Gino Pistoni e l’offerta di vita a Gesù
Benedetta Capelli – Città del Vaticano
Francesco cita il beato Carlo Acutis, che del web fece la sua casa, e Gino Pistoni, giovane dell’Azione Cattolica, la cui causa di beatificazione è in corso. Nell’udienza ai ragazzi di ACR, propone questi due giovani che in età diverse e in contesti differenti, hanno avuto la stessa intuizione: l’amore per gli altri è riflesso dell'amore per Dio. Di Carlo Acutis si conosce molto, merito di internet e di un interesse grande per questo ragazzo speciale, un vero “millennial”; di Gino Pistoni invece si sa meno ma la sua esistenza breve è ricca di semina. Il Papa parla di lui e della sua offerta della vita con il sangue, invita i ragazzi a guardare a Gino e ad “esprimersi con tutto” quello che si ha.
Offro la mia vita
E’ nel sangue che termina la vita di questo giovane, ucciso da una scheggia di mortaio che gli recide l'arteria femorale, il 25 luglio 1944 durante un attacco delle SS tedesche. E’ con il sangue che scrive sulla tela del suo tascapane: "Offro la mia vita per l'Azione Cattolica e per l'Italia, W Cristo Re". Gino ha 20 anni quando muore, il suo corpo verrà trovato giorni dopo sulle montagne di Trovinasse, nella zona del Mombarone. Su quella terra brulla, in quell’ultimo anelito di vita, Gino salva un suo “nemico”: mentre soccorre un soldato tedesco ferito viene colpito a morte.
Partigiano disarmato
Finisce così la sua avventura terrena, segnata dall’entusiasmo, dallo sport visto come “un mezzo di elevazione dello spirito”, dicevano i suoi amici. Gino Pistoni nasce ad Ivrea il 25 febbraio 1924, da due piccoli commercianti. Studia prima dalle Suore dell’Immacolata di Ivrea, poi dai Salesiani di Cuorgnè, infine al “Collegio San Giuseppe" di Torino, retto dai Fratelli delle Scuole Cristiane. La sua vita cambia a 18 anni quando entra nell’Azione Cattolica, impegnandosi come animatore dei centri giovanili, dedicandosi ad un apostolato che nasce da un forte spirito di preghiera, incentrato sull'Eucaristia e sulla devozione alla Madonna. Durante la Seconda guerra mondiale, entra in una formazione partigiana per la difesa dei diritti delle popolazioni occupate. Un’unica condizione: non dover mai imbracciare un fucile perché come cristiano non accetta la violenza. E’ un partigiano disarmato sulle montagne delle Alpi Pennine quando incontra la morte per salvare una vita.
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