Fra Fusarelli: a servizio della Chiesa imparando dai "piccoli"
Benedetta Capelli e Tiziana Campisi – Città del Vaticano
“Il serafico padre San Francesco le sia di incoraggiamento nella guida dei suoi frati”: è l’auspicio che Papa Francesco ha rivolto a fra Massimo Giovanni Fusarelli, eletto nuovo ministro generale dell’Ordine francescano dei frati minori per il sessennio 2021-2027. In un messaggio di felicitazioni inviato al religioso, il Pontefice ha voluto congratularsi appena appresa la notizia dell’elezione, assicurando la sua preghiera e la sua benedizione. Fra Fusarelli è venuto a conoscenza del messaggio del Papa dalla nostra testata.
Fra Fusarelli, come ha accolto il messaggio del Papa per la sua nomina?
Beh, innanzitutto una grande sorpresa, io l’ho saputo da Vatican News, quindi dai media vaticani, prima che arrivasse qui. Ci è arrivato in diretta, e ci ha consolato e sostenuto. A me per primo, naturalmente, perché era rivolto proprio alla mia persone. Poche parole, però molto vere... Diciamo, parole non burocratiche. Anche per i frati, qui nel Capitolo, è stato un segno di attenzione, di cura, che ci fa bene, ci fa sentire in comunione con il Papa, con la Chiesa universale e anche pronti a rispondere alla chiamata della Chiesa a uscire dai nostri luoghi e ad annunciare il Vangelo in tutte le realtà in cui siamo. Noi siamo presenti in circa 60 Paesi del mondo, e qui ci è chiesto di fare un passo oltre, in mille modi diversi. Poi il fatto che il Papa fosse in ospedale, in convalescenza, d abbia avuto questo pensiero per noi, ce lo fa amare ancora di più.
Lei ha una storia di dedizione tra i terremotati di Accumoli e Amatrice, tra le borgate di Roma, che cosa porta di questa sua esperienza in questo nuovo ruolo al quale è stato chiamato?
Quello che è cresciuto dentro di me è innanzitutto il legame con la vita reale delle persone, degli uomini e delle donne di oggi, in particolare di chi soffre, dei piccoli, dei poveri. Questo contatto con la realtà, mi ha aiutato a crescere. Poi porto con me quello che ci dice il Vangelo di Matteo, e cioè che Dio, il Padre, rivela i suoi misteri ai piccoli, non a quelli che si credono intelligenti. Pensavo proprio stamattina che la scuola dei piccoli io l’ho avuta e e ce l’ho ancora perché mantengo contatti con diverse di queste persone, soprattutto ad Amatrice e Accumoli. Alla scuola dei piccoli desidero imparare a fare un servizio come questo "da piccolo", cioè non da chi pensa di poter fare da solo o di avere tutta la scienza e l’intelligenza per portare avanti un servizio del genere, ma come uno che resta aperto. Un’altra cosa che porto nel cuore è anche il senso di compassione, cioè il lasciarsi toccare dalla vita delle persone, lasciarsi un po' a volte "fracassare" dalla vita delle persone perché questo aumenta le domande e allarga il cuore. Con questo, insieme ad altre esperienze che ho avuto anche internazionali dell’ordine, spero di riuscire ad aprire il cuore e la mente alle culture, alle lingue, ai Paesi che dovrò visitare e con i quali stare a contatto.
E secondo lei, i piccoli che cosa hanno imparato dalla sua vicinanza? Che poi è la vicinanza della Chiesa…
A sentire la vicinanza... Più che imparato hanno colto che possiamo essere vicini, che noi, non tanto la Chiesa come istituzione astratta, ma persone concrete che vivono il Vangelo e seguono Gesù, sono vicine a loro. Quindi non sentire la Chiesa come un’istituzione lontana che appare solo in certi e determinati spazi o momenti, ma come una realtà prossima. A me è arrivata tanto questa risposta e anche a diverse di queste persone che poi non si sono aperte, in modo dichiarato, a un cammino di fede, diciamo più istituzionale, più organizzato; però è come se si fosse riaccessa una fiamma della fede che può preparare poi a una professione di fede più matura. Allora la fede, la presenza di Dio, è una realtà che tocca la mia vita, che è presente, ci posso credere, mi posso affidare.
Al di là dell’augurio del Papa, c'è un augurio particolare che le è arrivato, magari proprio da quelle zone meno frequentate, un po' dimenticate, appunto, come quelle dei terremotati, quelle delle borgate?
Sì, me ne sono arrivati parecchi, ieri sera, anche stanotte. Li ho trovati stamattina e diversi è come se dicessero: insomma sei lì anche grazie a noi. Questo mi è piaciuto, mi ha fatto sorridere perché, con questo loro orgoglio, hanno detto la verità. Penso che se questo servizio ora è maturo per me è anche perché ho avuto questo contatto, questa condivisione di vita. Poi ci sono stati altri, specialmente alcune persone semplici, specialmente nonne, che mi hanno scritto: “Dio ti protegge, non avere paura”. Detto da persone che hanno sofferto molto è una benedizione che vale tantissimo, quasi quanto una benedizione apostolica. A chi ancora dai francescani, oggi, in questo mondo, aspetta - e sono tanti - una parola e un esempio di vita, mi sento di dire: sosteneteci, aiutateci, apriteci la strada per vivere oggi la nostra vocazione e viverla veramente.
Oggi siamo sulla scia di Papa Francesco, anche pensando alla Fratelli tutti che richiama appunto quell’abbraccio anche in un mondo diverso da noi, in un mondo lontano. Questa fratellanza realmente può guidare il suo cammino e quello di tanti francescani?
È chiaro. Già San Francesco ha superato le barriere del suo tempo: dai lebbrosi, al mondo musulmano, ai peccatori, a chi era lontano dalla Chiesa. Papa Francesco è andato oltre queste barriere e lì ha trovato la strada del Vangelo. Quindi, speriamo che se ne apranno molte di queste strade.
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