Cile, i vescovi: la difesa della vita è la difesa di ogni diritto umano
Isabella Piro – Città del Vaticano
Sono stati 75 i voti a favore, 68 quelli contrari e 2 le astensioni con cui il 28 settembre la Camera dei Deputati del Cile ha approvato il progetto di depenalizzazione dell’aborto entro la 14.ma settimana. Ora la proposta normativa dovrà essere vagliata della Commissione per le donne e l’equità di genere e poi passare all’approvazione del Senato. Intanto, il Comitato permanente della Conferenza episcopale nazionale (Cech) ha diffuso una lunga nota in cui riafferma nettamente che "il valore della vita e la dignità della persona umana sono un fondamento essenziale e inalienabile della vita nella società", aggiungendo che "la difesa della vita non nata è intimamente legata alla difesa di ogni diritto umano".
La vita inizia dal concepimento
Ricordando, inoltre, che "il primo dei diritti umani è il diritto alla vita, il quale deve essere rispettato dal concepimento alla morte naturale", i presuli sottolineano che “non uccidere deliberatamente e direttamente un innocente è un assoluto morale il cui riconoscimento e la cui protezione è indispensabile per la vita di una comunità". Al contempo, la Cech riporta dati scientifici, evidenziando come la biologia confermi che la vita umana “inizia dal momento del concepimento”: il nascituro è sì “dipendente dalla madre, ma non è parte del suo corpo – spiegano i vescovi – bensì è un altro essere vivente e pertanto la sua individualità deve essere rispettata”. Di qui, il richiamo al “rispetto incondizionato della vita umana”, il quale “deve guidare qualsiasi considerazione etica, legislativa, umana e sanitaria di fronte alla realtà di una gravidanza indesiderata”.
La cura dei più deboli
Naturalmente, la Chiesa cattolica cilena riconosce l’esistenza di “situazioni umane complesse e talvolta drammatiche che possono derivare da una gravidanza”. Tuttavia, si ribadisce che “niente di tutto questo si risolve con l'eliminazione deliberata di un essere umano indifeso e innocente", perché “una società si misura dalla sua capacità di prendersi cura dei più deboli e della loro dignità, e non cercando di risolvere i problemi con la violenza”. La preoccupazione dei presuli è anche per le possibili derive della proposta normativa in esame: spesso, infatti, “la legislazione pro-aborto inizia come un’eccezione”, ma poi “l’esperienza insegna che si finisce per affermare una sorta di ‘diritto all’aborto’ della donna che ignora l’esistenza e il diritto di un altro essere umano, ovvero del nascituro”. In tal modo, scrive la Cech, “si crea una mentalità contro la vita del bambino, come se fosse un oggetto o un nemico e non un essere umano, un meraviglioso dono di Dio”. Alla luce di tutto questo, i vescovi affermano, citando Papa Francesco, che “se non si tutela la dignità delle persone e se alcune di esse vengono considerate come meno preziose e sacrificabili, allora non c’è futuro né per la fraternità, né per la sopravvivenza dell'umanità".
Infine, i presuli esortano i cattolici ad “agire nella vita pubblica” partendo dalle convinzioni della fede, ovvero dal costante insegnamento della Chiesa sulla “immoralità dell’aborto”, in quanto esso rappresenta “l'eliminazione deliberata di un essere umano innocente”. Il messaggio episcopale si conclude con una preghiera al Signore affinché "illumini le coscienze e i cuori di coloro che devono prendere decisioni a favore del bene comune, in modo da poter difendere i più vulnerabili”.
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