San Francesco e Papa Francesco, il sogno comune della pace
Marina Tomarro - Città del Vaticano
Una festa di tutti e per tutti. La ricorrenza di San Francesco è una data importante che viene festeggiata non solo dai cristiani: la figura del Poverello di Assisi viene ricordata anche dalle altre religioni. Una data importante quella del 4 ottobre, perché ricorda anche il primo anniversario dalla pubblicazione dell’enciclica “Fratelli tutti”, un testo in cui il Pontefice esorta ad andare oltre le barriere dell’odio e delle differenze per riconoscerci fratelli l’uno dell’altro e costruire insieme un mondo di pace. Lo stesso obiettivo per cui San Francesco affrontò viaggi lunghi e faticosi, come quello del 1219, quando raggiunse in nave Damietta per incontrare il sultano d’Egitto, al-Malik al-Kamil. Un incontro storico, ripercorso anche nella Fratelli tutti, da cui scaturì un dialogo amichevole tra il povero frate giunto da lontano e il potente sultano di fede musulmana. Un confronto che portò la pace, la cui forza che spinge alla fratellanza si percepisce ancora oggi, nei luoghi cari a San Francesco, nella cittadina umbra, dove proprio in questa giornata nel 2013, Papa Francesco si recava per la sua seconda visita in Italia dopo Lampedusa, lanciando un appello di pace per tutto il mondo.
L’amore per la Parola di Dio che tutto guarisce
“Ad Assisi oggi c’è un clima di festa gioiosa - spiega Fra Giulio Cesareo responsabile dell’Ufficio comunicazione del Sacro Convento di Assisi - stanno arrivando tanti pellegrini, in particolare quest’anno è la Sardegna la regione in primo piano, perché offrirà l'olio per la lampada dei Comuni in Italia che arde ogni giorno davanti alla tomba di San Francesco. E quindi c'è tanta gioia ed entusiasmo, ma anche molta prudenza nel rispetto delle norme sanitarie. A questa festa ci siamo preparati con una novena di 9 giorni, durante la quale siamo stati aiutati dalle parrocchie della diocesi, unitesi a noi frati nella preghiera, per riflettere proprio su Francesco come uomo evangelico: in lui vediamo il Vangelo in carne e ossa, perché questa è la cosa più bella di Francesco, il Vangelo concreto che riempie la vita e la trasforma”.
Il Papa è particolarmente legato alla figura di San Francesco, tanto da aver scelto il suo nome come Pontefice. Cosa si coglie in questo legame così speciale?
San Francesco è proprio la "visibilità" del Vangelo, perchè la Parola di Dio non è più un libro, ma è carne, parole, gesti. Mi sembra che anche Papa Francesco scegliendo questo nome stia continuando a percorrere nella Chiesa la via semplice. ma allo stesso tempo esigente del Vangelo. E’ chiaro che il piano pastorale del Santo Padre sia proprio il Vangelo niente di più. In questo tempo in cui tante sicurezze sono crollate, e anche l'immagine della Chiesa ha subito tanti colpi, la nostra rinascita non può che passare dal Vangelo di Gesù, accolto nella sua semplicità perché lo comprendano tutti, ma anche nella sua esigenza che è sempre scomoda - e da lì nascono le fatiche e tensioni ad accogliere il Vangelo e la parola del Santo Padre. Credo che questo collegamento tra San Francesco e Papa Francesco stia proprio in questa adesione semplice ma esigente al Vangelo di Gesù nella vita di ogni giorno.
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Oggi è un anno dalla pubblicazione di Fratelli tutti. Secondo lei, quali sono i frutti di questa enciclica a distanza di un anno?
Questa enciclica ha riportato l'attenzione ancora una volta alla fraternità in una maniera a tutto campo tra uomini e donne, tra credenti e non credenti, all'interno del mondo cristiano, e questo mi sembra molto bello, perché possiamo sperimentare come paradossalmente la religione e la fede, invece di condurre l'uomo a Dio, e quindi trovarci più vicini gli uni agli altri, a volte diventino motivo per contrapposizioni e diffidenze, per vivere le differenze come ostilità. Con questa enciclica, dunque, Papa Francesco ha voluto ancora una volta ribadire, come tante volte nel suo magistero, che Dio desidera per noi tutti sentirci fratelli. E tutto l'impegno di Dio attraverso lo Spirito Santo - che agisce non soltanto nella Chiesa, ma anche oltre i suoi confini, perché lo Spirito soffia dove vuole - è quello che nostro Padre è uno solo nonostante le differenze e che attraverso di Lui abbiamo la pace. Papa Francesco ha detto, anche rispetto alla crisi della pandemia, che il rischio più grande dopo tanto male è quello di sprecarla. Penso che tutti vediamo, come spesso siamo portati a pensare ognuno ai fatti propri, a star bene e a difenderci dagli altri, invece questa enciclica ci richiama nella sua semplicità evangelica a questo cammino verso l'unità. perché è l'unica salvezza su questa terra e in cielo.
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