nel cuore durante questa invocazione:
Due immagini: da una parte quella di San Benedetto, perché domenica anche nella festa di San Benedetto, il patrono d'Europa e quindi l'immagine di un santo che ha fatto della preghiera, del lavoro e dell'attenzione, dell’accoglienza ai forestieri, la sua regola. Avere quest’immagine come un modello a cui ispirarsi in un’accoglienza di coloro che sono in cammino, 270 milioni di persone e 22300 persone che sono sbarcati quest'anno sulle coste italiane. E dall’altra l'immagine di uomini e donne come noi, di bambini, di ragazzi, di giovani che sono alla ricerca di una situazione di sicurezza per la loro vita. Persone che provengono soprattutto da Paesi come Bangladesh, il Sudan, il Mali, dalla Tunisia, dal Marocco e sbarcano sulle nostre coste, e che tante volte non arrivano a sbarcare come i 650 che in questi primi mesi sono morti e che si aggiungono gli altri 7000, morti dal 2017 ad oggi.
Morti nell'indifferenza della comunità internazionale, sembra. Davvero San Benedetto dovrebbe smuovere i cuori dei politici, oltre che la solidarietà dei cristiani…
Credo che sia importante, in questa giornata in cui ricordiamo San Benedetto, in cui siamo impegnati alla preghiera anche su indicazione della presidenza della Cei, che soprattutto la politica faccia un esame di coscienza, se di fronte a questo diritto d'asilo, in particolare, sta realizzando tutto ciò che è importante per governare questo fenomeno e per tutelare i diritti dei più deboli. Mi pare che ci sia una carenza di politica, una carenza di impegno a trovare le strade che possono essere importanti insieme, come casa comune europea, nel gestire il Mediterraneo. Che è una strada oggi percorsa da tante persone che sono alla ricerca di libertà e che cercano anche un Paese dove far crescere i propri figli, dove trovare un lavoro, dove cercare una sicurezza che manca nei loro Paesi.
Forse il fatto che quest'anno sbarchi meno gente aumenta questa indifferenza? Ma cosa si può fare, perché come recita la preghiera che proponete, perchè con leggi giuste e solidali il Mare Nostrum diventi arco di fratellanza di popoli e culture e non il cimitero più grande d'Europa?
Credo che il primo aspetto importante sia che il Mare Mediterraneo sia di nuovo controllato da una grande operazione umanitaria europea come fu l'operazione Mare Nostrum degli anni dal 2015 al 2017. Un'operazione che possa far diventare nostro e non dei trafficanti e non di chi respinge, un mare dove vedi appunto persone alla ricerca di sicurezza, e che chiedono di essere tutelate in un diritto fondamentale come il diritto d'asilo. Quindi un primo impegno è non solo guardare ai pochi che sono sbarcati, dall’inizio di quest’anno 22300 persone, ma guardare anche i 60 mila, quindi a tante altre persone che sono state respinte, e che tante volte sono state respinte in una realtà che sono le carceri, i campi della Libia, dove trovano spesso la morte, e subiscono violenza. Si tratta, ripeto, soprattutto di giovani, donne, ragazzi anche minorenni. Quindi credo che l'impegno dei politici sia anzitutto far diventare nostro, europeo questo mare. E poi il secondo impegno, certamente importante, è fare in modo che la riforma del diritto d'asilo, la riforma del regolamento di Dublino, porti ad un impegno di solidarietà comune di tutti i 27 paesi europei, con un'accoglienza di queste persone che sono alla ricerca di un futuro. Tanto più che, come dicono anche i dati, nei prossimi anni avremmo bisogno di persone. L’Europa sta morendo, non ha lavoratori sufficienti, è alla ricerca continua di persone, di intelligenze e quindi la migrazione anche nel nostro Paese, può diventare una grande risorsa per la vita dell'Europa. Perché l'Europa diventi veramente casa comune anche di tante persone in ricerca di sicurezza, di libertà, che possono dare il meglio di sé stessi, se accolti.
La preghiera muove il mondo, questo è sicuro. Ma come Fondazione Migrantes cosa proponete ai cattolici italiani come impegno concreto di solidarietà con chi cerca un futuro migliore, viaggiando per mare o per terra?
In questi anni è nata innanzitutto una rete molto importante nelle nostre parrocchie e negli istituti religiosi, che ha portato mediamente all'accoglienza, ancora oggi, tra le 15 e 20 mila persone. Un’accoglienza che ha toccato anche le famiglie: quasi 1000 famiglie che hanno accolto in casa un ragazzo. Che ha portato a sollecitare una nuova legge sulla tutela dei minori non accompagnati, che sono soprattutto adolescenti fra i 15 e i 17 anni. Tante volte l'associazionismo cattolico è stato in prima linea nella sperimentazione, nei servizi, segni attraverso anche la rete della Caritas, di un volontariato cattolico molto diffuso nel nostro territorio. Gesti concreti che hanno fatto sentire vicino, prossimo, una persona che era in fuga e cercava sicurezza. Dall'altra parte è chiaro che è importante che i cattolici italiani facciano diventare il tema dell'immigrazione un tema politico, che identifica una caratteristica dell'impegno sociale dei cattolici in Italia. Già questo era stato sottolineato nelle ultime Settimane Sociali, e credo che ancora di più oggi diventa un impegno, non solo in Italia, ma un impegno per una politica europea alla quale i laici cattolici sono chiamati. Senza far venir meno la preghiera che, come diceva il cardinale Daniélou, ha sempre una dimensione sociale, perché ci ricorda il comandamento fondamentale dell’amore che va tradotto, poi, in gesti nella quotidianità, che vedono i laici impegnati in famiglia, nella scuola, nelle opere pubbliche, nelle diverse realtà.
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