Pizzaballa: il pellegrinaggio è nel Dna di Gerusalemme
Fausta Speranza – Città del Vaticano
“Il ritorno dei pellegrini significa per Gerusalemme tornare a respirare con due polmoni”: con queste parole Sua Beatitudine Pierbattista Pizzaballa ha aperto ieri con gioia le porte del Patriarcato di Gerusalemme dei Latini a fedeli, sacerdoti e giornalisti che sono in questi giorni in Terra Santa quale primo gruppo dell’Opera Romana Pellegrinaggi – guidato dal cardinale Enrico Feroci e dall'amministratore dell'Orp, don Remo Chiavarini - dopo un anno e mezzo di chiusure per la pandemia. Tante le riflessioni del patriarca di Gerusalemme dei Latini al nostro microfono:
Il patriarca Pizzaballa non nasconde qualche preoccupazione in più a viaggiare ma rinnova con slancio l’invito a venire in Terra Santa. Della situazione politica, a due mesi dagli scontri, dice che molte delle tensioni sono rientrate anche se non si intravede una vera soluzione della questione israelo-palestinese: i cambiamenti – spiega – hanno bisogno di un contesto che qui ora non c’è. È il momento di seminare, aggiunge. Poi lo sguardo a Roma, per ricordare che Gerusalemme ha bisogno di Pietro come la Chiesa di Roma ha bisogno della Chiesa “madre”:
Il raccoglimento in più
Il senso del pellegrinaggio in Terra Santa - come ci ha ricordato in questi giorni il cardinale Enrico Feroci – “permette di sperimentare con gli occhi”. È un’esperienza straordinaria sempre, che questo primo gruppo sta vivendo in una dimensione ancora più particolare di raccoglimento: nei luoghi sacri, infatti, non ci sono le consuete file per accedere o il normale vocio di tanti turisti. Si tratta di un tempo di dolore per l’assenza dei pellegrini, sottolinea il patriarca, ma anche di un’occasione di riflessione:
Ripensare ritmo e modalità di viaggi
Non abbiamo bisogno di masse, dice monsignor Pizzaballa, spiegando che questo tempo di vuoto, dopo aver portato tanti gravi problemi a tutti e in particolare alle tante famiglie che vivono di turismo in questa terra, può essere un’occasione di ripensamento. Si può cercare di ripensare ritmo e modalità di viaggi per far sì che rispondano sempre meglio alle esigenze dei pellegrini ma anche di chi fa turismo religioso e magari può essere toccato spiritualmente dall’incontro con i luoghi, con i fatti di Gesù e dunque con la persona di Cristo.
La preghiera al Santo Sepolcro
Dopo la Messa al Getsemani, la visita a Betlemme, nell’esperienza di questi giorni è arrivato il momento della preghiera al Santo Sepolcro, con l’abbraccio ideale tra i frati della Custodia e il cardinale Feroci:
L’arrivo è stato accolto con la preghiera cantata dai frati minori della Custodia, che hanno dato il benvenuto commosso al cardinale Feroci e al suo gruppo. In particolare, fra Sinisa ha ricordato che mai la Basilica del Santo Sepolcro è stata chiusa davvero. Lo ha sottolineato spiegando di essere rimasto sorpreso e ferito alla notizia data dai media di una presunta riapertura con la fine del lockdown. Non si è mai smesso di celebrare né di giorno né di notte al Santo Sepolcro, spiega il frate, assicurando che la preghiera è costante per tutti i cristiani nel mondo e chiedendo che si preghi per la Terra Santa.
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