Ccee: le Chiese in dialogo sulle sfide in Europa e nel mondo
Giancarlo La Vella – Città del Vaticano
La Plenaria del Ccee, il Consiglio delle conferenze episcopali d’Europa, si chiuderà domani quando i partecipanti si recheranno al Palazzo Lateranense, accolti dal Vicario generale di Papa Francesco per la diocesi di Roma, il cardinale Angelo De Donatis. Poi, nella Basilica di San Giovanni in Laterano, prenderanno parte alla celebrazione eucaristica presieduta dal neo eletto presidente del Ccee.
Trovare soluzioni
I presuli da giovedì scorso hanno discusso sulla realtà che il Vecchio continente sta vivendo, mettendo a confronto le esperienze delle singole realtà, quelle più grandi e strutturate e quelle più piccole, così come ha riferito, nell’intervista a Radio Vaticana-Vatican News, il cardinale Jean Claude Hollerich, presidente della Comece, la Commissione delle conferenze episcopali della Comunità europea. Un incontro importante, dunque, a 50 anni dalla creazione della istituzione, che consente, proprio attraverso il confronto, di trovare soluzioni pastorali comuni alle emergenze che l’Europa sta vivendo.
Cardinale Hollerich, che bilancio si può fare non solo di questa plenaria, ma di 50 anni di vita del Ccee?
Penso che sia stato un bel cammino e che possiamo guardare a questi 50 anni con profonda gratitudine e poi guardare anche come noi dobbiamo camminare verso l'avvenire, vivere il presente per andare verso il futuro. Abbiamo compiti importanti: c'è la sinodalità, ci aspetta un sinodo continentale, che il Ccee dovrà organizzare. Vediamo che ci sono conferenze episcopali molto grandi e io penso che veramente bisogna avere una piattaforma dove i vescovi possono incontrarsi per parlare tra di loro, per essere aperti a cose nuove, che vengono dai Paesi vicini, perché altrimenti avremmo delle chiese nazionali molto chiuse. Penso invece che il cammino sinodale sia un’opportunità per ritrovarci come sorelle e fratelli in Europa.
Si riesce a guardare con la stessa attenzione ai problemi piccoli, che sono quelli delle persone, dei cittadini e ai problemi grandi, che sono quelli degli Stati?
Noi dobbiamo guardare ad ambedue le realtà. Nella Comece, di cui sono presidente, si guarda al dialogo con le istituzioni dell'Unione Europea e in quella sede si parla di problemi politici e sociali. Nel Ccee c’è uno sguardo più vasto, quello pastorale sull'Europa, su tutti i cittadini dell'Europa e anche di altri Paesi. Questo è necessario.
Con quale spirito si guarda in questo momento di difficoltà anche a quello che avviene fuori dell'Europa?
Con speranza, perché noi conosciamo a Cristo, abbiamo fatto esperienza della del suo agire salvifico per noi stessi e per le nostre società. E penso che noi dobbiamo fare un discernimento per vedere nelle grandi società in Europa e fuori dell’Europa la presenza di Cristo, per riconoscerlo, per orientare verso di lui il nostro cammino.
Quindi, insieme, chiese grandi e piccole all’insegna della ‘Fratelli tutti’ di Papa Francesco?
Si, penso che con la ‘Fratelli tutti’ il Papa ci abbia dato uno strumento che veramente ci serve penso che con la faccia di tutti gli fa faccio uno strumento che veramente ci serve a camminare nell’avvenire.
I diritti umani in Europa
Tra i partecipanti alla plenaria del Ccee anche, monsignor Marco Ganci, osservatore permanente della Santa Sede presso il Consiglio d’Europa, istituzione continentale nata nel 1949 con sede a Strasburgo, a cui aderiscono 47 Paesi, il cui scopo è quello di promuovere la democrazia, i diritti umani, l'identità culturale del continente e la ricerca di soluzioni ai problemi sociali. Datata 4 novembre 1950 la Convenzione sui diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, nata dal Consiglio d’Europa. E’ proprio a tutela della dignità umana e delle prerogative fondamentali della persona – afferma monsignor Ganci, intervistato da Radio Vaticana-Vatican News, che la comunità internazionale deve impegnarsi.
Monsignor Ganci, la situazione dei diritti umani in Europa è un argomento affrontato in questa plenaria?
Si, alla presenza dei rappresentanti delle Chies d’Europa, si è ribadita l'importanza della centralità e del rispetto della dignità di ogni uomo, creato ad immagine e somiglianza di Dio. E anche al Consiglio d'Europa, che appunto è la casa dove si tutelano e promuovono i diritti umani, la Santa Sede afferma sempre che è necessario rispettare il diritto della persona umana, il diritto alla sua dignità, che è uguale per tutti.
Ci sono delle criticità ancora nel continente europeo?
La più grande criticità e rappresentata proprio dal comprendere. Che è davvero l'uomo, perché, in base alla concezione dell'uomo, poi vengono create delle leggi e delle situazioni che proteggono l'uomo in quanto tale. Però, se manca la dimensione trascendentale dell'uomo, c'è il rischio di vedere la persona solo come un oggetto, come solo un corpo senza anima e spirito. L'uomo nella sua integralità, il Santo padre ce lo ricorda sempre, anche nel suo rapporto con l’ambiente, deve essere al centro dell’azione e dell’attenzione della vita della chiesa e della stessa Europa.
Un’emergenza come la pandemia, che stiamo ancora vivendo, sta mettendo in qualche modo in crisi la situazione dei rapporti interpersonali, ma anche tra istituzioni?
Ogni crisi mette sempre a rischio la dignità dell'uomo e la pandemia dimostra ancora di più la fragilità della persona umana. Allora noi siamo chiamati proprio a promuovere e difendere il valore della persona umana con la sua dignità. In particolare in questo momento di crisi è richiesta a noi una solidarietà più grande, più piena, proprio perché possiamo mostrare l'attenzione verso l'altro. Chi ha la possibilità di aiutare l'altro, di operare con misericordia e con carità verso l'altro, insomma essere attento all'altro, può sicuramente aiutare a superare ogni crisi e anche questa della pandemia.
In 50 anni di storia del Ccee si è riusciti a guardare anche al di fuori del Vecchio continente?
Certamente l'Europa deve avere uno sguardo anche verso il resto del mondo e l'Europa che ha una identità cristiana, un'identità solidale e generosa deve ritrovare questa anima, come più volte il Santo Padre ci ricorda: “Europa ritrova te stessa, sii solidale, sii una comunità di uomini e donne generosi verso l'altro”. E questa esortazione ci obbliga in qualche modo non a rinchiuderci in noi stessi, a pensare che L'Europa sia tutto il mondo, ma l'Europa di avere anche uno sguardo verso il resto del mondo e naturalmente la solidarietà si dimostra anche verso le chiese che sono più bisognose. Quindi abbiamo l'obbligo e anche la responsabilità di essere attenti verso gli altri. Il tema scelto dal Ccee CC è proprio questo: …memoria e prospettiva nell'ottica della ‘Fratelli tutti’. Allora, se siamo chiamati a creare questa fraternità a livello globale, è per noi uno stimolo, perché come cristiani dobbiamo portare questo proprium che abbiamo, che è quello di essere portatori di Cristo nel mondo con la nostra identità nel rispetto di tutti, ma creando questa fraternità universale.
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