Carlo Acutis, uno sguardo al futuro e il cuore pieno di Dio
Benedetta Capelli – Città del Vaticano
E’ il giorno di Carlo Acutis, della sua memoria liturgica che cade nella stessa data della sua nascita al cielo e a due giorni dalla beatificazione avvenuta ad Assisi il 10 ottobre 2020. Allora il cardinale Agostino Vallini, legato pontificio per le basiliche di San Francesco e di Santa Maria degli Angeli in Assisi, aveva parlato della “vita luminosa” di Carlo, “tutta donata agli altri come il Pane Eucaristico”. L’Eucaristia, il centro della sua giovane vita di quindicenne, il servizio ai poveri insieme alla passione per il web, tanto che in molti lo considerano il patrono di internet, rendono la storia del beato piena di “cose del mondo” ma con un orizzonte chiaro, quello dell’eternità.
Sorrentino: Carlo messaggero di Dio
Oggi ad Assisi sono diverse le iniziative in programma come la Messa alle 18, presieduta dal vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino, monsignor Domenico Sorrentino. Nell'omelia il presule ha ripercorso la vita del giovane Carlo, definendolo un "messaggero" di bene, un "testimone" di gioia che parla al cuore di tanti giovani perchè capace di riflettere la luce di Dio che conquista. "In questo anno - ha detto monsignor Sorrentino- che ci separa dalla sua beatificazione è certamente aumentato, per così dire, il 'lavoro' di Carlo, e se ne vedono i frutti! Ormai sono tanti, in ogni parte del mondo, che si affidano a lui. Lo chiamano in soccorso, come un intercessore generoso. E sperimentano che non è invano. Spesso arrivano delle risposte che toccano il cuore e talvolta fanno provare la sensazione di una grazia ottenuta, che fa immaginare non lontano il miracolo che servirà per la sua iscrizione nell’albo dei santi". Quindi la preghiera finale: che il suo amore per l'Eucaristia,"direzione di marcia della vita cristiana" e "paradiso sulla terra", conquisti ciascuno di noi, perchè "Gesù ce lo ha detto con chiarezza nel Vangelo 'Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui' (Gv 6,56). Fare di Gesù il nostro Tutto: ecco l’ideale della vita cristiana".
Da novembre a settembre scorso, nel Santuario della Spogliazione, sono stati quasi 117 mila i pellegrini che hanno visitato la tomba del beato Carlo Acutis e oltre 100 i gruppi che hanno chiesto di ascoltare una catechesi sulla vita del giovane.
Un giovane che mette in crisi
Nicola Gori, giornalista dell’Osservatore Romano, è anche il postulatore della causa di canonizzazione. L’incontro con Carlo è stato del tutto fortuito e casuale, nato dalla richiesta di scrivere una sua biografia. In “Un genio dell'informatica in Cielo” c’è il ritratto di una santità quotidiana, di una famigliarità profonda con Gesù e Maria, di una testimonianza che evangelizza.
Un anno fa la beatificazione di Carlo Acutis, a distanza di tempo c’è qualcosa che è cambiato? Che è cresciuto?
La prima cosa che viene in mente, la prima cosa evidente, a un anno dalla beatificazione, è la crescente fama di santità. C’è stata un'esplosione dopo la beatificazione, una richiesta da tutto il mondo per conoscere Carlo. Ci sono arrivate richieste dovunque, dai Paesi anche più sperduti dell’Asia, del Pacifico. E’ incredibile come questo ragazzo sia veramente conosciuto tramite internet, tramite i social network, senza aver fatto alcuna propaganda, alcuna opera di diffusione e ciò meraviglia perché ci sono segnalazioni di grazie molto molto numerose. Ci giungono continuamente notizie anche di presunte guarigioni e quindi stiamo cercando di raccogliere tutto il materiale possibile perché, dopo la beatificazione per arrivare alla canonizzazione, occorre un miracolo riconosciuto dalla Congregazione delle cause dei Santi, un miracolo attribuito all'intercessione di Carlo.
