Caritas Internationalis: in Asia la solidarietà, prima forma di dialogo
Michele Raviart - Città del Vaticano
Il Myanmar lacerato dal colpo di Stato militare, l’Indonesia che fronteggia le conseguenze dall’eruzione del vulcano Semeru e il Pakistan con le sue difficoltà nell’accogliere i profughi afghani dopo il ritorno dei talebani. Sono in questi Paesi al momento alcune delle criticità più gravi in Asia, il continente a cui è dedicato l’ultimo dei sette webinar organizzati per celebrare i 70 anni di Caritas Internationalis. Solidarietà a queste nazioni è stata espressa dal segretario generale dell’organizzazione Aloysius John, che ha ricordato il contributo e l’impegno per gli ultimi delle 25 Caritas locali riunite dal 1999 in Caritas Asia. Nate principalmente per affrontare i grandi disastri naturali che regolarmente colpiscono il continente, le Caritas asiatiche operano in un contesto ampiamente diversificato, per condizioni economiche, sociali e religiose e in cui si ha testimonianza “dell’amore e della preoccupazione della Chiesa per i poveri senza distinzione di religione o casta”.
Un faro di amore, speranza e pace
Luoghi in cui il lavoro di Caritas ha dimostrato come la carità possa essere la base per il dialogo e “un faro di amore, speranza, gioia e pace”, come lo ha definito Benedict Alo D'Rozario, presidente di Caritas Asia. La pandemia di Covid-19, ha ribadito, ha aumentato la vulnerabilità di chi era già vulnerabile e reso i poveri ancora più poveri, ma ha anche dato vita a nuove opportunità di solidarietà e nuove occasioni per “servire l’umanità”. Sfide, ha sottolineato inoltre Zar Gomez, coordinatore regionale di Caritas Asia, che “rafforzano il nostro accompagnamento alle comunità e alle società asiatiche verso uno sviluppo umano olistico”.
L'aiuto ai ragazzi in Kirghizistan
Tra i progetti presentati dai relatori, in rappresentanza delle varie subregioni del continente, particolare rilevanza è stata data a quello promosso da Caritas Kirghizistan, che riguarda la formazione di 250 studenti nella capitale Bishkek e a Suzak. I ragazzi saranno seguiti gratuitamente per tre anni, con lezioni di kirghizo, russo e soprattutto matematica, chimica e biologia, materie tecnico-scientifiche in cui il sistema scolastico del Paese è più carente. Nelle repubbliche post-sovietiche dell’Asia centrale, inoltre, la pandemia ha avuto un impatto devastante su economie già estremamente fragili e a farne le spese è soprattutto il sistema scolastico nazionale, particolarmente debole nelle zone rurali.
Il sostegno ai lavoratori migranti
In Asia centrale, ha ricordato poi Sher Abdugapirov, di Caritas Kazakhstan, sebbene i cristiani siano una piccola minoranza, si lavora molto, in particolare per il reintegro sociale di chi è ritornato dall’estero. Per l’Asia orientale Paul Pun, segretario generale di Caritas Macao, ha sottolineato l’impegno in Giappone nell’aiuto alle vittime del grande terremoto del 2011 e i progetti di integrazione dei lavoratori migranti a Macao, Hong Kong e Taiwan.
Lotta alle alluvioni e aiuto ai Rohingya
Nel subcontinente indiano, Mahendra Gunathilike, direttore esecutivo di Caritas Sri Lanka, ha illustrato l’impegno nella riconciliazione con i Tamil dopo trent’anni di guerra. In Pakistan si è sottolineato il recupero della zona alluvionata di Nagarparkar, nel sud del Paese e l’aiuto all’accoglienza dei profughi Afghani, oltre all’aiuto ai 300 mila Rohingya provenienti dal Myanmar e che si trovano nel campo profughi di Cox’s Bazar in Bangladesh, colpito da incendi e alluvioni. In conclusione Cristine Wong, direttore esecutivo di Caritas Singapore ha presentato i progetti di sostegno alle persone più vulnerabili alla pandemia nella città, con aiuti agli anziani, programmi si sostegno alla salute fisica e mentale e di protezione alla donne vittime di violenza.
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