Myanmar, il doloroso Natale del silenzio
Federico Piana - Città del Vaticano
"Re delle genti - ha detto Francesco nel Messaggio Urbi et Orbi di questo Natale - aiuta le autorità politiche a pacificare le società sconvolte da tensioni e contrasti. Sostieni il popolo del Myanmar, dove intolleranza e violenza colpiscono non di rado anche la comunità cristiana e i luoghi di culto, e oscurano il volto pacifico di quella popolazione". Questa regione del mondo è nei pensieri del Papa che l'ha visitata nel 2017. “Molti miei connazionali, il Natale lo celebreranno nella giungla”, lamenta padre Henry Naung, con voce pacata ma carica di preoccupazione. Ogni mattina si sveglia presto e la prima cosa che fa è un gesto ormai diventato ossessivo: accende il cellulare e va a caccia, disperatamente, di notizie sulla situazione in Myanmar. Poi cerca di mettersi in contatto con i suoi familiari, i suoi amici, i sacerdoti della sua diocesi, per sapere come stanno, se qualcuno manca all’appello. “Cerco di capire –dice - se sono ancora vivi, se le loro case sono ancora in piedi o se sono state bruciate”.
Villaggi e chiese come obiettivi
Nella nazione asiatica che ha dato i natali a padre Henry Naung, membro della congregazione dei Missionari della Fede ora in Italia per motivi di studio, gli atti di guerriglia, gli omicidi, gli assassini di massa sono all’ordine del giorno. E non risparmiano neanche le parrocchie: “Nella mia diocesi di Loikaw molte chiese sono state colpite, alcune completamente distrutte e i cristiani sono fuggiti” rivela il religioso.
La grande fuga
Non è facile ricevere testimonianze dirette dal Myanmar. Le linee telefoniche sono precarie, i collegamenti ad internet spesso si interrompono. E poi c’è la paura di rappresaglie. Padre Naung è riuscito a farsi raccontare che in molti hanno abbandonato le città: “Sono scappati nella foresta e per queste persone, a Natale, non ci sarà la possibilità di andare in chiesa. Stanno pregando, e dovranno pregare, nella giungla”. Tra questi sfollati interni ci sono anche alcuni suoi familiari che ormai da “dieci mesi non possono incontrarsi con i parenti che sono rimasti nei villaggi. È una sofferenza indescrivibile”.
Lacrime di solidarietà
Dolore e pianto, a Natale, si mescoleranno con il silenzio: quello chiesto dai vescovi del Paese ai fedeli di tutte le diocesi. Niente manifestazioni di carattere sociale, niente feste di strada, niente serate canore. Ma anche niente regali, anche se poveri e di poco conto. Alla base di una scelta così forte c’è la Lettera ai Romani nella quale San Paolo afferma “rallegratevi con chi è felice e piangete con chi è nel pianto” (Rm12,15). “Poiché - affermano i presuli - in Myanmar oggi molte persone piangono lacrime amare, saremo in solidarietà anche con loro”.
Natale nel cuore
“Il Natale, però, trionferà nei cuori con la preghiera, l’adorazione, la solidarietà e la compassione” aggiunge padre Naung il quale spiega anche che i fedeli, durante l’Avvento, “hanno fatto l’adorazione eucaristica di ventiquattr’ore senza mai stancarsi”. In molti, la sera della vigilia, rinunceranno al cenone e destineranno i soldi risparmiati a coloro i quali sono fuggiti nella giungla per salvare la propria vita. Il cuore del Natale, in fondo, è questo: amore vero e carità senza confini.
ultimo aggiornamento ore 12.38
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