C'è un Paese in particolare, dal quale sono arrivate segnalazioni, che ti ha colpito più di altri?
Molte segnalazioni arrivano dal Sudamerica, dall'Argentina, dal Brasile, moltissime segnalazioni arrivano dal Centro America, dal Messico. È incredibile in Sudamerica, è molto molto conosciuto.
Al web, sul quale è molto conosciuto, Carlo ha dedicato parte della sua giovane vita. Di lui si conoscono anche tante frasi diffuse su internet come “L’Eucarestia è la mia autostrada per il cielo” - queste frasi brevi aiutano, secondo te, a diffondere il suo messaggio o invece limitano la profondità della sua spiritualità?
Penso che le frasi di Carlo aiutino assolutamente a trasmettere il suo messaggio perché ho visto, in molte occasioni, sia gruppi giovanili sia anche pastori, vescovi e sacerdoti che, quando fanno riferimento a Carlo, ricordano queste frasi e sono frasi ad effetto come: “Tutti nascono come originali e muoiono come fotocopie”. Sono parole che rimangono impresse nella mente delle persone, è quello che si portano via dopo un incontro di riflessione e di dibattito e quindi credo che queste frasi semplici, schiette e dirette siano veramente un modo di comunicare il messaggio di Carlo.
L’altro aspetto è comunque la sua profondità spirituale. In Puglia c'è stata una Via Crucis ispirata proprio da Carlo Acutis, è un tratto che, secondo te, si sta approfondendo?
Certo, assolutamente! Carlo aveva molto amore per quelli che una volta erano chiamati “i pii esercizi”, come la Via Crucis oppure la recita del Rosario. Era molto attaccato a questo aspetto della vita cristiana e quindi le persone, le parrocchie, stanno riscoprendo questa parte di Carlo e la stanno traducendo in opere. Infatti prendono ispirazione, per esempio, dalla sua devozione a Maria per organizzare dei rosari, si ispirano alle sue frasi, oppure organizzano degli incontri per aiutare i senzatetto e prendono spunto dal suo esempio. Carlo prendeva la paghetta e la dava per i poveri dell'Opera San Francesco a Milano, la stessa cosa fanno tanti ragazzi che destinano una somma di denaro per i poveri o per accogliere i rifugiati. C'è tutto un crescendo di opere e di attività all'interno delle parrocchie, dei gruppi giovanili che è molto bello perché così continua l'opera di Carlo, qui ancora oggi.
“Un santo della porta accanto”, come diceva Papa Francesco…
Esatto, perché Carlo è ancora presente, nella Chiesa si sente la sua presenza. Molti ci raccontano di averlo sognato, di aver ricevuto dei messaggi che poi sono sempre gli stessi e riguardano l'Eucaristia che va messa al centro della vita. Sembra incredibile, in più parti ci vengono segnalate queste esperienze che non si possono verificare, però il messaggio è sempre quello, quindi continua ancora ad esserci nonostante sia morto già da qualche anno, continua la sua opera, il suo messaggio, la sua missione.
Personalmente cosa ti ha attratto in Carlo Acutis? Cosa ti resta? E cosa ti stimola ancora oggi ad indagare sulla sua vita?
Essenzialmente la semplicità, era un ragazzo solare, schietto così com'era e così come era dentro, ma anche la sua profonda fede. Era un ragazzino che a 15 anni ha avuto una maturità eccezionale nell'esperienza della fede, intensa, ci credeva davvero e sentiva Gesù accanto tutti i giorni. Questo per noi è un invito a riflettere, è un invito anche a riscoprire certi valori che magari la società attuale ha perduto. Sembra proprio che la provvidenza abbia voluto Carlo in questo preciso momento perché c'è un estremo bisogno di un esempio per le nuove generazioni. E’ una figura che affascina, desta simpatia, però se uno lo legge attentamente mette anche in crisi, molto in crisi, quindi Carlo ha molti aspetti da tener presente.
Ultimo aggiornamento ore 20.00 del 12.10.21
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