Vescovi americani: rispettiamo la dignità di chi migra
Isabella Piro – Città del Vaticano
"Esigiamo l'applicazione di politiche migratorie che rispettino la dignità delle persone, il diritto alla protezione internazionale e la non separazione delle famiglie da parte dei governi dell'America Centrale, del Messico e degli Stati Uniti”: è quanto affermano i vescovi americani al termine dell’incontro svoltosi nei giorni scorsi in Honduras. Alla riunione, si legge sul sito web del Celam (Consiglio episcopale latinoamericano), hanno presto parte alcuni presuli statunitensi, un rappresentante della Sezione Migranti e rifugiati del Dicastero della Santa Sede per il Servizio dello sviluppo umano integrale, esponenti delle autorità locali e alcuni laici che operano lungo le frontiere meridionali del Messico e dell’America Centrale.
Serve risposta umanitaria rapida e dignitosa
“La migrazione deve essere un diritto – si sottolinea – e non la conseguenza della pressione esercitata da vari fattori come la povertà e la violenza, che finiscono per trasformarla in un obbligo”. Per questo, i governi della regione vengono sollecitati ad offrire “una risposta umanitaria, rapida e dignitosa all’emergenza migratoria”, evitando di “criminalizzare le popolazioni migranti”. Ribadito, inoltre, da parte dei presuli, l’impegno a sollecitare, in particolare presso le autorità del Messico e degli Stati Uniti, una maggiore attenzione alle cause strutturali della migrazione. "Come Chiesa - affermano i vescovi - ci impegniamo a rafforzare i nostri organismi regionali per accompagnare e assistere i migranti, così da costruire un noi sempre più grande”, come indicato da Papa Francesco nel suo messaggio per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato 2021, celebrata lo scorso 26 settembre.
Minori non accompagnati in aumento tra i migranti
I vescovi mettono anche che a generare la migrazione spesso sono le condizioni di vita dei Paesi di origine dei migranti, stretti tra la violenza endemica, le scarse possibilità economiche, l’insicurezza, la corruzione, l’impunità e la difficoltà di costruire progetti di vita stabili. “La migrazione è una crisi complessa che richiede una risposta immediata e che esige un lavoro articolato da parte degli Stati e della società civile – sottolineano i presuli – Inoltre, a causa della pandemia da Covid-19, della chiusura delle frontiere e dell'effetto di fenomeni naturali come gli uragani, si è aggravata la presenza di popolazioni vulnerabili sulle rotte migratorie, come i minori non accompagnati, le donne incinte e la formazione di gruppi familiari monoparentali”. I governi, quindi, sono esortati ad “affrontare le vere cause del fenomeno migratorio”, preoccupandosi realmente per “le deportazioni di massa” e non trascurando “i protocolli che consentono un rimpatrio dignitoso”.
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