Asia, costituita una nuova Conferenza internazionale con i vescovi di cinque Paesi
Isabella Piro - Città del Vaticano
Un’Assemblea plenaria numero 41, ma contemporaneamente anche una riunione numero zero quella che si è tenuta, il 20 e 21 settembre, a Nur-Sultan, in Kazakistan: i vescovi del Paese, infatti, si sono riuniti per l’ultima volta come Conferenza episcopale locale e al contempo hanno annunciato la costituzione di una Conferenza episcopale internazionale che riunisce non solo la Chiesa kazaka, ma anche quella di Uzbekistan, Kirghizistan, Turkmenistan e Tagikistan. L’istituzione del nuovo organismo, informa una nota, è stata resa possibile grazie ad un decreto dell’8 settembre 2021 emesso dalla Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli. All'Assemblea hanno partecipato anche il nunzio apostolico in Kazakistan, l'arcivescovo Francis Chullikatt. Particolare gioia è stata manifestata a monsignor Yevgeny Zinkovskiy, nominato da Papa Francesco lo scorso 29 giugno vescovo ausiliare della diocesi di Karaganda.
I temi dell'Assemblea plenaria
Durante la Plenaria – prosegue la nota - sono stati discussi alcuni temi rilevanti: il cammino sinodale nelle diocesi locali; il lavoro del Seminario teologico superiore interdiocesano di Karaganda e della Caritas nazionale; i risultati del Servizio di informazione cattolica del Kazakistan, con sede a Nur-Sultan, e quelli del nuovo quotidiano cattolico “Credo”. Ulteriori riflessioni hanno riguardato la traduzione in lingua kazaka delle preghiere del Padre nostro, dell’Ave Maria e del Gloria, che hanno ricevuto l’approvazione, e il processo di beatificazione di Gertrude Detzel, apertosi ad agosto.
Una laica per cui si è aperta la causa di beatificazione
Nata in una famiglia cattolica di coloni tedeschi nella diocesi di Saratov nel 1904 e morta a Karaganda nel 1971, laica, Gertrude attribuiva grande importanza alla proclamazione del Vangelo, nonché al legame personale con Dio, che era il centro della sua vita. Nel 1941, con l’inizio della guerra, la donna fu processata, condannata a 10 anni di lavori forzati e deportata nella città di Pakhta Aral, nel Kazakhstan meridionale, dove raccolse cotone continuando il suo ministero di preghiera e di evangelizzazione. Subì numerosi trasferimenti e condanne. Nel 1956 le permisero di lasciare l’ultimo campo in cui era stata deportata e si trasferì a Karaganda, dove si dedicò totalmente a servire i tanti credenti della zona, fino alla fine dei suoi giorni.
La protezione di San Giuseppe
I vescovi e gli ordinari del Kazakistan, inoltre, hanno affidato solennemente la Chiesa nazionale e tutti i suoi fedeli alla “speciale intercessione di San Giuseppe”: una decisione che rientra nel contesto dell’Anno di San Giuseppe, in corso fino al prossimo 8 dicembre. I presuli hanno anche tracciato un bilancio degli eventi che si sono svolti a Nur-Sultan in occasione del 20.mo anniversario della visita di San Giovanni Paolo II nel Paese: il Pontefice polacco, infatti, si recò in Kazakistan - primo Paese dell'Asia centrale da lui visitato – tra il 22 ed il 25 settembre 2001. “Il Kazakistan è Paese aperto all'incontro e al dialogo”, disse Papa Wojtyła. Un messaggio ben recepito dalla nazione, tanto che due anni dopo, nel 2003, è stato istituito il “Congresso dei leader delle religioni tradizionali e mondiali” che si tiene ogni tre anni ad Astana, capitale kazaka. L’edizione più recente del Congresso, la sesta, si è svolta ad ottobre 2018 sul tema “I leader religiosi per un mondo sicuro” ed ha visto la partecipazione di oltre 80 delegazioni, tra cui quella cattolica, guidata dal cardinale Francesco Coccopalmerio, presidente emerito del Pontificio Consiglio per i Testi legislativi.
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