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Marcelo Rebelo de Sousa, presidente del Portogallo, ha anticipato le elezioni legislative al 30 gennaio 2022 Marcelo Rebelo de Sousa, presidente del Portogallo, ha anticipato le elezioni legislative al 30 gennaio 2022 

Portogallo verso il voto: la Chiesa chiede una "politica sana" aperta al dialogo

La Commissione Giustizia e Pace dell’episcopato portoghese, in una nota dal titolo "Una pace duratura", rilancia appelli e temi del Messaggio del Papa per la Giornata Mondiale della Pace 2022, in vista delle elezioni legislative che si terranno il prossimo 30 gennaio. C'è bisogno, si legge di una politica non "in balia di interessi poco nobili", ma che sia "generoso servizio" per garantire a tutti i diritti fondamentali

Anna Poce – Città del Vaticano  

"Un mese prima delle elezioni per l'Assemblea della Repubblica, il dialogo potrebbe essere un passo importante per discutere idee, progetti e proposte senza mettere in discussione le persone". Lo afferma la Commissione Nazionale Giustizia e Pace della Conferenza episcopale portoghese, in una nota, diffusa sulla sua pagina web, dal titolo "Una pace duratura", in vista delle elezioni legislative anticipate al prossimo gennaio dal presidente Marcelo Rebelo de Sousa, dopo la bocciatura della legge di bilancio per il 2022.

Serve una "politica sana", che cerchi "progetti sostenibili"

I vescovi portoghesi, prendendo le mosse dal messaggio del Papa per la Giornata mondiale della Pace del 1° gennaio 2022, ribadiscono gli appelli del Pontefice e sottolineano l’urgente bisogno di una "politica sana, che non si accontenti di amministrare ciò che ci circonda usando ‘toppe o soluzioni rapide', ma che si presti, come forma eminente di amore per l'altro, alla ricerca di progetti condivisi e sostenibili". La Commissione sottolinea che “il ruolo della politica non può essere relegato a una realtà in balia di interessi poco nobili, ma deve essere un vero e generoso servizio capace di garantire a tutti i diritti fondamentali”.  

Il dialogo tra le generazioni, l'educazione e il lavoro

Per la costruzione di una pace duratura, il Pontefice propone tre vie: il dialogo tra le generazioni, l'educazione e il lavoro. E l’organismo dei vescovi portoghesi invita a prendere in considerazione immediatamente la prima via, un "dialogo serio tra le generazioni”, per affrontare le sfide della mancanza di prospettive di lavoro decenti, della costante minaccia rappresentata dalla disoccupazione, di città che spingono le persone verso le periferie, del marcato invecchiamento della popolazione e del davvero basso numero di nascite “come se fossimo in uno stato di guerra". Invita inoltre, nell’ambito di questo dialogo, pur nel desiderio di valorizzare i giovani, a non dimenticare  le proprie radici, “lasciando che gli anziani si sentano inutili, un peso sociale, e aprano la strada al suicidio e all’eutanasia”.

Un lavoro che sia "equamente remunerato"

Dinanzi all'attuale crisi etica e socio-ambientale, la nota sottolinea inoltre l’urgenza di un cambio di direzione, per trovare risposte concrete attraverso il dialogo nel mondo del lavoro e in quello dell'educazione. "Non basta avere un lavoro – si legge - perché esiste un gruppo significativo di poveri che lavorano". Pertanto, "il lavoro deve essere equamente remunerato - precisa la Commissione - e non dipendere da stratagemmi legali che lo rendono precario".

Protezione del welfare anche per i lavoratori migranti

A questo proposito, la nota ricorda la manodopera migrante, quasi sempre a basso costo, che vive spesso in condizioni molto precarie ed esposta a varie forme di schiavitù, senza un sistema di welfare che la protegga. È urgente, dunque, che anche i lavoratori e i datori di lavoro cattolici si impegnino in un vero dialogo, attingendo alle fonti della Dottrina sociale della Chiesa, consapevoli  - si osserva - che l'ascolto reciproco può e deve dare frutti che sono una generosa ricchezza per il bene comune.

L'educazione da sostenere: è il "motore della pace"

Il comunicato, affrontando infine la questione dell'educazione, sottolinea come questo settore sia stato "vittima della crisi economica, finanziaria, sociale e culturale", e lamenta il fatto che "l’educazione sia ancora vista come una spesa e non come un investimento", quando essa invece – come osservato dal Papa - è “motore della pace", perché "fattore di libertà, responsabilità e sviluppo". È anche grazie a lei infatti che possiamo “guardare con consapevolezza e responsabilità – conclude la nota - alle sfide del cambiamento climatico, dell'intelligenza artificiale, dell'iperdipendenza dalla tecnologia che sta scivolando nel patologico, delle scuole multiculturali, multietniche e multireligiose...” e soprattutto gettare “le basi per una società coesa e civile capace di generare speranza, ricchezza e progresso".

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31 dicembre 2021, 13:56