Dalla millenaria chiesa di St. Moritz un messaggio di modernità
Fausta Speranza - Città del Vaticano
In Germania le celebrazioni del millennio della chiesa di St. Moritz ad Augsburg sono cadute nel 2020 in piena pandemia. La parrocchia dunque torna pienamente al culto dei fedeli solo ora, dopo un impegnativo restauro. Completata nel 1020 è stata per secoli un punto di riferimento importante nella cittadina bavarese fondata con il nome di Augusta dai romani. Oltre a cambiamenti e incendi nei secoli, ha subito devastanti bombardamenti durante la seconda guerra mondiale. In occasione del prezioso millenario anniversario, è stata dunque oggetto di particolari cure.
Un impegnativo restauro
A seguire i lavori è stato lo studio dell’architetto britannico John Pawson, noto per lo stile minimalista. Il risultato sono pareti bianche in una struttura altissima e allungata, con solo alcune preziosità, statue o stele, della struttura precedente incastonate nei muri. Si è voluto 'risintonizzare’ l’architettura esistente attraverso prospettive estetiche, funzionali e liturgiche, mantenendo l’atmosfera sacra sempre al centro del progetto. La costruzione è stata riportata alle sue componenti essenziali. I reperti importanti sono stati puliti e trasferiti, stabilendo campi visivi chiari e diretti e dando ampio spazio alla luce naturale. Ma si avverte anche il piacevole effetto di materiali e metodi di illuminazione moderni.
Il segno dell’accoglienza e il richiamo alla Fratelli tutti
Una grande statua è stata voluta dietro l’altare: è Cristo rappresentato in movimento. Tutto lo spazio volutamente recuperato è per avere al centro di tutto Cristo che viene ad incontrare ognuno a braccia aperte, spiega, don Helmut Hang, alla guida della millenaria chiesa. L’obiettivo del restyling - afferma il parroco di St. Moritz con entusiasmo - è restituire lo spirito dei tempi della costruzione antica suggerendo che Cristo è per il futuro. E nel futuro delle nostre vite - sottolinea don Helmut - deve trovare spazio l’aspirazione mondiale alla fraternità e all’amicizia sociale, contenuta nell’enciclica Fratelli tutti di Papa Francesco, pubblicata a ottobre dell’anno scorso. Chi si avvicina - sottolinea il parroco - deve sentire che come Cristo, c’è una comunità pronta ad accogliere a braccia aperte. La sfida vera – afferma il parroco di St. Moritz - è ristrutturare non solo i muri ma le comunità. Don Helmut ricorda la ferita gravissima e il dolore profondo per gli scandali legati agli abusi per sottolineare che dobbiamo ripartire dalle fondamenta, dalla consapevolezza della presenza di Dio e del fatto che siamo tutti fratelli perché figli di un unico Creatore, bisognosi di prendere coscienza che in un mondo globalizzato e interconnesso ci si può salvare solo insieme. E questo – aggiunge don Helmut – è quanto dobbiamo sentire nel cuore quando nelle chiese entrano credenti o magari non credenti che cercano risposte o silenzi, perché avvertono – dice – quel bisogno di Dio riposto nel cuore di ognuno. O anche quando si incontrano fedeli di altre confessioni religiose. Don Helmut ricorda ancora che Papa Francesco sottolinea che un mondo più giusto si raggiunge promuovendo la pace, che non è soltanto assenza di guerra, ma una vera e propria opera “artigianale” che coinvolge tutti. E che può iniziare – dice il parroco – con il riscoprire Cristo che ci viene incontro a braccia aperte.
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