Medaglia Miracolosa: segno vivo dell’amore di Dio attraverso Maria
Marina Tomarro - Città del Vaticano
Era la notte tra il 18 e il 19 luglio del 1830 quando Caterina Labouré una giovane Figlia della Carità di San Vincenzo de’ Paoli, vide la Santa Vergine per la prima volta. Ancora il 27 novembre dello stesso anno, la giovane Caterina vide nuovamente la Vergine Maria, questa volta con un piccolo globo a rappresentare l’umanità tra le mani.Ne contemplò la bellezza e accolse la missione di far coniare una Medaglia: “Le persone che la porteranno riceveranno grandi grazie!” le promise la Madonna. E da allora nel mondo sono milioni gli uomini e le donne che portano con devozione quella medaglia miracolosa.
La forza di un amore che non abbandona
“Il segno concreto della Festa della Medaglia Miracolosa – spiega Padre Valerio Di Trapani, Superiore del Collegio Apostolico Leoniano a Roma e assistente nazionale dei Gruppi di volontariato vincenziano – è voler credere tangibilmente nella potenza di Dio. Mi viene in mente un episodio, che mi è successo qualche tempo fa durante un viaggio in Albania subito dopo la caduta del regime. Incontrai una donna che mi mostrò una medaglietta che aveva avuto al collo per cinquant’anni. Ormai l’effige della Madonna non si distingueva più, ma lei mi diceva: io ho sempre tenuto stretto questa medaglia nelle mani nei momenti peggiori e il Signore non mi ha mai abbandonata. E questo è il segno più bello, cioè quello di credere in un Dio che ci ama e che si è fatto prossimo nei nostri bisogni. Questo è il significato più grande della Medaglia Miracolosa”.
La grazia del perdono attraverso la Madre
E dall’anno scorso, in occasione del 190° anniversario delle apparizioni a Santa Caterina Labouré, i Missionari Vincenziani d’Italia in collaborazione con la Famiglia Vincenziana, hanno promosso un pellegrinaggio dell’effige della Madonna della Medaglia Miracolosa in tutte le diocesi Italiane, partito l’11 novembre dell’anno scorso proprio dal Vaticano dopo aver ricevuto la benedizione di Papa Francesco. “Questo è stato un anno di grazia particolare – continua padre Valerio – sia per noi che abbiamo accompagnato la statua della Madonna Pellegrina, sia per i tantissimi fedeli che sono venuti a venerarla. Noi abbiamo iniziato quando eravamo ancora in pieno lockdown e non c’era molta libertà di movimento, eppure le chiese erano sempre piene, pur rispettando le regole di distanziamento naturalmente, e la gente aspettava con gioia l’arrivo della Madonna. Io credo che la grazia più grande siano state le tante richieste di confessione e riconciliazione che abbiamo ricevuto. C’era gente che non si accostava alla confessione anche da un anno e la loro gioia di ritrovare il perdono di Dio era indescrivibile” .
Una Chiesa in uscita con Maria Pellegrina
L’effige della Madonna ha raggiunto anche quei luoghi dove sono gli ultimi e i più sofferenti, come gli ospedali e le carceri. “L’accoglienza che abbiamo avuto in questi posti è qualcosa che difficilmente potremo dimenticare,racconta padre Di Trapani: penso al carcere di Caltanissetta, o a quello di Paola in provincia di Cosenza e alla gioia con cui è stata accolta la Madonna.Oppure negli ospedali con gli operatori sanitari e i pazienti. La Vergine rappresenta la Madre del Salvatore e loro sentivano che la Salvezza visitava le loro case e le loro storie. Per me tutto ciò vuol dire essere Chiesa in uscita, così come chiede Papa Francesco. Cioè diventare annunciatori di un Dio che trasforma le nostre vite e le nostre storie, come è accaduto a Maria! La Chiesa in uscita è quella che rende vivo il messaggio del Vangelo, e questa esperienza vissuta con la Madonna Pellegrina, ci ha aiutato a raccontare il mistero di Dio a tutti iniziando proprio da chi era più distante dalla fede”.
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