Vescovi argentini ai politici: ascoltare rivendicazioni dei popoli aborigeni
Isabella Piro – Città del Vaticano
Uniscono la loro voce a quella delle popolazioni indigene i vescovi dell’Argentina, sostenendo le legittime rivendicazioni delle comunità native: in una lettera invitata al presidente della Camera dei deputati, Sergio Massa, l’Equipe nazionale per la Pastorale aborigena (Endepa), guidata da monsignor Luis Antonio Scozzina, esprime la sua preoccupazione per “il palese ritardo” con cui i politici hanno approvato la proroga della legge 26.160 (ora 27.400). Tale normativa sancisce il censimento di tutte le comunità indigene del Paese e sospende gli atti amministrativi e giudiziari di esproprio attraverso un rilevamento tecnico, giuridico e catastale delle terre da loro abitate.
I nativi non paghino le inadempienze dello Stato
Essa, inoltre, dichiara “l'emergenza e la necessità”, in termini di possesso e proprietà, delle terre tradizionalmente occupate dalle comunità indigene native del Paese, con status giuridico registrato presso il Registro nazionale loro dedicato. Approvata alla fine del 2006, tuttavia questa legge à stata solo “parzialmente implementata”, scrivono i vescovi nella loro lettera, tanto che “il 58 per cento delle comunità originarie esistenti sul territorio nazionale non sono state ancora censite, in un’Argentina multietnica e multiculturale, come afferma la Costituzione”. Ma questa “inazione dello Stato non deve essere pagata dai popoli indigeni”, sottolinea l’Equipe nazionale, esortando quindi i deputati a prorogare la normativa, prima che decada.
Tutela dei diritti è pilastro della società
“Nelle circostanze attuali – continua la missiva dei presuli – dato che la Camera dei deputati sostiene di 'riconoscere, garantire e difendere i diritti umani' come pilastro della convivenza sociale, senza escludere nessuno, vi invitiamo ad ascoltare la legittima rivendicazione dei popoli nativi, chiedendo la proroga di questa legge”. Già a marzo, al termine della sua XVI Assemblea, l’Endepa si diceva “solidale con l’instancabile resistenza dei popoli indigeni”, perché “la loro lotta in difesa delle risorse naturali è una lotta per la vita che deve riguardare tutti” in nome della salvaguardia del Creato. E l’appello della Chiesa cattolica è stato ascoltato: nelle ultime ore, il governo ha deciso di prorogare la normativa per mezzo di un “Decreto di necessità e urgenza”.
Il sostegno dell’Onu
Sulla vicenda sono intervenute anche le Nazioni Unite: all’inizio di novembre, attraverso il coordinatore residente in Argentina, Roberto Valent, e il rappresentante regionale per il Sud America dell'Alto Commissario Onu per i diritti umani, Jan Jarab, l’organismo internazionale aveva chiesto la proroga della normativa, esprimendo al contempo la sua preoccupazione per gli atteggiamenti discriminatori, razzisti e xenofobi dei quali sono vittime le popolazioni indigene in Argentina, in particolare i Mapuche.
Cosa dice la Costituzione nazionale
Da ricordare che la Costituzione nazionale argentina del 1994 riconosce, all’articolo 75, la preesistenza etnica e culturale dei popoli indigeni e afferma il possesso comunitario e la proprietà delle terre che essi occupano. Il Paese ha anche ratificato diversi strumenti internazionali sui popoli indigeni, come la Convenzione 169 dell'Organizzazione internazionale del lavoro, risalente al 1989, ed ha adottato la Dichiarazione Onu sui diritti dei popoli indigeni del 2007.
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