Santa Monica una donna di Chiesa da imitare
Tiziana Campisi – Città del Vaticano
“Muliebre l’aspetto, virile nella fede, vegliarda nella pacatezza, materna nell’amore, cristiana nella pietà”: la personalità di Monica è tutta in questa efficace combinazione di parole del figlio Agostino nelle Confessioni. La cultura cristiana conosce Santa Monica, vissuta nel IV secolo, attraverso alcuni scritti del suo illustre primogenito, vescovo di Ippona e padre della Chiesa. Sant’Agostino la descrive così ampiamente da lasciarcene un profilo dettagliato. Ne emerge una donna forte, salda nella fede, amorevole verso il prossimo, una sposa virtuosa e una madre premurosa. Un modello di donna credente, potremmo definirla, immersa nella vita della Chiesa. Di famiglia cristiana ed educata alla fede cattolica, era assidua nell’elemosina, devota ai Santi e soleva recarsi in chiesa ogni giorno per nutrirsi della Parola di Dio e pregare. “Tra due anime di ogni condizione, che fossero in urto e discordia, ella, se appena poteva, cercava di mettere pace - scrive di lei Agostino -. Delle molte invettive che udiva dall’una contro l’altra (…) non riferiva all’interessata se non quanto poteva servire a riconciliarle”.
Donna di Chiesa
Monica, donna di Chiesa, era sempre pronta ad apprendere e mettere in pratica quanto sacerdoti e vescovi predicavano. E quando dubbi, incertezze e tempeste le sconquassavano il cuore, cercava risposte nella sua fede. Dio le offriva sempre un porto sicuro guidandola attraverso i suoi ministri; Monica vi si rivolgeva nei momenti più difficili, pronta ad accogliere i loro consigli, certa che le loro parole fossero moniti dell’Onnipotente. Rievocava spesso il suggerimento di un vescovo, al quale aveva insistentemente chiesto di parlare con Agostino per dissuaderlo dai suoi errati principi, di continuare soltanto a pregare Dio, perché un “figlio di tante lacrime” non sarebbe andato certamente perduto. E a trasferitasi a Milano, dove Agostino era stato nominato docente di retorica, accettò con “devozione e ubbidienza” l’invito ad abbandonare l’abitudine, appresa in Africa, di “portare sulle tombe dei santi una farinata, del pane e del vino” perché il vescovo Ambrogio aveva vietato simili consuetudini, e “in luogo di un canestro pieno di frutti terreni imparò a portare alle tombe dei martiri un cuore pieno di affetti più puri. Così dava ai poveri quanto poteva, anche se a celebrarsi era la comunione del corpo del Signore”. Ambrogio, racconta ancora Agostino, stimava e apprezzava Monica “a cagione della sua vita religiosissima, per cui fra le opere buone con tanto fervore spirituale frequentava la chiesa” e spesso, incontrandolo, “non si tratteneva dal tesserne l’elogio e dal felicitarsi” con lui “per una tal madre”. Monica si era infatti inserita pienamente nella diocesi di Ambrogio e era in prima fila tra quei fedeli che con veglie di preghiera vigilavano sui luoghi di culto perché non venissero occupati dagli ariani.
La saggezza cristiana di Monica
Chiunque la conosceva, rivelano le Confessioni, avvertiva la presenza di Dio nel suo cuore “dalla testimonianza dei frutti di una condotta santa”. “Credo in Cristo che prima di migrare da questo mondo ti avrò veduto cattolico convinto” disse al figlio Agostino che le aveva rivelato di non essere più manicheo ma convinto di non poter trovare la Verità. E poi c’è la saggezza cristiana di Monica ad emergere nelle opere di Agostino. È lei, nei Dialoghi filosofici, ad offrire risposte di fede, con vocaboli semplici e popolari ma ricchi di Verità, capaci di fronteggiare la sapienza classica, tanto da stupire lo stesso Agostino che si sforzava “di comprendere da quale e quanta sovrumana sorgente derivassero le sue parole”. La risposta ce la offre la studiosa Marie Aquines Mc Namara: “Anni di vita nella fede avevano dato a Monica delle intuizioni che la portavano alle stesse conclusioni dei ragionamenti di Agostino filosofo”. Infine il culmine della maturità cristiana di Monica è nella pagina dell’“estasi di Ostia”, il racconto di Agostino dell’alto colloquio avuto con la madre sulla vita eterna e la contemplazione della Sapienza. Monica, con al fianco il figlio pienamente convertito alla fede cattolica, sente di avere raggiunto il vertice della sua esistenza; è grata a Dio, perché le ha concesso più di quanto aveva chiesto, Agostino ha infatti deciso di dedicare la sua vita interamente alla Chiesa, e dunque ha esaurito le sue speranze sulla terra, si sente, perciò, pronta ad entrare nel gaudio del Signore. E ci offre l’ultimo insegnamento: una vita pienamente vissuta nella fede prepara ad affrontare serenamente l’incontro con Dio. Monica morì ad Ostia Tiberina nel 387, all’età di 56 anni. Lontana dalla sua terra, ma matura nella fede, alla domanda di alcuni amici se non l’impauriva l’idea di lasciare il corpo in terra straniera esclamò: "Nulla è lontano da Dio, e non c'è da temere che alla fine del mondo Egli non riconosca il luogo da cui risuscitarmi’”.
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