Comece: paradossale sopprimere la religione dal discorso pubblico
Tiziana Campisi – Città del Vaticano
La Commissione delle conferenze episcopali dell’Unione europea (Comece) ha accolto con favore il ritiro delle linee guida interne della Commissione europea sulla comunicazione, la cui bozza di testo conteneva diverse raccomandazioni terminologiche per il personale su come condurre una comunicazione interna ed esterna più inclusiva. Lo fa sapere un comunicato dell’organismo che rappresenta le Conferenze episcopali dei 27 Stati membri. Il documento invitava a scegliere espressioni neutre, suggeriva, tra l’altro, di non usare l’espressione “Buon Natale” e di sostituirla con “Buone feste” e di utilizzare termini più generici, come “festività” o “vacanze invernali”. “La neutralità non può significare relegare la religione nella sfera privata. Il Natale non fa solamente parte delle tradizioni religiose europee, ma anche della realtà europea - afferma il cardinale Jean-Claude Hollerich, presidente della Comece -. Il rispetto della diversità religiosa non può portare alla conseguenza paradossale di sopprimere l’elemento religioso dal discorso pubblico”. Il presidente della Comece sottolinea inoltre che “se la Chiesa cattolica nell’Ue sostiene pienamente l'uguaglianza e la lotta alle discriminazioni, è altrettanto chiaro che questi due obiettivi non possono portare a distorsioni o all’autocensura”.
Preoccupazione per i danni all’immagine delle istituzioni Ue
Pur rispettando il diritto della Commissione Europea di plasmare la propria comunicazione scritta e verbale apprezzando l'importanza dell'uguaglianza e della non discriminazione, la Comece, precisa il comunicato, “non può evitare di preoccuparsi dell’impressione che un pregiudizio antireligioso abbia caratterizzato alcuni passaggi della bozza” delle linee guida della Commissione europea sulla comunicazione. Il testo, ad esempio, evidenzia la Comece, scoraggiava il personale della Commissione europea “dal fare riferimento nelle proprie comunicazioni alle festività natalizie, a ‘nomi cristiani’ o a nomi derivanti da una religione”. La Comece esprime inoltre la propria preoccupazione “per i danni che questa circostanza può aver causato all’immagine delle istituzioni Ue e al sostegno al progetto europeo negli Stati membri”. “C’è da sperare che una versione rivista del documento tenga conto di queste preoccupazioni” conclude il comunicato della Commissione delle conferenze episcopali dell’Unione europea
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